Corriere del Mezzogiorno (Campania)
«Se c’è Maresca (anche) l’ex rettore rischia di bruciarsi»
Il filosofo: non ha un profilo di respiro popolare
Fico, Manfredi e Amendola? Rischiano (anche) di bruciarsi. Se il centrodestra compatto sosterrà Maresca, la sfida non è affatto scontata».
Pacato ma severo il giudizio del filosofo Roberto Esposito sul cantiere aperto del centrosinistra ancora senza un candidato a sindaco. «Il Pd non decide e la città resta tagliata fuori dalla scelta».
Professore perché i concorrenti potenziali restano tali e non sono ancora in campo?
«Tutto nasce da una debolezza di fondo del Pd, debolezza sul piano nazionale di cui la vicenda romana costituisce un chiaro riflesso. A Napoli c’è addirittura maggiore difficoltà: i protagonisti decisivi per la candidatura sembrano i Cinquestelle e il governatore De Luca. In questa tenaglia il Pd rischia di restare stritolato e dà l’impressione di giocare di rimessa. Il Pd, anziché gestire i processi, subisce le contraddizioni degli altri. A Roma, con la Raggi sindaco uscente, era quasi inevitabile che il Pd aspettasse. Ma a Napoli avrebbe dovuto effettuare la prima mossa. Invece è stato anticipato prima da Alessandra Clemente, poi da Antonio Bassolino in grado di raccogliere un consenso trasversale. Infine è stato messo alla corde dalla situazione romana: il vincolo di fiducia nei confronti dei Cinquestelle è venuto meno. La personalità in astratto più forte, Fico, è diventata difficilmente candidabile dopo vicenda Raggi. Resta Manfredi, capace, ma, senza il profilo popolare che aiuterebbe un aspirante sindaco».
Non dimentichiamo che potrebbe rispuntare il nome del sottosegretario Enzo Amendola. Ma si possono esporre tre personalità del genere senza arrivare a una conclusione?
«Infatti, è questo il problema. L’impressione della città è di essere tagliata fuori da decisioni di vertice. Non si capisce perché a Roma si facciano le primarie e a Napoli no. Forse perché a Napoli Manfredi avrebbe difficoltà a vincerle? Questa indecisione non giova al Pd».
D’altro canto, perché nessuno dei tre si sottrae al gioco al massacro?
«Tutti e tre vanno trattati con rispetto. Ma nessuno di loro ha un destino politico fuori da Napoli. Fico non sarà più il presidente della Camera, Manfredi non è più rettore, anche Amendola non ha garanzie per il futuro. Per tutti e tre fare il sindaco di Napoli rappresenterebbe una buona collocazione. Intendiamoci, rischiano anche di bruciarsi, perché, se il centrodestra compatto sosterrà Maresca, la sfida non è affatto scontata».
Ritiene giusta la preoccupazione di Manfredi sul bilancio del Comune di Napoli e la richiesta di un provvedimento che possa in qualche modo sgravare il futuro sindaco da un’eredità fallimentare?
«Non è una preoccupazione sbagliata. De Magistris, al di là delle sue carenze oggettive, non ha potuto governare anche per questo motivo».
Il professore de Giovanni ha detto che un politico motivato
Per Fico, Amendola e per l’ex ministro la poltrona di sindaco sarebbe una buona sistemazione per il futuro
I dem avrebbero dovuto effettuare la prima mossa Superati invece da Clemente e Bassolino
accetterebbe la sfida senza condizioni.
«Biagio ha ragione, infatti solo Manfredi pone questa pregiudiziale. Chi vuole fare il sindaco deve affrontare il rischio. Manfredi è un tecnico molto bravo, ma non ha un approccio politico. Anche durante il ministero è stato abbastanza sottotono».
Sempre Manfredi ha lamentato la mancanza di segnali da parte del segretario del Pd Enrico Letta. Una telefonata è una condizione sufficiente per l’incoronazione?
«Secondo me, una vera legittimazione ci sarebbe solo con le primarie. Naturalmente, il parere di Letta è importante, ma in questa situazione rischia di non bastare».
Le indecisioni nel centrosinistra giovano più a Bassolino o al candidato che verrà del centrodestra?
«A entrambi. Se le elezioni si fossero tenute in primavera Bassolino avrebbe avuto un grande vantaggio. Il rinvio a ottobre lo ha eroso, ma credo che stia nuovamente crescendo. Non va bene che nessuno dei candidati, o presunti tali, tranne Bassolino, abbia espresso un’idea sulla città».
La dialettica per la scelta dei candidati, ha ricordato, è tutta interna ai partiti. Perché la classe dirigente napoletana non rivendica un ruolo significativo in questo processo?
«Perché manca un collegamento tra le forze della società civile, mancano anche i mezzi di diffusione delle loro idee. Chi prevale? De Luca che, avendo un potere consolidato, non ha bisogno di mezzi di diffusione».
Comprendo i timori sulle finanze del Comune, ma chi vuole governare deve assumere il rischio