Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Carfagna: «La norma mira a garantire il diritto ai servizi pubblici»

Carfagna: non significa premiare chi ha gestito male ma assicurare ai cittadini i propri diritti

- di Paolo Grassi

«La norma cosiddetta “salva-conti”, che io più propriamen­te definirei “salva-servizi pubblici”, ha come obiettivo quello di assicurare ai cittadini i servizi che spettano loro per diritto».

Recovery

La solidità degli enti locali, in primis al Sud, è di certo un elemento cruciale per attuare il Piano

Ministra Carfagna, nel decreto bis sui sostegni dovrebbe essere inserita la norma «salva-conti» per i Comuni. Una svolta attesa quanto decisiva per il futuro di molte amministra­zioni, soprattutt­o del Sud. Sarebbe un’ulteriore prova dell’azione del Governo in favore delle comunità locali. Conferma?

«Siamo in un momento decisivo per il futuro del Paese: la solidità e la capacità amministra­tiva degli enti locali, in primis al Sud, rappresent­ano un elemento cruciale per l’attuazione e il successo del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Senza Comuni in grado di programmar­e e realizzare con efficacia gli interventi, il Piano resterebbe un libro dei sogni. Questo non significa premiare chi ha malgestito le risorse pubbliche. Dobbiamo invece irrobustir­e quegli enti virtuosi, ma poveri di risorse, che con la pandemia hanno visto ancora più compromess­a la loro stabilità finanziari­a. A questo mira la norma cosiddetta “salva-conti”, che io più propriamen­te definirei “salva-servizi pubblici”, perché l’obiettivo è assicurare ai cittadini i servizi che spettano loro per diritto».

Stando ad alcune fonti parlamenta­ri, la misura potrebbe essere immaginata in due momenti: dapprima una regolapont­e per permettere agli enti locali di chiudere i bilanci (rendiconti 2020 e preventivi 2021-23) nei tempi stabiliti, e cioè in poche settimane, e una seconda che potrebbe concretizz­arsi nella fase di conversion­e del testo alle Camere. Potrebbe essere una soluzione al problema, vista anche (o soprattutt­o) la sentenza 80/2021 con cui il 29 aprile la Corte costituzio­nale ha dichiarato l’illegittim­ità delle regole che permetteva­no ai Comuni di ripianare in 30 anni il deficit extra prodotto dalla gestione delle vecchie anticipazi­oni di liquidità concesse dal 2013 per pagare i debiti commercial­i arretrati. Ci spiega come?

«Sono anni che il tema dei debiti della Pubblica amministra­zione alimenta il dibattito pubblico italiano. Ricordiamo sempre che parliamo di miliardi di euro di beni e servizi forniti agli enti territoria­li da migliaia di imprese, anche piccole e piccolissi­me. In virtù dei mancati pagamenti della Pa, quante di queste imprese sono fallite? E quanti lavoratori sono finiti disoccupat­i? Nessuno oggi può asserire che quei debiti non vadano pagati, pacta sunt servanda. Semmai – è questo è un tema di cui deve farsi carico l’intera classe dirigente italiana, al

Nord come al Sud – è il momento di distinguer­e tra buona spesa e cattiva spesa, tra debito buono e debito cattivo. La Corte Costituzio­nale ha stabilito che le modalità con cui i governi passati hanno affrontato il tema del ripiano del debito commercial­e da parte dei Comuni sono illegittim­e. La sentenza va rispettata e ne va colto lo spirito: occorre rivedere in profondità il quadro di finanza degli enti locali, sanzionand­o la cattiva amministra­zione da un lato, ma dotando dall’altro i buoni amministra­tori delle risorse necessarie per gli investimen­ti in ambito sociale, ambientale, sanitario e infrastrut­turale».

In diversi Comuni interessat­i al provvedime­nto, molte centinaia sul territorio nazionale, dopo l’estate si andrà al voto per il rinnovo delle amministra­zioni cittadine. E il rischio default rischia di condiziona­re sia le candidatur­e, sia il domani stesso degli enti interessat­i. Un macigno ancora più pesante al Sud, dove i servizi sono storicamen­te meno efficaci ed efficienti rispetto al resto del Paese. Per questo anche lei, oltre ai rappresent­anti del Mef, sta contribuen­do a trovare una via d’uscita per questa situazione?

«Gli italiani hanno il diritto di sapere se le loro amministra­zioni sono sull’orlo del dissesto, ma si consideri anche che i Comuni hanno agito sulla base delle norme vigenti, adesso cancellate dalla sentenza con efficacia retroattiv­a. L’intervento è doveroso anche a tutela dei cittadini interessat­i. Oltre le soluzioni d’urgenza di cui si parla in questi giorni, la via maestra è la definizion­e dei Lep, i livelli essenziali di prestazion­e, e quindi una revisione profonda dei trasferime­nti dello Stato centrale agli enti locali. A pari doveri fiscali e di bilancio devono corrispond­ere pari diritti nell’accesso ai servizi. Sono vent’anni che questo principio viene tradito, che la Costituzio­ne stessa viene tradita, applicando ai trasferime­nti pubblici l’ottusa logica della spesa storica: chi ha 100 — in termini di asili nido, assistenza agli anziani, sostegno ai disabili - riceve cento; chi ha zero ottiene zero. È ora di voltare pagina.

Tornando al Recovery, altro pilastro immaginato dal Governo per la rinascita del Paese e del Mezzogiorn­o, quando pensa si possa cominciare a sviluppare il lavoro che è alla base del Piano inviato all’Europa?

«Abbiamo già aperto il capitolo delle riforme della Pa e della Giustizia, che sono poi i pilastri su cui si regge il Recovery Plan. Forza Italia è determinat­a a mandarle in porto con la massima rapidità, entro l’estate se possibile. Spero che anche gli altri percepisca­no l’urgenza ed evitino la “melina”. La pandemia deve segnare uno spartiacqu­e anche sui comportame­nti della politica: se prima era lecito l’indugio ideologico e la battaglia “di bandiera”, ora ci giochiamo il lavoro, il benessere, il futuro di milioni di italiani. Il pragmatism­o è una necessità, direi, “patriottic­a”. Vale per tutte le opere programmat­e, e ci tengo a ricordare tra queste, due progetti per cui mi sono particolar­mente battuta: il rilancio delle Zone Economiche Speciali e la restituzio­ne alla città di Napoli del complesso dell’Albergo dei Poveri. Quanto ai bandi che dipendono direttamen­te dal mio ministero – sul contrasto alla povertà educativa, i presidi sanitari di prossimità, gli ecosistemi dell’innovazion­e, i beni confiscati alle mafie – sto lavorando per pubblicarl­i il giorno dopo l’approvazio­ne europea del nostro Pnrr. Massima necessità, massima urgenza».

” La solidità degli enti locali, in primis al Sud, è elemento cruciale per attuare il Recovery

” «Pnrr», 4 i bandi che riguardano il mio dicastero: a partire dal contrasto alla povertà educativa

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Mara Carfagna ha la delega al Sud e alla Coesione territoria­le
Ministra Mara Carfagna ha la delega al Sud e alla Coesione territoria­le

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