Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Barbieri, canto d’autore fra jazz e bossa nova
Il cantautore presenta il suo disco «Tratto da una storia vera»
«In passato non ho fatto ricorso a espliciti riferimenti alla napoletanità, che ho nel mio dna e che mi sembrava giusto non esibire. Ma questo nuovo disco è un’autobiografia in cui ho messo tutto, dai luoghi alle persone, dai piatti che preferisco alla mia passione sportiva». Joe Barbieri, l’elegante cantautore partenopeo con il gusto per il jazz e la bossanova, spiega così il nesso che c’è fra «Tratto da una storia vera», il cd da oggi in digitale e negli store, e le sue radici. Un legame che si dichiara subito in due brani: «Vedi Napoli e poi canta», in cui è ospite l’organista Alberto Marsico, e poi una rilettura di «Lazzari felici» di Pino Daniele. «Nel primo dichiaro l’“insana” passione per il Napoli, da sempre la mia squadra del cuore, che racconto con una samba, che conferma il naturale scambio fra la nostra cultura e quella brasiliana». Non a caso, anche in questo disco, Barbieri conferma la sua vocazione alla canzone d’autore fusa col jazz e la bossa che ne è figlia meticcia. «Un incrocio che nasce da una visione in cui la musica è più importante delle parole, perché anche la voce è un suono. Non a caso il brano a cui sono più legato in questo album è “Mentre ridi”, lo strumentale che chiude la scaletta. Un’apertura
al futuro, in cui mi piacerebbe comporre senza voci, magari immaginando anche colonne sonore». Sull’omaggio a Daniele, ancora: «Sono cresciuto con le note di Pino e capita di ritrovarmi con la chitarra a cantare un suo pezzo. È successo con “Lazzari” ho provato a rielaborarlo, da qui la scelta di metterlo nel disco». In cui peraltro non si contano le ospitalità importanti, a partire da quella più prestigiosa, il violoncellista Jaques Morelenbaum in «Niente di Grave», poi il trombettista Fabrizio Bosso in «La giusta distanza», il trombonista Mauro Ottolini in «Promemoria», Sergio Cammariere e Tosca in «Tu, io e domani» e Carmen Consoli in «In buone mani».