Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Cibelli e l’arte di ricucire passato e presente
L’idea è nata dalle suggestioni delle opere di Yeesooyung, l’artista coreana celebre per riportare in auge quell’antichissima arte che è il «kintusugi»: il riparare i cocci con un filo d’oro.
Da quella splendida mostra ospitata al Madre e a Capodimonte nasce il progetto curatoriale di Angela Tecce e Sylvain Bellenger, rispettivamente presidente del Madre e direttore del Museo e Real Bosco di Capodimonte per «L’arte del danzare assieme», la mostra di Diego Cibelli appena inaugurata al secondo piano della Pinacoteca, in collaborazione con la Fondazione Donnaregina. Incontro, relazione e dialogo. Seguendo il filo circolare della connessione tra la storia e le persone, Cibelli, giovane artista (1987) che vive e lavora tra Napoli e Berlino, esplora il rapporto tra uomo e paesaggio «ricucendo» una serie di referenze culturali e visive dotte, a partire dalle collezioni di Capodimonte. Mettendo a frutto lo studio delle stampe della ricca collezione Firmian conservate nel Gabinetto Disegni e Stampe del Museo e la conoscenza dell’antica arte della porcellana, l’artista intesse su un ordito di rimandi infiniti, la narrazione seducente di un gioco sapiente. Quello delle sovrapposizioni. Le immagini digitali che si intersecano a formare il parato che riveste la sala espositiva circondano le magnifiche porcellane di Wedgwood, di Meissen e i biscuit della Real fabbrica in dialogo con una serie di bianchi vasi realizzati dall’artista. È l’incontro con il passato che alimenta, spinto da una connessione continua, il flusso della storia. Che poi è anche il senso di «Gates», l’altro progetto espositivo di Cibelli ospitato dall’Istituto Caselli e Real Fabbrica di Capodimonte (nelle sale del Mudi, il Museo Didattico della Ceramica e della Porcellana, lì dove un tempo c’erano i forni del Settecento) realizzato in collaborazione con i laboratori dell’Istituto. Promossa dal Mibact e gestita da Siae, la mostra, curata da Alessandra Troncone e Valter Luca De Bartolomeis,
si inserisce nel più ampio progetto di promozione dell’eredità della Real Fabbrica. Non a caso, il titolo. «Gates», infatti, allude a portali intesi come luoghi di attraversamento spazio temporale tra momenti diversi, scenari in divenire. Partendo dagli archivi in gesso della Fabbrica e dal patrimonio di eredità borbonica, rinsaldando la tradizione tra arte e artigianato, dalla terra cotta alla terra viva, i portali simbolici ci traghettano nella complessità del contemporaneo. In fondo, l’occasione per osservare retrospettivamente e in prospettiva il rapporto tra la Real Fabbrica e i giovani artisti.