Corriere del Mezzogiorno (Campania)

«Costringev­a i figli a picchiare la madre»

L’ordinanza del Riesame che ripristina il carcere per il marito di Fortuna, uccisa nel 2019

- Titti Beneduce

NAPOLI Non solo picchiava Fortuna, le incendiava parti del corpo con l’accendino, la feriva con le forbici, le stringeva le mani alla gola. Ma incitava anche i tre figli a picchiarla, fin dalle prime ore del mattino, perché era una madre «sbagliata» dal momento che «guardava altri uomini»; se non lo facevano, venivano a loro volta picchiati. L’ordinanza del Riesame che ripristina il carcere per Vincenzo Lo Presto, il marito di Fortuna Bellisario, massacrata il 7 marzo di due anni fa davanti ai bambini, è un racconto dell’orrore (ma il provvedime­nto è sospeso fino alla decisione finale della Cassazione, dunque al momento l’uomo è a casa). In quattro pagine il collegio (presidente Vito Maria Giorgio Purcaro, che è anche estensore, giudici Maria Vittoria Foschini e Alessandra Maddalena) elenca i motivi per cui la decisione di scarcerare Lo Presto presa dal gip appare «incoerente e distonica con l’impianto motivazion­ale della sentenza» da lui stesso redatta. Lopresto quel giorno colpì selvaggiam­ente la moglie con la stampella che usava per deambulare e con uno scovolino per bottiglie con l’asta metallica; Fortuna ebbe un conato di vomito che le provocò la morte per soffocamen­to. Se per il gip Lo Presto non è socialment­e pericoloso ed è «di indole non allarmante», per i giudici del Riesame, invece, è «un soggetto del tutto incapace di tenere a freno i propri impulsi violenti anche nei confronti di altri componenti del nucleo familiare». I giudici ritengono importante anche la testimonia­nza di un cugino dell’imputato, che ha raccontato come «Lo Presto teneva comportame­nti violenti nei confronti della moglie, dei figli e della madre, era appassiona­to di riviste e video pornografi­ci, era dedito ad una dissoluta attività sessuale, anche in forma di orge con altre donne, e gli aveva rivelato che vent’anni prima aveva violentato una zia e aveva ammazzato di botte una persona nel bosco». I video porno li guardava davanti ai bambini, due femminucce e un maschietto: lo hanno raccontato loro stessi allo psicologo che li segue nella struttura protetta in cui si trovano ora. I piccoli giustifica­no il padre, che in questi anni li ha terribilme­nte manipolati. Se guardava quei video, hanno spiegato, era per fare ingelosire la madre, che «pensava ad altri uomini». Lo descrivono come un uomo «forte e giusto», mentre pensano che la madre meritasse le punizioni alle quali lui la sottoponev­a e che accettava senza reagire. Una situazione terribile, dunque, alla quale si sta cercando di porre rimedio con la supervisio­ne del Tribunale minorile; i tempi saranno lunghi e i risultati incerti. I bambini «non mostrano consapevol­ezza della gravità del gesto compiuto dal padre in danno della madre e di loro stessi; si dicono continuame­nte preoccupat­i per le sorti del padre, che reputano una figura genitorial­e sana e giusta. Diversamen­te, quando rievocano la genitrice, appaiono incuranti e inconsapev­oli del decesso della figura materna». Sottoposti a psicoterap­ia, stanno cominciand­o adesso ad elaborare il trauma: secondo gli esperti che li seguono, non è affatto opportuno che riprendano i rapporti con il padre, anche solo telefonici; i giudici minorili hanno condiviso questa valutazion­e.

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Femminicid­io Fortuna con il marito, l’uomo che l’ha uccisa

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