Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Clemente: passo indietro? Che lo faccia un uomo per una donna candidata
L’assessore comunale potrebbe lasciare la giunta dopo il bilancio
La critica
«Al tavolo del centro sinistra oggi siedono forze che governano con Lega, 5S e FI»
Il «blocco» di Insurgencia, che in giunta de Magistris poteva contare su Eleonora De Majo assessore alla Cultura, che se ne va dalla maggioranza sostenendo, tra l’altro, di non aver condiviso la decisione di candidare Alessandra Clemente. Il capogruppo di Dema, Rosario Andreozzi, che, insieme ad un’altra consigliera di Dema, Elena De Gregorio (nipote del deluchiano presidente Eav, Uberto De Gregorio) che lasciano il movimento fondato dal sindaco di Napoli per approdare nel gruppone della Sinistra, sostenendo in un documento unitario più o meno le stesse motivazioni della De Majo. E al centro sempre lei, Alessandra Clemente. Il superassessore (ha dodici deleghe e tutte molto importanti) che de Magistris ha candidato per la sua successione, ma che ogni giorno che passa vede pezzi di quello che fu il mondo arancione voltarle le spalle.
E se Rifondazione Comunista, partito di Elena Coccia, «precisa» che il neonato gruppo in Consiglio comunale — Andreozzi e De Gregorio si sono uniti al gruppo denominato «Napoli in Comune a Sinistra» composto da Sandro Fucito, Chiara Guida, Mario Coppeto e, appunto, Elena Coccia — «non parteciperà ad alcun totocandidato», tutti gli altri consiglieri sono al momento, per così dire, «molto attenti» al percorso politico di Sergio D’Angelo, pur lui ex arancione della primissima ora, ex assessore della prima giunta de Magistris, fino a qualche giorno fa commissario dell’Abc su nomina dell’ex pm, poi candidatosi a sindaco (anche) contro Clemente. Salvo intese, molto probabili, con il candidato del centrosinistra che verrà.
Ma Clemente non demorde. E non arretra. Anche se ammette che «l’esperienza politica del 2016 è terminata perché il perimetro politico è profondamente cambiato», atteso che «i centristi di Lebro hanno lasciato la giunta» e sono diventati deluchiani; «il partito di Renzi, Italia viva, è nato con consiglieri eletti con il sindaco», con Sgambati, il capogruppo, che era ritenuto un fedelissimo di de Magistris; e che il mondo dei centro sociali guardi altrove, l’assessore-candidata, Clemente allarga il suo orizzonte «soprattutto ai giovani», spiega, rimarcando senza dirlo una diversità politica dall’esperienza portata avanti finora da de Magistris. E sebbene si intuisca che dopo il voto sul bilancio, da qui a fine giugno, qualunque sia l’esito in aula, si dimetterà da assessore anche per avere mani libere in campagna elettorale, il tema che pone è quanto mai attuale in Italia: il peso delle donne in politica, quello che tiene costantemente sulla graticola soprattutto il Pd. «Ogni giorno — sono parole di Clemente — leggo da qualche parte la narrazione di una prova di dialogo che mi vede sempre pronta ad un passo indietro rispetto a qualche uomo che si chiami Maresca, Fico o Manfredi. Nessuno, anche nelle più fantasiose ricostruzioni giornalistiche, che immagina invece che si possa convergere su una giovane donna, una amministratrice locale, una politica, una napoletana». Un tema che sta tenendo banco in queste ore anche a Roma, dove i Dem potrebbero mettere in campo per le primarie anche un donna insieme a Gualtieri. «La verità — sono sempre parole di Clemente — è che quello che ci allontana ad oggi è la visione di città e la mancanza di interlocutori affidabili con cui parlare. Al tavolo del centro sinistra oggi siedono forze che governano in grande sinergia con Lega, Movimento 5 stelle e Forza Italia, camuffando un’operazione di conservazione del potere come un’operazione di interesse nazionale. Il punto, ora, è definire un campo nel quale tutte le forze realmente progressiste - anche a partire da critiche severe ma costruttive - lavorino ad un percorso che guardi alla Napoli del 2030, proiettando in avanti energie, punti di vista, visioni su cui lavorare». La candidata di de Magistris immagina «un campo che punti al dialogo politico e istituzionale per affrontare a livello centrale e in maniera strutturale il tema dei debiti delle città, in modo da poter far ripartire gli enti locali iniziando dall’assunzione di nuove risorse umane per gestire le importanti risorse economiche che arriveranno sul nostro territorio e garantire efficienza nei servizi dovuti al cittadino. Le periferie. Le sfide ambientali. Il lavoro. La cura delle fragilità». Il ragionamento non può che scovolare sul tema del bilancio prossimo, con la candidata del sindaco che dice: «Ma quale sindaco vorrebbe il passaggio di testimone dalle mani di un commissario? Certe cose può dirle solo chi non ha mai amministrato un ente». Un ragionamento che, tanto nel centrosinistra quanto nel centrodestra, stanno facendo in molti.