Corriere del Mezzogiorno (Campania)
IL SINDACO MIGLIORE? UNO CHE ABBIA CORAGGIO
Caro direttore, quali sono le priorità che dovrebbe affrontare chi andrà a governare Napoli? Io penso alle cose pratiche, alla galleria della Vittoria chiusa, alle strade disseminate di buche, alla mancanza di parcheggi, ai trasporti che sono insufficienti. Il tutto appesantito dal Covid. Ci vuole un politico di professione per affrontare tutto questo o solo una persona capace?
PCaro signor Fornelli, er fare il sindaco di Napoli occorre soprattutto coraggio. Dote che i partiti hanno smarrito da tempo. Basta osservare il desolante scenario che abbiamo sotto gli occhi: un centrosinistra che da mesi sta bruciando tre risorse importanti della città (Fico, Manfredi e Amendola) sull’altare delle proprie indecisioni e un centrodestra che si accoda supinamente alle convenienze personali di Catello Maresca, un magistrato che - a dispetto delle più elementari norme di trasparenza continua ad esercitare le proprie funzioni nel distretto in cui probabilmente si candiderà, oltre a condurre una campagna elettorale che definire «mascherata» è ormai un eufemismo. Gli unici ad averci messo la faccia, per il momento, sono Antonio Bassolino, Sergio D’Angelo e Alessandra Clemente. E nessuno di loro, fatte salve le diversità, rappresenta gli schieramenti tradizionali. Soltanto il nome di Sergio Rastrelli reca in calce il simbolo di Fratelli d’Italia ma temo che sia destinato a sparire appena si entrerà nel vivo. Perfino la tanto strombazzata società civile, con i Ricostituenti e Napoli Per (do you remember?), è appassita dopo il primo sboccio. Ci restano in dote le variegate liste «made in De Luca», eredi del peggior trasformismo meridionale. Senza coraggio e senza uno straccio di visione, dove vuole che si vada? La verità è che di Napoli, a questi partiti, interessa poco o nulla: è soltanto un luogo utile alla compensazione dei loro equilibri interni e alla conservazione degli assetti di potere. Il resto è silenzio. La nostra città, preda di una classe dirigente pre-moderna, si è rifugiata in una dimensione rivendicazionista (neo-norbonica o, peggio ancora, scarfoglista) che l’ha spinta ai margini del dibattito nazionale. Un sindaco, è chiaro, dovrebbe ricominciare dalla manutenzione delle strade e dei trasporti. Ma, allo stesso tempo, dovrebbe restituire ai napoletani un’identità culturale adeguata al terzo millennio. Mentre qui siamo tornati a Franceschiello.