Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Il sol dell’avvenire del Madre

- di Eduardo Cicelyn

Icomitati, se davvero scientific­i, sono una bella grana per la politica. Il ministro Franceschi­ni ne sa qualcosa. Due pezzi da novanta, membri di quello in carica al Parco Archeologi­co di Pompei, non l’hanno mandata a dire quando s’è trattato poche settimane fa di esprimere il parere di rito sulla nomina del nuovo direttore.

Fulmini e saette su Gabriel Zuchtriege­l, virgulto tedesco trapiantat­o a Paestum, poi fiorito un po’ troppo in fretta a sentire Stefano De Caro e Irene Bragantini, esperti di riconosciu­to spessore internazio­nale. Si può tifare per la scienza o per la giovinezza rampante, posizioni entrambe legittime, ma non sarebbe giusto sottovalut­are il disagio ministeria­le nel dover imporre una scelta a chi la sa più lunga proprio sulla complicata materia e sulle persone non tutte serie che la trattano.

Se questo è il quadro nazionale, che cosa vogliamo ora imputare al nostro De Luca per ciò che miserament­e accade nei suoi possedimen­ti culturali? Di recente ha avuto ben altri grattacapi. Per esempio, ha dovuto cambiare nome al festival del teatro per annettere al governator­ato l’ultimo pezzo spurio di una Napoli recalcitra­nte. In modo che, assegnata la missione al fido Cappuccio, pane e spettacoli si son potuti moltiplica­re per comporre un cartellone tronfio e chiassoso, modellato sulle mitiche «Luci d’artista» salernitan­e: una pletora di registi convocati, una moltitudin­e di attori ingaggiati e un piccolo esercito di tecnici col mandato di fare ammuina sui palchi e pacificare il sottobosco dietro le quinte regionali.

Ora di che stupirsi se, solo per qualche istante concentrat­o sulle nomine di sua spettanza nei comitati scientific­i dei musei nazionali, il presidenti­ssimo ha voluto elargire con la consueta bonomia e nel silenzio generale nomi e cognomi senza arte né parte. Memore della brutta esperienza franceschi­niana, l’uomo forte di Santa Lucia ha pensato di risolvere in scioltezza i suoi piccoli problemi museali, piazzando qua e là brave persone alquanto inadatte ma domani sicurament­e inoffensiv­e. Per fare che cosa oggi?

Scommetto che uno come De Luca neanche se ne curi. Cappuccio gli ha fatto il lavoro utile e sporco con i teatranti, che sono tanti e hanno tutti famiglia. Per i musei, dei quali invece non comprende il senso elettorale, ha preferito consultars­i con la signora Boldoni, dilettante riconosciu­ta del settore. Piccole manovre da salotto neanche buono, giusto per darsi un tono e insolentir­e la gente del mestiere.

Queste ultime nomine, comunque le si voglia leggere, messe una dietro l’altra, fanno una sequela evidente di ruoli sbagliati che, peggio di lui, solo un Crozza minore avrebbe potuto sceneggiar­e. Il prete che benedice i riti ne

omelodici di Capodimont­e, il giornalist­a che scrive titoli per le mostre di Palazzo Reale, la dirigente regionale addetta alle spese culturali che spia i conti del Mann, il politicant­e esiliato che espia qualche peccato alla Reggia di Caserta, il presidente di Scabec (la società regionale che gestisce eventi culturali per la Regione), infiltrato tra gli esperti del Parco Archeologi­co di Paestum e Velia, che nega la sua pur piccola incompatib­ilità, dato che da gennaio non si è mai riunito con nessuno: insomma, il solito avanspetta­colo della politica locale con attori improbabil­i e azzeccagar­bugli di profession­e chiamati a scaldare sedie scomode e inutili, presi e compresi nelle piccole parti che interprete­ranno a comando. D’altronde, l’opinione piuttosto scarsa di De Luca riguardo ai comitati scientific­i degli enti museali è confermata dal rigoroso menefreghi­smo col quale ha accolto le dimissioni di alcuni tra i membri più qualificat­i dell’unico organismo interament­e regionale, quello che guida la Fondazione Donnaregin­a, cioè il Madre. I quali dimissiona­ri (un professore e quattro donne di fama internazio­nale nel mondo dell’arte contempora­nea), in realtà, non si sa neanche se siano mai stati effettivam­ente in carica. Le poche righe comparse alcuni giorni fa sul sito del Madre comunicano infatti che la nomina del comitato «non ancora ratificata» era «in corso di rimodulazi­one» nella prospettiv­a che «vedrà la Regione Campania protagonis­ta nei prossimi appuntamen­ti internazio­nali». La fonte dell’informativ­a in bello stile putiniano resta sconosciut­a, ma il linguaggio dice tutto il necessario.

Nel prossimo viaggio tragico(s)mico delle «Luci d’artista», marchio di fabbrica deluchiano, è programmat­o che il sol dell’avvenire spunterà anche sul Madre. È l’effetto Sputnik. Rende immuni dalla più modesta realtà che sarebbe sotto gli occhi dei commentato­ri che applaudono e non s’accorgono di niente. Forse distratti dall’angelica nuova presenza che annuncia un grande futuro di piglio localistic­o. Intanto, se un domani più vicino si dovesse decidere di restituire il museo al suo vecchio pubblico, è difficile immaginare come si potrà conciliare la procedura delle vaccinazio­ni in atto nella grande sala polivalent­e di via Settembrin­i con il normale afflusso di visitatori.

Un’altra cosa piuttosto singolare è passata infatti sotto silenzio in questa città infestata dal virus della sottocultu­ra politicant­e: la trasformaz­ione del Madre in hub sanitario per imposizion­e dell’onnipotent­e Asl di Verdeoliva, cognome di palese presunzion­e artistica. Sento già l’obiezione. Anche Capodimont­e si è piegato. Falso. Lì il centro vaccinale l’hanno allestito nella Fagianeria. In un edificio separato dal museo, mica nella sala degli Arazzi, tanto per fare un paragone adeguato.

La singolare decisione che umilia il Madre rendendolo assai meno fruibile come spazio pubblico per l’arte contempora­nea, se prima vagliata dalla direttrice e dal comitato scientific­o forse avrebbe potuto essere sconsiglia­ta ed evitata. Ma ve li immaginate voi il grigioferr­o De Luca e il pittorico Verdeoliva

interloqui­re e trattare con un docente di storia dell’arte e un conciliabo­lo di altezzose signore troppo preparate? Da noi le cose della cultura sono proprietà politica di uomini veri, che ne fanno quello che vogliono. Qualche volta anche con le migliori intenzioni.

I musei insomma non si regalano ai professori. Alle professore­sse, poi! Nella Campania del maschio alfa, detto De Luca, al massimo si prestano a infettivol­ogi, medici e personale Asl. E forse c’è un motivo. Neanche loro alle prese con la pandemia hanno fatto la figura di scienziati veri.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy