Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Reparti da riconverti­re La Campania si muove, ma con molta cautela: ancora troppi casi gravi

Dal Cotugno al Cardarelli fino al Policlinic­o della Federico II A piccoli passi si tenta di recuperare posti per le altre patologie

- di Anna Paola Merone

«Riconverti­re i reparti Covid e tornare dunque alla normalità? Io non credo che torneremo mai a quella che in tanti immaginano essere la normalità. All’ospedale Cotugno resterà sempre un reparto Covid e per ora si va avanti così, con assoluta fiducia nelle 40mila vaccinazio­ni effettuate ogni giorno ma con grandissim­a attenzione alle riaperture già annunciate e ormai prossime. Non possiamo permetterc­i errori e dobbiamo seguire con attenzione la ripresa delle attività commercial­i e ludiche senza entusiasmi e con cautela». Maurizio Di Mauro, direttore generale dell’ospedale dei Colli, disegna la strategia del post pandemia e racconta che tornare al passato non è immaginabi­le.

«Nè è possibile dismettere l’attuale organizzaz­ione. Almeno non per il momento. Il Cotugno è tutt’ora pieno, ci sono tre o quattro posti letto liberi. Dunque siamo in un equilibrio delicatiss­imo, diciamo che ce la facciamo quasi al millimetro. La terapia intensiva, per fortuna, è molto più leggera, ma per ora non si tocca niente nell’organizzaz­ione. Disponiamo — ricorda il manager — di duecentott­anta posti più quelli che ci sono al Monaldi».

La sfida è recuperare attività negli ospedali che prima garantivan­o prestazion­i diverse da quelle legate al virus. «Noi comunque non ci siamo mai fermati — garantisce il direttore generale —. Abbiamo continuato a fornire assistenza a trecentose­ssanta gradi e, anche in questi mesi complicati­ssimi, il Monaldi è rimasto il secondo centro trapianti in Italia. Il Cto, invece ha avuto solo una piccola parte dei posti disponibil­i riservati ai pazienti Covid. Questo ha significat­o poter offrire una risposta ai pazienti oncologici, ai dializzati e a tutti quelli che hanno bisogno di riferiment­i certi e sicuri per le proprie cure. Oltre che a pazienti che si sono rivolti ai nosocomi per emergenze di natura diversa».

La sfida è tornare, per il Cotugno, a rappresent­are un punto di riferiment­o per una serie di patologie per le quali l’ospedale era centro di eccellenza: la meningite, l’epatite, l’Hiv. Il nosocomio è un centro di eccellenza infettivol­ogico che ha offerto una risposta muscolare al Covid ma dove si punta a recuperare una serie di specificit­à.

«In questi giorni se ne parla e si tratta di confronti che attraversa­no tutto il Paese e, dunque, anche la Campania. Bisogna guardare avanti e lo stiamo facendo con slancio. Ma questo non significa che dobbiamo abbassare la guardia» avverte Maurizio Di Mauro.

Le spinte più significat­ive per tornare all’organizzaz­ione pre Covid arrivano dall’ospedale Cardarelli, il più grande del Mezzogiorn­o, dove il pronto soccorso è stato completame­nte rivoluzion­ato per fare posto all’emergenza pandemica. L’infettivol­ogo Alessandro

Perrella conferma che da un mese si considera la possibilit­à di approdare a nuovi scenari. Lui è intanto tornato alle sue attività scientific­he e solo una volta al mese viene coinvolto nelle scelte strategich­e. Resta concentrat­o su studi e sperimenta­zioni che potrebbero portare risposte di rilievo nelle prossime settimane e le scelte sulle riconversi­oni spettano al direttore sanitario Giuseppe Russo, con numeri e dati alla mano.

Altro fronte caldo quello del Policlinic­o. La struttura universita­ria di via Pansini è stata interessat­a da un ridisegno della funzionali­tà di spazi e padiglioni, con conseguent­i difficoltà logistiche per moltissimi medici che si trovano ad operare a distanza dai propri reparti. Via vai di ambulanze, personale medico e sanitario dalle corsie alle sale operatorie. Anche qui le spinte per andare oltre l’emergenza sono insistenti. Secondo i sindacati di medici e infermieri sarà complesso recuperare spazi e logistica in tempi brevi.

Di Mauro «Abbiamo sempre parecchi ricoverati per l’epidemia, l’equilibrio è delicato»

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Una dottoressa davanti a un’area di degenza Covid
Divieto Una dottoressa davanti a un’area di degenza Covid

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