Corriere del Mezzogiorno (Campania)
«Spacciatore», che irriverenza la sceneggiata 2.0
È una sceneggiata 2.0, lo spettacolo «Spacciatore», presentato alla riapertura del Mercadante, dove resterà fino al 23 maggio. Un allestimento visivamente «acid» che si cala nella frenetica, onnivora rapidità di segni e fruizione del tempo presente, toccando tanti registri a partire dal più tradizionale: il classico «Spara… spara… e spara!» del finale gridato da ‘o malamente, o le invettive lanciate dalla platea, «infame» su tutte. Ma l’operazione compiuta dalla regia di Pierpaolo Sepe, dalla scrittura di Andrej Longo e dalle musiche di Francesco Forni, piace perché va molto oltre, vestendo l’intero allestimento di un’ironia ai confini della derisione nei confronti dei modelli malavitosi oggi presenti a Napoli. Linguistici e comportamentali. Un’antigomorra, insomma, che si diverte a vestire di postmoderno anche molti brani, a tratti simili alle sonorità di Quentin Tarantino, passando per la dimensione del musical che intreccia amore e morte (alla «West side story») e infine, inevitabilmente a Shakespeare, maestro dell’intreccio fra tragedia e comicità. Dalla figura di una delle vittime, l’innocente Mercuzio (come in «Romeo e Giulietta») a quella di un vero e proprio «fool», Dragon Ball, il matto del quartiere, che alla fine si rivelerà eroe risolutivo della pièce. Lungo la quale scorre con un buon ritmo la storia di un giovane venditore di droga, del suo amore per una ragazza «pulita», insidiato dalla boss ‘A Sposa e da un poliziotto corrotto. Un intreccio lineare e verosimile, a cui partecipa anche il padre di lui, operaio disoccupato, costretto suo malgrado a impugnare la pistola. Longo e Sepe raccontano una storia di questa Napoli, in cui la consapevolezza del male sfugge fra i mille rivoli della quotidianità. Ma in cui è possibile salvarsi. Equilibrato il cast, da Riccardo Ciccarelli a Mariachiara Basso, da Ivan Castiglione a Roberto Del Gaudio, Danila Ioia, Stefano Miglio e Daniele Vicorito.
La pièce Regia di Pierpaolo Sepe, dalla scrittura di Andrej Longo