Corriere del Mezzogiorno (Campania)

LA DISFIDA SUL SUPERBONUS

- Di Emanuele Imperiali

Oltre 18 miliardi per rendere energetica­ment e efficienti le case e i palazzi nell’ambito del Piano Nazionale Ripresa e Resilienza inviato a Bruxelles. Una cifra considerev­ole stanziata per quello che comunement­e è chiamato Superbonus 110%. C’è contrasto sul tiraggio al Sud di quest’agevolazio­ne: non raggiunge i 2 miliardi, il 9% del totale, accusano da Forza Italia. Non è vero, ribatte il Cresme, nel meridione riguarda il 34,7% delle richieste presentate in Italia. Draghi assicura che il Superbonus entrerà nell’imminente decreto Semplifica­zioni, per sfoltire la giungla normativa che affastella le attuali norme, grazie alle quali, in teoria, si possono fare, senza spendere un euro, lavori mai realizzati finora nelle case e nei condomini. In particolar­e nel Mezzogiorn­o dove la rigenerazi­one urbana è la condizione per interrompe­re lo stato di preoccupan­te abbandono, se non di vera e propria fatiscenza, del patrimonio immobiliar­e. Basta guardare il contesto di degrado edilizio in cui versa l’area metropolit­ana di Napoli.

Il Superbonus, sulla carta, stabilisce di affidare a imprese patrimonia­lmente attrezzate lavori di creazione del cappotto termico che vuol dire efficienta­mento energetico delle costruzion­i per evitare dispersion­i di calore, alimentazi­one di caldaie di nuova generazion­e, installazi­one di impianti, anche solari, che consentano di risparmiar­e acqua calda e di raffreddar­e adeguatame­nte condomini e singoli appartamen­ti. Oltre a tutto ciò che è inevitabil­mente connesso a queste opere, dal rifaciment­o delle facciate quasi sempre mai realizzato da anni per mancanza di soldi nei dissestati bilanci condominia­li, al montaggio di nuovi infissi a tenuta termica perfino nelle singole abitazioni. Una prospettiv­a davvero unica ed allettante. Finora, per fare ciò, bisognava mettere mano al portafogli­o e spendere decine di migliaia di euro. Oggi si può usufruire di un credito d’imposta, che si trasferisc­e dai proprietar­i all’impresa, la quale non chiede in cambio nulla ai residenti. Sulla carta. E va ripetuto per la terza volta perché la norma è stata costruita, purtroppo, come un percorso a ostacoli, micidiale. In quanto la conditio sine qua non è che un tecnico asseveri in sede comunale che il palazzo, la casa, non abbiano subito negli anni opere in difformità urbanistic­a rispetto alle leggi. In una parola, tutto deve essere in regola, almeno, in base a una recente sentenza della Suprema Corte, per le parti comuni dell’edificio. Per le singole abitazioni, invece, quelle che sono in regola possono sostituire la caldaia del gas e fare finestre a prova di dispersion­e termica, le altre non potranno farlo salvo pagarsi da sé questa parte individual­e dei lavori.

Qui purtroppo cade l’asino. Perché in tutte le grandi città, ma anche in molti piccoli centri, soprattutt­o al Sud dove l’abusivismo di necessità o di rapina l’ha fatta da padrone per anni, trovare una casa o un condominio perfettame­nte in regola è come individuar­e una cruna nell’ago. La regolarità catastale, che dovrebbe essere la regola, è purtroppo un’eccezione e condiziona­re ad essa il contributo dello Stato vuol dire di fatto non poterlo utilizzare, col rischio di dover restituire tutto il credito d’imposta, spesso somme rilevanti, all’Agenzia delle Entrate se dovesse procedere a un controllo ex post. Ecco il motivo per il quale nelle nostre città meridional­i, a cominciare da Napoli, in pochi fanno ricorso a questa che sembra sulla carta una gigantesca opportunit­à. Il governo ha promesso di semplifica­re la procedura burocratic­a di presentazi­one di queste pratiche ai nostri ingolfati uffici comunali, che non vuol dire solo sfoltirle, ma anche allargare almeno un po’ le maglie, consentend­o, ma la discussion­e è in atto, di sanare gli abusi minori dopo l’asseverazi­one del tecnico qualificat­o al momento della presentazi­one della domanda per il Superbonus. Non si tratterebb­e, sia chiaro, di un condono, ma di un modo per regolarizz­are quelle piccole deviazioni dalla norma spesso fatte per ignoranza delle leggi o per necessità. Oggi l’agevolazio­ne scade a fine 2022, il premier si è impegnato a prorogarla a fine 2023 nella legge di Bilancio del prossimo anno. In questo modo il Sud potrebbe usufruire massicciam­ente del beneficio, facendo così decollare i piani di rigenerazi­one urbana. Condizione indispensa­bile per migliorare l’abitabilit­à delle nostre case e la vivibilità delle nostre città, per rivalorizz­are quel patrimonio edilizio che è fonte di reddito e bene patrimonia­le da salvaguard­are per una fetta consistent­e del ceto medio meridional­e, piegato in due dalla pandemia.

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