Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Lepore: la camorra è sparita dall’agenda dei candidati È un argomento scomodo
L’ex procuratore: «Persistono rapporti tra malavita e politica»
«La lotta alla criminalità è quasi del tutto scomparsa dall’agenda politica cittadina perché si tratta di un argomento scomodo». Non gira intorno al problema l’ex procuratore della Repubblica di Napoli Giovandomenico Lepore.
Eppure le tre esplosioni in tre giorni a Ponticelli dimostrano fragorosamente che il problema esiste eccome. E che Napoli per certi aspetti rassomiglia in questi giorni più a Gaza che a una grande citta europea. Concorda?
«Onestamente si tratta di episodi molto gravi. Finora si erano limitati a sparare, a fare le cosiddette Ma che si lanciassero bombe per strada non si era mai verificato. Almeno non succedeva dai tempi di Raffaele Cutolo. Già il procuratore Melillo ha fatto intuire alcuni collegamenti inquietanti tra la borghesia e certi ambienti. Non trovo concepibile che, nonostante l’impegno delle forze dell’ordine, questi fenomeni non siano stati debellati. Importante è stata l’operazione al Parco Verde, a Scampia non esiste più il mercato della droga. A Ponticelli si fronteggiano bande. Non ci sono mai state organizzazioni paragonabili a quelle siciliane, calabresi, ma anche casalesi. Si tratta di organizzazioni rionali dedite a reati di strada: scippo, furto, piccolo spaccio di droga».
stese.
E perché continuano a resistere?
«Sono sempre stato dell’opinione che fino a quando ci sarà un collegamento tra politica e malavita, la malavita non sarà debellata. Così è successo col terrorismo: quando certi legami si sono spezzati, il terrorismo è stato spazzato via. Qui continua ancora questo rapporto malsano».
Ragionando per assurdo: passi la prima, passi la seconda, ma la terza esplosione, avvenuta in pieno coprifuoco, non denuncia un’assenza impressionante di controlli?
«I controlli? Fino a un certo punto. Il problema si risolve con una seria attività investigativa. Oggi peraltro anche i confidenti si sono ridotti. Si devono fare indagini ma non sono semplici. Ma prima o poi verranno fuori i responsabili».
Tranne Bassolino che in un’intervista al Corriere del Mezzogiorno di tre giorni fa ha inserito la lotta alla camorra tra le priorità assolute, dal fronte politico, dei candidati in pectore non si sottolinea questa necessità. Perché?
«Ufficialmente i candidati a sindaco sono Bassolino, Sergio D’Angelo e la Clemente. Manfredi ancora deve decidere, lo stesso Maresca ancora non ha ufficializzato la sua scelta. Ma nei programmi effettivamente la lotta alla camorra passa in secondo piano. Non si parla di lotta alla criminalità organizzata, perché toccare questo tema è pericoloso, crea reazioni strane, è un argomento scomodo».
E a proposito di comunali, da un lato il Pd, schiaffeggiato a Roma, resta senza candidato, dall’altro il centrodestra che non ancora può contare sul sì di Maresca. Come andrà a finire?
«Questo è un male. Sarebbe stato meglio scegliere 2-3 candidati. Così andremo dritti verso un ballottaggio che imporrà accordi e patteggiamenti dell’ultim’ora».
Manfredi ha ricordato al Pd che non si scomoda un ex rettore per poi abbandonarlo al proprio destino. Condivide questa preoccupazione?
«Condivido, ma al posto suo non mi sarei mai messo in questa situazione. Diventare il sindaco di Napoli non è una pazziella. Manfredi e Maresca non hanno esperienza amministrativa alle spalle. E Napoli non è un paesino di 5 mila abitanti. Governare Napoli è più difficile che fare il ministro».
” Aspiranti-sindaco Manfredi e Maresca non hanno esperienza amministrativa. E Napoli non è un paesino