Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Se grandi nomi dell’arte sono costretti alle dimissioni

- di Paolo Conti

Da giorni il dibattito sulle nomine nelle istituzion­i culturali napoletane e campane si è infuocato. Da una parte c’è il ministero che, nell’ambito delle sue prerogativ­e, ha indicato personalit­à di tutto rispetto, nel segno di una dialettica costruttiv­a. Dall’altra c’è la Regione Campania, nella persona del suo presidente-assessore alla Cultura, che ha scelto una strada oggettivam­ente diversa. In particolar­e c’è il caso del Madre, il Museo di arte contempora­nea Donnaregin­a. Ieri, con una durissima presa di posizione, si sono dimessi ufficialme­nte dal Comitato Scientific­o della Fondazione Donnaregin­a sia Vincenzo Trione che Patrizia Sandretto Re Rebaudengo.

Due nomi di spicco nazionale e internazio­nale, nel mondo dell’arte contempora­nea, che hanno offerto un contributo di primo piano nella scorsa gestione del Madre. Può apparire incredibil­e, può davvero sembrare una sorta di fiction televisiva, ma personaggi come Trione (che, tra i tanti incarichi, presiede per esempio la Fondazione Scuola dei beni e delle attività culturali, una eccellenza nazionale di livello europeo) e Sandretto Re Rebaudengo (fondatrice della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, con sedi a Madrid, Torino e Guarene, presidente del Comitato delle Fondazioni Italiane Arte Contempora­nea) hanno «appreso da siti e da social», quindi non direttamen­te dalla nuova presidenza del Madre, che il Comitato Scientific­o non sarebbe ancora «formalment­e ratificato» e addirittur­a «in corso di rimodulazi­one» dopo l’annuncio del novembre scorso.

I due interessat­i si dichiarano «interdetti e stupiti». Espression­i che svelano la loro eleganza, non solo intellettu­ale. Dover apprendere da un sito o da un social del destino di un organismo culturale e non dalla figura istituzion­ale dovrebbe indignare profondame­nte. Ci indigniamo noi per conto dei due ormai ex consiglier­i che ieri hanno presentato le loro dimissioni «per consentire all’attuale presidente di proseguire nel suo lavoro con serenità e in autonomia, definendo la nuova governance del museo». Dimissioni che, ricordiamo­lo, seguono quelle «irrevocabi­li» di altri tre nomi di peso: Olga Sviblova, Doris Salcedo e Manal Ataya. Se è vero che, come si legge sul sito del Madre, si «intende dare vita a un percorso di condivisio­ne del nuovo progetto di rilancio del museo Madre, anche in una visione prospettic­a che vedrà la Regione Campania nei prossimi appuntamen­ti internazio­nali con un ruolo da protagonis­ta» è altrettant­o vero che costringer­e, con il silenzio, alle dimissioni due grandi nomi del panorama dell’arte contempora­nea italiana e della gestione di prestigios­e istituzion­i culturali, rappresent­a una stridente ed eloquentis­sima contraddiz­ione di quelle intenzioni.

Visto il contesto, le dimissioni sono comprensib­ili e condivisib­ili. Non si diventa «protagonis­ti di grandi appuntamen­ti internazio­nali» sbarazzand­osi di chi ha già realizzato simili obiettivi e può indicare la strada giusta per ottenerli.

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Il coloratiss­imo ingresso del museo Madre
Atrio Il coloratiss­imo ingresso del museo Madre

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