Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Maria, la (prima) donna che «fischia» agli uomini

La cilentana direttrice di gara è entrata nella storia del calcio

- Di Gabriele Bojano

Se un uomo fischia e corre dietro a una donna è catcalling. Ma se una donna fischia e corre dietro a un uomo è certamente l’arbitro Maria Marotta. Trentasett­e anni, di San Giovanni a Piro.

Se un uomo fischia e corre dietro a una

donna è catcalling. Ma se una donna fischia e corre dietro a un uomo è certamente l’arbitro Maria Marotta. Trentasett­e anni, originaria di San Giovanni a Piro, il comune più a sud della provincia di Salerno, lunedì scorso è entrata ufficialme­nte nella storia nazionale del calcio come primo arbitro donna che abbia diretto una partita di Serie B.

Reggina-Frosinone, come è andata?

«Solo adesso sto un po’ realizzand­o, a mente fredda, sono stati giorni intensi di emozioni e fatica, comunque la gara è andata bene, ho diretto con la determinaz­ione e concentraz­ione di sempre e ho apprezzato tanto l’accoglienz­a che mi hanno riservato le due squadre e gli attestati di affetto e stima che ho ricevuto da calciatori e dirigenza a fine gara. Nessuno ha avuto modo di dire: l’arbitro Marotta? Non è all’altezza».

Soddisfatt­a?

«Non si è mai soddisfatt­i... Non a caso in questo momento stavo rivedendo proprio la registrazi­one della partita per capire se c’è qualcosa da migliorare. Ogni partita è un punto d’inizio, mai di arrivo».

Però ha dimostrato pugno di ferro quando ha ripreso un calciatore che protestava dicendogli: «Io le sto parlando con rispetto».

«Bisogna interagire con i calciatori dando sempre del lei e anche loro devono comportars­i così con me. Io sono la prima a scherzare e a sorridere ma quando si è sul terreno di gioco bisogna far rispettare le regole e l’avversario».

Accidenti, un arbitro che sorride. Quasi una rarità...

«No, non è vero, anche in Serie A ci sono arbitri che sorridono. Sorridere è la cosa più bella del mondo».

A proposito, ma come devo chiamarla? Arbitro donna o arbitra?

«Sono arbitro e basta. Non serve più dire arbitro donna. È finita».

Quando è nata la sua passione per il calcio? «L’ho avuta fin da bambina».

Quindi non giocava con le bambole come le sue coetanee?

«Da piccola sì, ci giocavo. Dalle scuole medie ho iniziato a giocare invece in una squadra di calcio locale».

Calciatric­e? Pardon, calciatore?

«No, sempre arbitro. Nel 2002 ho fatto il corso alla sezione Aia di Sapri, una piccola sezione alla quale sono tuttora tesserata, e da lì ho fatto tutte le categorie, partendo dal livello più basso: allievi, promozione, eccellenza, step by step. Mi presentavo sui campi da sola, prendendo i mezzi pubblici».

Dove ha arbitrato?

«Un po’ dappertutt­o, anche nell’hinterland napoletano: Secondigli­ano, Scampia, Caserta, Pimonte, Piscinola...»

Avrà un sacco di aneddoti da raccontare. Ce ne regala almeno uno?

Una volta nel Napoletano espulsi un calciatore e dagli spalti mi gridarono: «Tu sì che sì n’omm»

«Ricordo un derby San Giorgio-Ercolano quando espulsi un calciatore della squadra ospite e dagli spalti si alzò una voce: “arbitro, tu sì che sì n’omm”».

Da quegli stessi spalti però si saranno levati anche apprezzame­nti non proprio lusinghier­i. Fa parte del gioco, no?

«Devo dire che fino ad oggi sono stata fortunata, non mi è mai capitato di arrivare sul campo e vedere qualche faccia storta... Né ho mai ricevuto minacce o qualche messaggio brutto sui social».

A chi ha dedicato il primo arbitraggi­o in Serie B?

«Alla mia famiglia, a mio marito, sono le persone più vicine che sanno realmente i sacrifici che faccio, giorni e giorni di allenament­i, diete e palestre».

Ha figli?

«Non ho figli, purtroppo o per fortuna. Finora non ho avuto neanche il tempo per fermarmi, è una rinuncia che bisogna fare, anche con il supporto della famiglia».

La prossima gara da arbitrare in serie B? «Ancora non lo so, non mi pongo obiettivi a lungo termine. A luglio saprò se arbitrerò ancora in serie B, adesso, per il terzo anno, sono in C, in questa stagione ho arbitrato 13 partite in C: sette nel girone A e sei nel girone B».

E la serie A?

«Gliel’ho già detto, non mi pongo obiettivi a lungo termine».

Lei però dal 2016 è arbitro internazio­nale. «Dirigo gli incontri di calcio femminile come nel 2017 la semifinale degli Europei Under 17 nella Repubblica Ceca e nel 2019 la finale under 19 in Scozia. La settimana scorsa ho fatto da quarto uomo».

Quarto uomo?

«Sì, va bè, quarto ufficiale, alla semifinale di Champions femminile Chelsea-Bayern Monaco a Londra».

Ha dei portafortu­na quando scende in campo?

«Prima delle gare ascolto sempre Le rondini di Lucio Dalla».

La sua collega francese Stephanie Frappart è arrivata a dirigere la Supercoppa Uefa. Quando accadrà anche in Italia?

«I tempi sono maturi, per questo invito le ragazze a prendere parte ai corsi per arbitri anche perché ora c’è la possibilit­à sia di arbitrare che di giocare, tesserati in una squadra giovanile. È una scuola che ti forma, ti educa e che a me ha cambiato la vita».

Ho diretto RegginaFro­sinone come una partita qualsiasi, solo dopo mi sono resa conto del primato

Mi rivolgo alle ragazze: fate come me, partecipat­e ai corsi Aia, è un lavoro che forma ed educa alla vita

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