Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Carfagna: «La norma mira a garantire il diritto ai servizi pubblici»
Carfagna: non significa premiare chi ha gestito male ma assicurare ai cittadini i propri diritti
«La norma cosiddetta “salva-conti”, che io più propriamente definirei “salva-servizi pubblici”, ha come obiettivo quello di assicurare ai cittadini i servizi che spettano loro per diritto».
Recovery
La solidità degli enti locali, in primis al Sud, è di certo un elemento cruciale per attuare il Piano
Ministra Carfagna, nel decreto bis sui sostegni dovrebbe essere inserita la norma «salva-conti» per i Comuni. Una svolta attesa quanto decisiva per il futuro di molte amministrazioni, soprattutto del Sud. Sarebbe un’ulteriore prova dell’azione del Governo in favore delle comunità locali. Conferma?
«Siamo in un momento decisivo per il futuro del Paese: la solidità e la capacità amministrativa degli enti locali, in primis al Sud, rappresentano un elemento cruciale per l’attuazione e il successo del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Senza Comuni in grado di programmare e realizzare con efficacia gli interventi, il Piano resterebbe un libro dei sogni. Questo non significa premiare chi ha malgestito le risorse pubbliche. Dobbiamo invece irrobustire quegli enti virtuosi, ma poveri di risorse, che con la pandemia hanno visto ancora più compromessa la loro stabilità finanziaria. A questo mira la norma cosiddetta “salva-conti”, che io più propriamente definirei “salva-servizi pubblici”, perché l’obiettivo è assicurare ai cittadini i servizi che spettano loro per diritto».
Stando ad alcune fonti parlamentari, la misura potrebbe essere immaginata in due momenti: dapprima una regolaponte per permettere agli enti locali di chiudere i bilanci (rendiconti 2020 e preventivi 2021-23) nei tempi stabiliti, e cioè in poche settimane, e una seconda che potrebbe concretizzarsi nella fase di conversione del testo alle Camere. Potrebbe essere una soluzione al problema, vista anche (o soprattutto) la sentenza 80/2021 con cui il 29 aprile la Corte costituzionale ha dichiarato l’illegittimità delle regole che permettevano ai Comuni di ripianare in 30 anni il deficit extra prodotto dalla gestione delle vecchie anticipazioni di liquidità concesse dal 2013 per pagare i debiti commerciali arretrati. Ci spiega come?
«Sono anni che il tema dei debiti della Pubblica amministrazione alimenta il dibattito pubblico italiano. Ricordiamo sempre che parliamo di miliardi di euro di beni e servizi forniti agli enti territoriali da migliaia di imprese, anche piccole e piccolissime. In virtù dei mancati pagamenti della Pa, quante di queste imprese sono fallite? E quanti lavoratori sono finiti disoccupati? Nessuno oggi può asserire che quei debiti non vadano pagati, pacta sunt servanda. Semmai – è questo è un tema di cui deve farsi carico l’intera classe dirigente italiana, al
Nord come al Sud – è il momento di distinguere tra buona spesa e cattiva spesa, tra debito buono e debito cattivo. La Corte Costituzionale ha stabilito che le modalità con cui i governi passati hanno affrontato il tema del ripiano del debito commerciale da parte dei Comuni sono illegittime. La sentenza va rispettata e ne va colto lo spirito: occorre rivedere in profondità il quadro di finanza degli enti locali, sanzionando la cattiva amministrazione da un lato, ma dotando dall’altro i buoni amministratori delle risorse necessarie per gli investimenti in ambito sociale, ambientale, sanitario e infrastrutturale».
In diversi Comuni interessati al provvedimento, molte centinaia sul territorio nazionale, dopo l’estate si andrà al voto per il rinnovo delle amministrazioni cittadine. E il rischio default rischia di condizionare sia le candidature, sia il domani stesso degli enti interessati. Un macigno ancora più pesante al Sud, dove i servizi sono storicamente meno efficaci ed efficienti rispetto al resto del Paese. Per questo anche lei, oltre ai rappresentanti del Mef, sta contribuendo a trovare una via d’uscita per questa situazione?
«Gli italiani hanno il diritto di sapere se le loro amministrazioni sono sull’orlo del dissesto, ma si consideri anche che i Comuni hanno agito sulla base delle norme vigenti, adesso cancellate dalla sentenza con efficacia retroattiva. L’intervento è doveroso anche a tutela dei cittadini interessati. Oltre le soluzioni d’urgenza di cui si parla in questi giorni, la via maestra è la definizione dei Lep, i livelli essenziali di prestazione, e quindi una revisione profonda dei trasferimenti dello Stato centrale agli enti locali. A pari doveri fiscali e di bilancio devono corrispondere pari diritti nell’accesso ai servizi. Sono vent’anni che questo principio viene tradito, che la Costituzione stessa viene tradita, applicando ai trasferimenti pubblici l’ottusa logica della spesa storica: chi ha 100 — in termini di asili nido, assistenza agli anziani, sostegno ai disabili - riceve cento; chi ha zero ottiene zero. È ora di voltare pagina.
Tornando al Recovery, altro pilastro immaginato dal Governo per la rinascita del Paese e del Mezzogiorno, quando pensa si possa cominciare a sviluppare il lavoro che è alla base del Piano inviato all’Europa?
«Abbiamo già aperto il capitolo delle riforme della Pa e della Giustizia, che sono poi i pilastri su cui si regge il Recovery Plan. Forza Italia è determinata a mandarle in porto con la massima rapidità, entro l’estate se possibile. Spero che anche gli altri percepiscano l’urgenza ed evitino la “melina”. La pandemia deve segnare uno spartiacque anche sui comportamenti della politica: se prima era lecito l’indugio ideologico e la battaglia “di bandiera”, ora ci giochiamo il lavoro, il benessere, il futuro di milioni di italiani. Il pragmatismo è una necessità, direi, “patriottica”. Vale per tutte le opere programmate, e ci tengo a ricordare tra queste, due progetti per cui mi sono particolarmente battuta: il rilancio delle Zone Economiche Speciali e la restituzione alla città di Napoli del complesso dell’Albergo dei Poveri. Quanto ai bandi che dipendono direttamente dal mio ministero – sul contrasto alla povertà educativa, i presidi sanitari di prossimità, gli ecosistemi dell’innovazione, i beni confiscati alle mafie – sto lavorando per pubblicarli il giorno dopo l’approvazione europea del nostro Pnrr. Massima necessità, massima urgenza».
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