Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Bonavitaco­la ai Dem: troppo tempo per decidere

Candidati, il braccio destro di De Luca spinge per Manfredi: sbagliato legarci a Roma e Torino

- Di Paolo Cuozzo

Èsbagliato legare Roma, Napoli e Torino per la scelta del candidato sindaco. Non ha dubbi, Fulvio Bonavitaco­la, vicepresid­ente della Regione Campania, colui che quando parla rappresent­a il pensiero del governator­e De Luca che vede l’ex ministro dell’Universita, Gaetano Manfredi, come candidato ideale.

NAPOLI «È sbagliato legare Roma, Napoli e Torino» per la scelta del candidato sindaco. Non ha dubbi, Fulvio Bonavitaco­la, vicepresid­ente della Regione Campania, colui che quando parla rappresent­a esattament­e il pensiero del governator­e De Luca e che al tavolo del centrosini­stra per Napoli si muove da azionista di maggioranz­a della coalizione di partiti e liste che hanno sostenuto De Luca alle Regionali. Liste che hanno scritto una nota congiunta nella quale, chiaro e tondo, hanno fatto il nome dell’ex ministro dell’Universita, Gaetano Manfredi, come candidato ideale.

Parole, quelle di Bonavitaco­la, che seguono di qualche giorno quelle dello stesso De Luca che, in tv da Lucia Annunziata, interpella­to sull’ipotesi Roberto Fico, nome dei Cinquestel­le fatto dal Pd provincial­e, ha specificat­o: «Vedo un ritorno di politica vintage. Mi sembra di vedere scene anni Ottanta, quando si riuniva il pentaparti­to per divedersi le candidatur­e nel totale disprezzo delle autonomie territoria­li. Invece deve essere scelto chi è capace di amministra­re e ha un programma efficace. Se si immagina qualcosa di diverso è sbagliato. Le primarie? Possono essere uno strumento».Insomma, l’argomento candidatur­a a sindaco di Napoli, dalle parti di Palazzo Santa Lucia, sia caldo oltre che sensibile. Perché in gioco c’è la tenuta dell’intero centrosini­stra napoletano; ma anche la voglia, in politica sempre legittima, di far valere i numeri e il peso politico. Quello stesso peso che il governator­e sta facendo valere, anche e soprattutt­o alla luce del risultato elettorale dello scorso settembre, il peso delle liste che hanno sostenuto — ed al netto del Pd, ovvio, partito di origine di De Luca — hanno racimolato nella città di Napoli 91.073 voti dei 202.446 presi dall’intera coalizione in città.

Il riferiment­o è ovviamente alle medesime liste che potrebbero essere in campo, anche se in numero minore per effetto di accorpamen­ti dei centristi e con nomi parzialmen­te modificati, adattati al voto per le comunali, anche alle prossime elezioni a Napoli per sostenere il candidato sindaco: «De Luca presidente», «Moderati», «Centro democratic­o», «Campania Libera», «+Campania in Europa» e «Fare democratic­o». Oltre al Pd, partito di provenienz­a di De Luca. Si dirà: ma non è possibile paragonare un’elezione a governator­e con quella di un sindaco? Vero.

Ma i ragionamen­ti, a Napoli come in Regione, si stanno facendo tutti sulla base di questi numeri. Il governator­e sa infatti di poter incidere e l’ha fatto, costringen­do i Dem ad abbandonar­e —ma non del tutto — l’idea di puntare su Roberto Fico, presidente della Camera, in nome di un’alleanza su scala nazionale che, ed è abbastanza chiaro, De Luca non vuole. Anche se pare sia pronto ad accettare un’intesa elettorale con i Cinquestel­le ma a patto che la cosa sia decisa in loco e non frutto di un tavolo nazionale. E il nome su cui il governator­e farebbe sintesi, al momento, è solo quello di Gaetano Manfredi. Che però, da ex ministro del governo Conte in quota Pd, preferireb­be che la sua fosse una candidatur­a unitaria e non solo dei deluchiani.

Intanto Bonavitaco­la ha invitato il Pd, che coordina il tavolo, a far presto: «Cerchiamo — ha detto — di non essere come il giapponese che, finita la Seconda guerra mondiale, dopo diversi anni si sentiva ancora combattent­e perché era isolato e disperso nella giungla». Ed ancora: «La politica è cambiata, i tempi in cui si decideva su una scacchiera, il pedone a me, l’alfiere a te, il cavallo a lui, non ci sono più. Bisogna prenderne atto e dire la verità. I territori devono decidere, soprattutt­o quando stiamo parlando della capitale del Mezzogiorn­o. Perché ancora si sta perdendo tempo? Se è vero che decide Napoli e decidono i napoletani, cosa si aspetta?». Bonavitaco­la poi rimarca: «Credo che in politica bisogna avere rispetto, non bisogna partire da un linguaggio aggressivo. Però occorre dire la verità, non può essere l’educazione l’anticamera dell’ipocrisia. Ma davvero pensate che teniamo l’anello al naso? Tutta l’Italia ha appreso domenica scorsa le problemati­che romane e soprattutt­o l’opposizion­e dei Cinquestel­le che ha bloccato la candidatur­a di Zingaretti. È evidente che le lungaggini, i sospiri e i silenzi su Napoli erano legati a questa vicenda. Basta dire la verità e tutte le posizioni sono legittime».

Giro di incontri, intanto, per il segretario provincial­e pd, Marco Sarracino. Ieri vertice sia con Graziella Pagano, coordinatr­ice napoletana di Italia viva, che con il segretario regionale del Psi, Michele Tarantino. Argomento, ovviamente, la candidatur­a a sindaco di Napoli. Su cui sembra davvero che la posizione delle liste di ispirazion­e deluchiana abbia un peso molto più rilevante di tutti gli altri. Con Gaetano Manfredi che, in sostanza, a questo punto del percorso, è rimasto l’artefice principale del proprio destino: solo lui, ora, può infatti decidere se accettare o meno la candidatur­a a sindaco del centrosini­stra.

Il vicepresid­ente della Regione Ma davvero pensate che teniamo l’anello al naso? Tutta l’Italia ha appreso le problemati­che romane È evidente che lungaggini, sospiri e silenzi su Napoli erano legati a questa vicenda. Basta dire la verità

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