Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Bonavitacola ai Dem: troppo tempo per decidere
Candidati, il braccio destro di De Luca spinge per Manfredi: sbagliato legarci a Roma e Torino
Èsbagliato legare Roma, Napoli e Torino per la scelta del candidato sindaco. Non ha dubbi, Fulvio Bonavitacola, vicepresidente della Regione Campania, colui che quando parla rappresenta il pensiero del governatore De Luca che vede l’ex ministro dell’Universita, Gaetano Manfredi, come candidato ideale.
NAPOLI «È sbagliato legare Roma, Napoli e Torino» per la scelta del candidato sindaco. Non ha dubbi, Fulvio Bonavitacola, vicepresidente della Regione Campania, colui che quando parla rappresenta esattamente il pensiero del governatore De Luca e che al tavolo del centrosinistra per Napoli si muove da azionista di maggioranza della coalizione di partiti e liste che hanno sostenuto De Luca alle Regionali. Liste che hanno scritto una nota congiunta nella quale, chiaro e tondo, hanno fatto il nome dell’ex ministro dell’Universita, Gaetano Manfredi, come candidato ideale.
Parole, quelle di Bonavitacola, che seguono di qualche giorno quelle dello stesso De Luca che, in tv da Lucia Annunziata, interpellato sull’ipotesi Roberto Fico, nome dei Cinquestelle fatto dal Pd provinciale, ha specificato: «Vedo un ritorno di politica vintage. Mi sembra di vedere scene anni Ottanta, quando si riuniva il pentapartito per divedersi le candidature nel totale disprezzo delle autonomie territoriali. Invece deve essere scelto chi è capace di amministrare e ha un programma efficace. Se si immagina qualcosa di diverso è sbagliato. Le primarie? Possono essere uno strumento».Insomma, l’argomento candidatura a sindaco di Napoli, dalle parti di Palazzo Santa Lucia, sia caldo oltre che sensibile. Perché in gioco c’è la tenuta dell’intero centrosinistra napoletano; ma anche la voglia, in politica sempre legittima, di far valere i numeri e il peso politico. Quello stesso peso che il governatore sta facendo valere, anche e soprattutto alla luce del risultato elettorale dello scorso settembre, il peso delle liste che hanno sostenuto — ed al netto del Pd, ovvio, partito di origine di De Luca — hanno racimolato nella città di Napoli 91.073 voti dei 202.446 presi dall’intera coalizione in città.
Il riferimento è ovviamente alle medesime liste che potrebbero essere in campo, anche se in numero minore per effetto di accorpamenti dei centristi e con nomi parzialmente modificati, adattati al voto per le comunali, anche alle prossime elezioni a Napoli per sostenere il candidato sindaco: «De Luca presidente», «Moderati», «Centro democratico», «Campania Libera», «+Campania in Europa» e «Fare democratico». Oltre al Pd, partito di provenienza di De Luca. Si dirà: ma non è possibile paragonare un’elezione a governatore con quella di un sindaco? Vero.
Ma i ragionamenti, a Napoli come in Regione, si stanno facendo tutti sulla base di questi numeri. Il governatore sa infatti di poter incidere e l’ha fatto, costringendo i Dem ad abbandonare —ma non del tutto — l’idea di puntare su Roberto Fico, presidente della Camera, in nome di un’alleanza su scala nazionale che, ed è abbastanza chiaro, De Luca non vuole. Anche se pare sia pronto ad accettare un’intesa elettorale con i Cinquestelle ma a patto che la cosa sia decisa in loco e non frutto di un tavolo nazionale. E il nome su cui il governatore farebbe sintesi, al momento, è solo quello di Gaetano Manfredi. Che però, da ex ministro del governo Conte in quota Pd, preferirebbe che la sua fosse una candidatura unitaria e non solo dei deluchiani.
Intanto Bonavitacola ha invitato il Pd, che coordina il tavolo, a far presto: «Cerchiamo — ha detto — di non essere come il giapponese che, finita la Seconda guerra mondiale, dopo diversi anni si sentiva ancora combattente perché era isolato e disperso nella giungla». Ed ancora: «La politica è cambiata, i tempi in cui si decideva su una scacchiera, il pedone a me, l’alfiere a te, il cavallo a lui, non ci sono più. Bisogna prenderne atto e dire la verità. I territori devono decidere, soprattutto quando stiamo parlando della capitale del Mezzogiorno. Perché ancora si sta perdendo tempo? Se è vero che decide Napoli e decidono i napoletani, cosa si aspetta?». Bonavitacola poi rimarca: «Credo che in politica bisogna avere rispetto, non bisogna partire da un linguaggio aggressivo. Però occorre dire la verità, non può essere l’educazione l’anticamera dell’ipocrisia. Ma davvero pensate che teniamo l’anello al naso? Tutta l’Italia ha appreso domenica scorsa le problematiche romane e soprattutto l’opposizione dei Cinquestelle che ha bloccato la candidatura di Zingaretti. È evidente che le lungaggini, i sospiri e i silenzi su Napoli erano legati a questa vicenda. Basta dire la verità e tutte le posizioni sono legittime».
Giro di incontri, intanto, per il segretario provinciale pd, Marco Sarracino. Ieri vertice sia con Graziella Pagano, coordinatrice napoletana di Italia viva, che con il segretario regionale del Psi, Michele Tarantino. Argomento, ovviamente, la candidatura a sindaco di Napoli. Su cui sembra davvero che la posizione delle liste di ispirazione deluchiana abbia un peso molto più rilevante di tutti gli altri. Con Gaetano Manfredi che, in sostanza, a questo punto del percorso, è rimasto l’artefice principale del proprio destino: solo lui, ora, può infatti decidere se accettare o meno la candidatura a sindaco del centrosinistra.
Il vicepresidente della Regione Ma davvero pensate che teniamo l’anello al naso? Tutta l’Italia ha appreso le problematiche romane È evidente che lungaggini, sospiri e silenzi su Napoli erano legati a questa vicenda. Basta dire la verità