Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Enzo d’Errico DOVREMMO VACCINARCI ANCHE CONTRO L’EGOISMO
Caro direttore, questa corsa ai vaccini in alcuni passaggi mi sembra una lotta fra poveri: prima gli anziani, no prima gli operatori economici, no prima i care giver, anzi prime le isole o le cassiere dei supermercati... Un carosello nel quale la Campania si distingue sempre per posizioni diverse, che contribuiscono solo a confondere le idee. Sono stato convocato, in quanto care giver, per il vaccino. Mia moglie, che è disabile, non ancora. Le sembra giusto?
Caro signor Lieto, urtroppo in questa campagna vaccinale l’Italia ha mostrato tutto il suo deficit organizzativo. E la Campania, per certi versi, non è stata da meno. Diamo il meglio di noi nell’improvvisazione ma se
Psi tratta di scrivere una partitura andiamo puntualmente in tilt. Non a caso, siamo stati i più bravi quando siamo cascati per primi, d’improvviso, nella pandemia e tra i peggiori appena siamo stati costretti a rispettare delle linee guida. Tuttavia non è questo l’aspetto maggiormente desolante. Mi inquieta molto di più il riemergere prepotente del «particulare», la smania di mettere in salvo se stessi calpestando gli altri, il ricorso sfrenato alle corporazioni, quasi che appartenere a un ordine professionale o a un ceto privilegiato ti autorizzi a saltare la fila dove sostano i più deboli. Diciamo la verità, nella nostra regione la somministrazione di Pfizer, AstraZeneca e Moderna sta funzionando abbastanza bene: non saremo all’avanguardia in Europa, come farnetica il presidente De Luca (che è stato, guarda caso, uno dei primi a vaccinarsi con tutta la sua pletorica Unità di Crisi nella quale mancavano soltanto gli uscieri di Palazzo Santa Lucia, ma non ne sarei poi così sicuro...), però il trend appare omogeneo a quello nazionale. Il fatto è che anche qui abbiamo fatto i conti con un bel po’ di scellerati che hanno cercato, spesso riuscendoci, di assicurarsi una dose con trucchi miserabili. E tutto questo mentre intravediamo le prime vittime della pandemia economica, una sciagura che riusciremo ad attraversare soltanto se saremo capaci di mostrare solidarietà verso gli ultimi. Il resto, quello che lei chiama carosello, appartiene a ciò che la Marina borbonica definiva «ammuina» e che oggi, invece, rientra nell’arsenale della peggiore comunicazione: le armi di distrazione di massa. Tanto care al potere.