Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Bassolino: «Situazione davvero difficile Io per questo in campo»
«Mi sono candidato per la città e per vincere»
Mentre nei due schieramenti i candidati a sindaco in pectore, l’ex ministro Gaetano Manfredi per l’alleanza giallorossa e il sostituto procuratore generale Catello Maresca per il centrodestra, continuano a sfogliare la margherita, Antonio Bassolino tira avanti per la sua strada. «Ho deciso di candidarmi - ricorda - perché ho avvertito che la situazione era difficile. E corro per vincere».
Ieri sul «Corriere del Mezzogiorno» il filosofo Biagio de Giovanni ha esortato Manfredi e chiunque voglia fare il sindaco a non farsi spaventare dalla situazione in cui versano Napoli e le finanze del Comune, ad avere coraggio insomma, e le ha riconosciuto di averne avuto nel proporsi. Quale origine ha il suo coraggio?
«La riflessione di de Giovanni è del tutto legittima. Ed è la stessa che fanno tanti cittadini. Che talvolta mi chiedono perché ho deciso di candidarmi se la situazione è così difficile. Io rispondo che appunto per questo sono in campo, altrimenti me ne sarei stato tranquillo. E mi sono candidato per vincere anche dietro la spinta di tanti napoletani, ben consapevoli che siamo a un punto critico. La spinta è arrivata da persone di diversi orientamenti politici e di diversa condizione sociale. Naturalmente, persone di sinistra, e pure cittadini che quando si voterà per il Parlamento sceglieranno la destra, ma che sanno che ora si vota per Napoli. Poi, mi ha motivato molto il tema dell’astensionismo che ora in città è il più grande partito: non è qualunquismo, ma una vera e propria scelta politica. La spinta è arrivata dunque anche da persone che da anni non votano. E allora, per me è stato un dovere politico e civile ricambiare questa fiducia».
Coraggio non deve però essere sinonimo di incoscienza. E la realtà del Comune di Napoli, specialmente le disastrate finanze dell’ente, sono sotto gli occhi di tutti. Come si risolve il problema del bilancio?
«Sono ben consapevole delle difficoltà che non attengono solo al bilancio. La città è scassata, nelle strade, nei parchi, nel verde. È transennata in più punti. E poi è scassata anche nel bilancio. Oltre agli enormi problemi finanziari il Comune ha una struttura molto indebolita nelle sue competenze tecniche: mancano ingegneri, geologi, tante altre figure professionali. È un tema gigantesco: mettere in sesto la macchina amministrativa, portare all’interno competenze indispensabili».
Tornando alla situazione finanziaria?
«È evidente che ci vuole una forte iniziativa, ora, prima delle elezioni, e subito dopo. Serve una legge nazionale per tutti i Comuni in difficoltà, per grandi città come Napoli, Torino e Palermo e per tanti comuni medi e piccoli. Serve un dialogo col Governo e col Parlamento. Ma soprattutto occorre prepararsi bene alla grande opportunità che abbiamo. Un occhio ai guai, l’altro alle possibilità».
Si riferisce al Recovery plan?
«Il Recovery è una grande opportunità, con le sue risorse, che devono aggiungersi alle altre europee, al Fondo di
” Il filosofo ha ragione Condivido in pieno la riflessione affidata da Biagio de Giovanni al «Corriere del Mezzogiorno» Bisogna essere consapevoli dei problemi sul tappeto, certo Ma spaventarsi no. Mai
coesione e a una più importante quota ordinaria per il Mezzogiorno che da anni va decrescendo. Se mettiamo insieme tutte queste risorse, è evidente che abbiamo una straordinaria occasione per riparare la città, per ricucire le ferite e gli strappi sociali che la pandemia ha acuito. E non dimentichiamo la sicurezza sociale, l’ordine pubblico, la lotta alla camorra che come sappiamo si muove meglio nelle fasi di difficoltà. Meglio si useranno le risorse pubbliche più si metteranno in moto investimenti privati locali, nazionali e internazionali. Aggiungo che questi strumenti devono incontrarsi con una storica ricchezza napoletana che dobbiamo sempre valorizzare: le risorse culturali».
Nell’ambito del centrosinistra preferirebbe Manfredi come competitor o il presidente della Camera Roberto Fico?
«Mi auguro ancora che il Pd possa riflettere seriamente. Ormai sono candidato da tre mesi. E non l’ho fatto in anticipo, perché a quell’epoca si pensava che si sarebbe votato a giugno. Ogni giorno porto avanti il mio dialogo con la città. La politica è social ma anche rapporto umano, dialogo con le diverse generazioni e io mi presento alla città in modo politico e critico. In modo politico perché lo sono da ragazzo. Sono di sinistra e vengo dal Pci, sono tra i fondatori del Pd ma oggi sono principalmente un uomo delle istituzioni».
Effetto delle esperienze di governo?
«Certo: le buche, la riqualificazione urbana, il verde pubblico, i bus e la metro, i luoghi di vivibilità in tutti i quartieri. Oggi il sindaco di Napoli è anche il sindaco della Città metropolitana, dobbiamo dunque ripensare il Comune, dando più poteri e mezzi alle Municipalità con una giusta visione d’insieme perché, se la nostra prospettiva si allarga, le periferie da punti estremi della città diventeranno cerniere con i comuni intorno».
Sta lavorando alle liste?
«Certo. Voglio formare una squadra larga, di competenze. E non mi riferisco solo alla giunta. Per i centri decisionali penso agli apporti di varie generazioni, a molti giovani, ragazze e ragazzi, anche di 25, 30 anni. L’esperienza ha un valore, ma occorrono pure nuove mentalità. Le nuove generazioni politiche si formano nei momenti difficili. E l’attuale difficoltà può dar vita a nuove generazioni. Vorrei dare questa spinta per risollevare in 5 anni la città e poi lasciare che le forze giovani vadano avanti per i successivi 5-10».