Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Enzo d’Errico DOVREMMO VACCINARCI ANCHE CONTRO L’EGOISMO

- Filippo Lieto Torre del Greco

Caro direttore, questa corsa ai vaccini in alcuni passaggi mi sembra una lotta fra poveri: prima gli anziani, no prima gli operatori economici, no prima i care giver, anzi prime le isole o le cassiere dei supermerca­ti... Un carosello nel quale la Campania si distingue sempre per posizioni diverse, che contribuis­cono solo a confondere le idee. Sono stato convocato, in quanto care giver, per il vaccino. Mia moglie, che è disabile, non ancora. Le sembra giusto?

Caro signor Lieto, urtroppo in questa campagna vaccinale l’Italia ha mostrato tutto il suo deficit organizzat­ivo. E la Campania, per certi versi, non è stata da meno. Diamo il meglio di noi nell’improvvisa­zione ma se

Psi tratta di scrivere una partitura andiamo puntualmen­te in tilt. Non a caso, siamo stati i più bravi quando siamo cascati per primi, d’improvviso, nella pandemia e tra i peggiori appena siamo stati costretti a rispettare delle linee guida. Tuttavia non è questo l’aspetto maggiormen­te desolante. Mi inquieta molto di più il riemergere prepotente del «particular­e», la smania di mettere in salvo se stessi calpestand­o gli altri, il ricorso sfrenato alle corporazio­ni, quasi che appartener­e a un ordine profession­ale o a un ceto privilegia­to ti autorizzi a saltare la fila dove sostano i più deboli. Diciamo la verità, nella nostra regione la somministr­azione di Pfizer, AstraZenec­a e Moderna sta funzionand­o abbastanza bene: non saremo all’avanguardi­a in Europa, come farnetica il presidente De Luca (che è stato, guarda caso, uno dei primi a vaccinarsi con tutta la sua pletorica Unità di Crisi nella quale mancavano soltanto gli uscieri di Palazzo Santa Lucia, ma non ne sarei poi così sicuro...), però il trend appare omogeneo a quello nazionale. Il fatto è che anche qui abbiamo fatto i conti con un bel po’ di scellerati che hanno cercato, spesso riuscendoc­i, di assicurars­i una dose con trucchi miserabili. E tutto questo mentre intravedia­mo le prime vittime della pandemia economica, una sciagura che riusciremo ad attraversa­re soltanto se saremo capaci di mostrare solidariet­à verso gli ultimi. Il resto, quello che lei chiama carosello, appartiene a ciò che la Marina borbonica definiva «ammuina» e che oggi, invece, rientra nell’arsenale della peggiore comunicazi­one: le armi di distrazion­e di massa. Tanto care al potere.

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