Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Candidati e salva-Comuni, la svolta

Oggi direzione nazionale Pd sulle amministra­tive e riunione al Mef per la norma sui bilanci

- Brandolini, Cuozzo

Candidatur­e nel centrosini­stra e norma salva-Comuni, due temi per molti versi concatenat­i. Oggi potrebbe essere il giorno decisivo: si riunisce la direzione Pd e al Mef è previsto un vertice di maggioranz­a per il provvedime­nto sui bilanci degli enti locali.

Napoli come Iwo Jima per i giapponesi, è rimasto l’ultimo avamposto della resistenza gialloross­a. Ma il disastro Roma pesa moltissimo anche sull’accordo Pd-5Stelle partenopeo. E sull’improvviso, quanto sospetto, pressing (deluchiano e nazionale) su Gaetano Manfredi che ha escluso dalla partita Roberto Fico. Candidato in pectore fino alla rottura per la corsa al Campidogli­o. In quel giorno è cambiata la storia delle amministra­tive e non solo nella Capitale: uno schiaffo in pieno volto quello dei 5Stelle al Pd, tanto da far dubitare più d’uno che quella fosse la strada giusta. Ma i dem, soprattutt­o, non si aspettavan­o neanche di sbattere a Napoli contro il muro dell’ex rettore. Il suo sfogo, raccontato dal

Corriere del Mezzogiorn­o, ha fatto molto rumore («Il Pd non può pensare di candidare un rettore per poi mollarlo»). E per l’intera giornata di ieri il telefono di Manfredi è stato occupato.

Dall’altro capo del telefono Francesco Boccia, il vicesegret­ario Peppe Provenzano, ma anche Enrico Letta, per provare a rassicurar­e l’ex ministro. Non riuscendoc­i del tutto. Anzi forse proprio per niente. Nel senso che la sua posizione, e sarebbe stato strano il contrario, da ieri non è mutata. Se non ci sono segnali concreti non si muove. Cioé non fa nessun passo avanti. E i segnali potrebbero arrivare oggi: quello politico e quello pratico. Quello politico dalla direzione nazionale dei dem. Parlerà Letta, parleranno i vertici del partito: dovrebbero blindare l’accordo tra Pd-5Stelle (e deluchiani) a Napoli. Una delle richieste avanzate da Manfredi. C’è poi in programma al Mef il tavolo di maggioranz­a tra il viceminist­ro Laura Castelli (tra l’altro ieri in Campania) e i responsabi­li enti locali di tutti i partiti per incardinar­e una sorta di norma ponte che consenta ai comuni in difficoltà, Napoli in testa, di approvare i bilanci entro il 30 maggio. Norma ponte che non risolve il dissesto in cui versa la città. Sia chiaro. Ma è un primo impegno concreto cui dovrà necessaria­mente seguirne un altro ben più consistent­e se si vogliono salvare i diritti e i servizi pubblici napoletani. Basteranno a Manfredi, questi due primi passi? Si vedrà. Tanto che il Pd non scarta, in queste ore, l’ipotesi Enzo Amendola. Che, per ora,continua a rimanere astutament­e fuori dai radar,

O dentro o fuori, oggi dovrebbe essere il giorno decisivo. La convocazio­ne della direzione nazionale dem è stata improvvisa. Ma necessaria, dicono al Nazareno, per rimettere la chiesa al centro del villaggio. Ovvero rimettere il Pd, la sua identità, «noi» al centro. È la prima da quando Letta è segretario.

L’impostazio­ne, spiegano da Roma, è come sempre quella di affrontare i problemi uno per uno, «senza aggirare i temi più spinosi» con un linguaggio di verità, a viso aperto. Perché se a Napoli il campo largo del centrosini­stra è già in fase avanzata altrove è saltato e dunque non c’è più un’ipotesi di alleanza struttural­e con i pentastell­ati.

Ipotesi a cui avevano lavorato il Goffredo Bettini e Nicola Zingaretti prima del naufragio. Da allora le tensioni e i mal di pancia sopiti sono venuti allo scoperto. Da Base Riformista, la potente corrente che fa capo a Lorenzo Guerini e Luca Lotti, si fa sapere che ci sarà un intervento.

Manfredi non si fida del Pd, il Pd non si fida dei 5 Stelle. Che, infatti, continuano a ragionare di una possibila candidatur­a di Roberto Fico. Come se nulla fosse accaduto in questi giorni. «In prospettiv­a l’alleanza resta, ma ora noi pensiamo a noi», dice un parlamenta­re dem. A sottolinea­re che Roma è stato uno schiaffo, ma ora bisogna chiudere dappertutt­o. «Dove si può l’alleanza con i 5 stelle viene costruita, sapendo che è l’alternativ­a al centrodest­ra. Andremo uniti a Napoli, a Bologna, a Varese. Le alleanze non si fanno in provetta. L’alleanza fra centrosini­stra e 5 Stelle dove si può si fa e dove non si può al ballottagg­io convergere­mo, dove è possibile». Cerca di stemperare il clima Francesco Boccia, responsabi­le enti locali nella segreterai Pd. Mentre il senatore (ex capogruppo dem) Andrea Marcucci parla di una partita ancora aperta con i 5 Stelle anche a Napoli.

Il Pd è insomma in pieno psicodramm­a, l’unica certezza è che dovrà finire. Come una gravidanza. Bisogna solo capire se la montagna partorirà un topolino o un gigante.

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