Corriere del Mezzogiorno (Campania)
LA DISFIDA SUL SUPERBONUS
Oltre 18 miliardi per rendere energeticament e efficienti le case e i palazzi nell’ambito del Piano Nazionale Ripresa e Resilienza inviato a Bruxelles. Una cifra considerevole stanziata per quello che comunemente è chiamato Superbonus 110%. C’è contrasto sul tiraggio al Sud di quest’agevolazione: non raggiunge i 2 miliardi, il 9% del totale, accusano da Forza Italia. Non è vero, ribatte il Cresme, nel meridione riguarda il 34,7% delle richieste presentate in Italia. Draghi assicura che il Superbonus entrerà nell’imminente decreto Semplificazioni, per sfoltire la giungla normativa che affastella le attuali norme, grazie alle quali, in teoria, si possono fare, senza spendere un euro, lavori mai realizzati finora nelle case e nei condomini. In particolare nel Mezzogiorno dove la rigenerazione urbana è la condizione per interrompere lo stato di preoccupante abbandono, se non di vera e propria fatiscenza, del patrimonio immobiliare. Basta guardare il contesto di degrado edilizio in cui versa l’area metropolitana di Napoli.
Il Superbonus, sulla carta, stabilisce di affidare a imprese patrimonialmente attrezzate lavori di creazione del cappotto termico che vuol dire efficientamento energetico delle costruzioni per evitare dispersioni di calore, alimentazione di caldaie di nuova generazione, installazione di impianti, anche solari, che consentano di risparmiare acqua calda e di raffreddare adeguatamente condomini e singoli appartamenti. Oltre a tutto ciò che è inevitabilmente connesso a queste opere, dal rifacimento delle facciate quasi sempre mai realizzato da anni per mancanza di soldi nei dissestati bilanci condominiali, al montaggio di nuovi infissi a tenuta termica perfino nelle singole abitazioni. Una prospettiva davvero unica ed allettante. Finora, per fare ciò, bisognava mettere mano al portafoglio e spendere decine di migliaia di euro. Oggi si può usufruire di un credito d’imposta, che si trasferisce dai proprietari all’impresa, la quale non chiede in cambio nulla ai residenti. Sulla carta. E va ripetuto per la terza volta perché la norma è stata costruita, purtroppo, come un percorso a ostacoli, micidiale. In quanto la conditio sine qua non è che un tecnico asseveri in sede comunale che il palazzo, la casa, non abbiano subito negli anni opere in difformità urbanistica rispetto alle leggi. In una parola, tutto deve essere in regola, almeno, in base a una recente sentenza della Suprema Corte, per le parti comuni dell’edificio. Per le singole abitazioni, invece, quelle che sono in regola possono sostituire la caldaia del gas e fare finestre a prova di dispersione termica, le altre non potranno farlo salvo pagarsi da sé questa parte individuale dei lavori.
Qui purtroppo cade l’asino. Perché in tutte le grandi città, ma anche in molti piccoli centri, soprattutto al Sud dove l’abusivismo di necessità o di rapina l’ha fatta da padrone per anni, trovare una casa o un condominio perfettamente in regola è come individuare una cruna nell’ago. La regolarità catastale, che dovrebbe essere la regola, è purtroppo un’eccezione e condizionare ad essa il contributo dello Stato vuol dire di fatto non poterlo utilizzare, col rischio di dover restituire tutto il credito d’imposta, spesso somme rilevanti, all’Agenzia delle Entrate se dovesse procedere a un controllo ex post. Ecco il motivo per il quale nelle nostre città meridionali, a cominciare da Napoli, in pochi fanno ricorso a questa che sembra sulla carta una gigantesca opportunità. Il governo ha promesso di semplificare la procedura burocratica di presentazione di queste pratiche ai nostri ingolfati uffici comunali, che non vuol dire solo sfoltirle, ma anche allargare almeno un po’ le maglie, consentendo, ma la discussione è in atto, di sanare gli abusi minori dopo l’asseverazione del tecnico qualificato al momento della presentazione della domanda per il Superbonus. Non si tratterebbe, sia chiaro, di un condono, ma di un modo per regolarizzare quelle piccole deviazioni dalla norma spesso fatte per ignoranza delle leggi o per necessità. Oggi l’agevolazione scade a fine 2022, il premier si è impegnato a prorogarla a fine 2023 nella legge di Bilancio del prossimo anno. In questo modo il Sud potrebbe usufruire massicciamente del beneficio, facendo così decollare i piani di rigenerazione urbana. Condizione indispensabile per migliorare l’abitabilità delle nostre case e la vivibilità delle nostre città, per rivalorizzare quel patrimonio edilizio che è fonte di reddito e bene patrimoniale da salvaguardare per una fetta consistente del ceto medio meridionale, piegato in due dalla pandemia.