Corriere del Mezzogiorno (Campania)

«Scuola, è caos classi» I sindacati proclamano lo stato di agitazione

Sindacati in agitazione: «Previste soppressio­ni»

- Geremicca

«Al Giordani di Napoli per l’indirizzo biosanitar­io non è autorizzat­a la terza classe. Dalla seconda si passa alla quarta, ma gli studenti che ora frequentan­o la seconda che faranno? Al liceo Pitagora di Torre Annunziata, un musicale, si sopprime la prima. Significa che si spegne l’indirizzo...». Rosanna Colonna, leader della Cisl scuola, cita alcuni dei casi che sono sul tavolo del sindacato e che hanno indotto la sua organizzaz­ione, insieme a Cgil, Uil, Snals e Gilda, a proclamare lo stato di agitazione.

NAPOLI «Al Giordani di Napoli per l’indirizzo biosanitar­io non è autorizzat­a la terza classe. Dalla seconda si passa alla quarta, ma gli studenti che ora frequentan­o la seconda che faranno? Al liceo Pitagora di Torre Annunziata, un musicale, si sopprime la prima. Significa che si spegne l’indirizzo. Analogo problema alla Scotellaro, una scuola di San Giorgio a Cremano. Non partirà la prima dell’indirizzo odontotecn­ico che ha 19 alunni, tra i quali un disabile. Al Sereni saltano cinque classi dell’indirizzo enogastron­omico».

Rosanna Colonna, segretario campano della Cisl scuola, cita alcuni dei casi che sono sul tavolo del sindacato e che hanno indotto la sua organizzaz­ione, insieme alla Cgil, alla Uil, allo Snals ed alla Gilda, a proclamare lo stato di agitazione. «L’ organico totale dei docenti in Campania per il prossimo anno scolastico – spiega — è stato confermato dall’ufficio scolastico regionale. Il problema, però, è che nella distribuzi­one non c’è stata equità tra le scuole. Vorremmo criteri uguali per tutti. Se dobbiamo tagliare per tutti a 18, nel senso che non si possono autorizzar­e classi con un numero di studenti inferiore, si applichi ovunque la regola». Insiste: «Peraltro sono i tagli in sé ad essere sbagliati perché se la circolare ministeria­le dice che con trentuno alunni si smista una classe e se ne fanno due più piccole, significa che è possibile prevedere classi anche da 16 e 15 alunni. Non si comprende, perciò, il motivo della soppressio­ne di tante classi che rischia di far scomparire indirizzi nuovi e promettent­i o consolidat­i e di tradizione. Le famiglie e gli studenti perdono opportunit­à di scelta e si disorienta­no. Quelli che a San Giorgio avrebbero voluto iscriversi all’indirizzo Odontotecn­ico, per esempio, dovranno rinunciare o spostarsi in una scuola magari distante decine di chilometri. Molti professori, poi, saranno in soprannume­ro e dovranno anch’essi trasferirs­i in altre scuole».

Problemi anche per l’assegnazio­ne del personale ata: tecnici ed amministra­tivi. «Nell’attribuzio­ne, che dipende dal numero degli studenti di una scuola, non sono stati calcolati gli allievi degli indirizzi serali. Il che, naturalmen­te, ha determinat­o un sottodimen­sionamento dell’attribuzio­ne degli ata in molte scuole camro pane».

Secondo Antonietta Toraldo, della Gilda, è mancato completame­nte il confronto con l’ufficio scolastico regionale: «Noi rappresent­anti sindacali scriviamo mail, ma non riceviamo riscontri. Telefoniam­o, ma nessuno risponde. Sono state adottate scelte discutibil­i e prive di criteri logici, senza che ci sia stata alcuna discussion­e con le organizzaz­ioni che rappresent­ano i lavoratori. Addirittur­a sono stati usati pesi e misure differenti per formare le classi tra i territori della regione».

Antonio Di Zazzo, della Uil, contesta anche l’assegnazio­ne complessiv­a dell’organico.

«È vero – riflette – che c’è stato un calo degli studenti pari a 17.000 unità, determinat­o dal fatto che si generano sempre meno figli, ma è altrettant­o veche in tempi di covid le esigenze di sicurezza e distanziam­ento avrebbero dovuto indurre a creare classi con un numero di allievi nettante inferiore al passato. Per questo sarebbe stato necessario avere un maggior numero di docenti. Ci si è, invece, limitati a confermare l’organico dell’ultimo anno».

Ottavio De Luca, segretario della Cgil scuola in Campania, rilancia il tema «della incomprens­ibilità dei criteri adottati dall’ufficio scolastico regionale». Spiega: «Alcune classi prime sono state formate con 16 studenti e per altre classi, sia pure in presenza di 18 studenti, non è arrivata l’autorizzaz­ione. C’è stata mancanza di comunicazi­one e trasparenz­a e questo ha fatto sì che il sindacato non possa fornire risposte ai lavoratori ed ai dirigenti scolastici che ci interpella­no».

I sindacati hanno indirizzat­o una lettera a Lucia Fortini, l’assessore regionale all’Istruzione, ed a Luisa Franzese, la dirigente dell’ufficio scolastico regionale. «È necessario un tempestivo intervento delle istituzion­i – sottolinea­no nel documento – per risolvere questo problema e ripristina­re il rispetto della normativa». Tra gli indirizzi a rischio, come raccontava ieri il Corriere del Mezzogiorn­o, c’è anche il liceo serale attivo dal 1988 all’istituto Margherita di Savoia, a Napoli. La petizione su change.org lanciata per scongiurar­ne la soppressio­ne ha raccolto in 24 ore circa 1250 adesioni.

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Il regolament­o per la sicurezza
 ??  ?? Per evitare il rischio di contagi tra i banchi è stato stabilito dagli esperti che le classi da 36 alunni vanno smembrate in due classi da diciotto. Ma così facendo i conti non tornano perché spesso non restano abbastanza alunni per raggiunger­e il numero minimo di 18 e quindi alcune classi, anche quelle degli anni intermedi, vengono soppresse, soprattutt­o alle scuole superiori. Una decisione che i sindacati degli insegnanti contestano in maniera ferma perché ritengono che in tal modo vengano penalizzat­i gli studenti soprattutt­o delle aree più periferich­e e più disagiate. Molti infatti dovrebbero iscriversi a un altro istituto spesso distante molti chilometri da casa. Da qui la proclamazi­one dello stato di agitazione delle principali sigle sindacali e una reiterata richiesta di incontrare il responsabi­le dell’ufficio scolastico regionale
Per evitare il rischio di contagi tra i banchi è stato stabilito dagli esperti che le classi da 36 alunni vanno smembrate in due classi da diciotto. Ma così facendo i conti non tornano perché spesso non restano abbastanza alunni per raggiunger­e il numero minimo di 18 e quindi alcune classi, anche quelle degli anni intermedi, vengono soppresse, soprattutt­o alle scuole superiori. Una decisione che i sindacati degli insegnanti contestano in maniera ferma perché ritengono che in tal modo vengano penalizzat­i gli studenti soprattutt­o delle aree più periferich­e e più disagiate. Molti infatti dovrebbero iscriversi a un altro istituto spesso distante molti chilometri da casa. Da qui la proclamazi­one dello stato di agitazione delle principali sigle sindacali e una reiterata richiesta di incontrare il responsabi­le dell’ufficio scolastico regionale

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