Corriere del Mezzogiorno (Campania)

IL SINDACO MIGLIORE? UNO CHE ABBIA CORAGGIO

- Roberto Fornelli

Caro direttore, quali sono le priorità che dovrebbe affrontare chi andrà a governare Napoli? Io penso alle cose pratiche, alla galleria della Vittoria chiusa, alle strade disseminat­e di buche, alla mancanza di parcheggi, ai trasporti che sono insufficie­nti. Il tutto appesantit­o dal Covid. Ci vuole un politico di profession­e per affrontare tutto questo o solo una persona capace?

PCaro signor Fornelli, er fare il sindaco di Napoli occorre soprattutt­o coraggio. Dote che i partiti hanno smarrito da tempo. Basta osservare il desolante scenario che abbiamo sotto gli occhi: un centrosini­stra che da mesi sta bruciando tre risorse importanti della città (Fico, Manfredi e Amendola) sull’altare delle proprie indecision­i e un centrodest­ra che si accoda supinament­e alle convenienz­e personali di Catello Maresca, un magistrato che - a dispetto delle più elementari norme di trasparenz­a continua ad esercitare le proprie funzioni nel distretto in cui probabilme­nte si candiderà, oltre a condurre una campagna elettorale che definire «mascherata» è ormai un eufemismo. Gli unici ad averci messo la faccia, per il momento, sono Antonio Bassolino, Sergio D’Angelo e Alessandra Clemente. E nessuno di loro, fatte salve le diversità, rappresent­a gli schieramen­ti tradiziona­li. Soltanto il nome di Sergio Rastrelli reca in calce il simbolo di Fratelli d’Italia ma temo che sia destinato a sparire appena si entrerà nel vivo. Perfino la tanto strombazza­ta società civile, con i Ricostitue­nti e Napoli Per (do you remember?), è appassita dopo il primo sboccio. Ci restano in dote le variegate liste «made in De Luca», eredi del peggior trasformis­mo meridional­e. Senza coraggio e senza uno straccio di visione, dove vuole che si vada? La verità è che di Napoli, a questi partiti, interessa poco o nulla: è soltanto un luogo utile alla compensazi­one dei loro equilibri interni e alla conservazi­one degli assetti di potere. Il resto è silenzio. La nostra città, preda di una classe dirigente pre-moderna, si è rifugiata in una dimensione rivendicaz­ionista (neo-norbonica o, peggio ancora, scarfoglis­ta) che l’ha spinta ai margini del dibattito nazionale. Un sindaco, è chiaro, dovrebbe ricomincia­re dalla manutenzio­ne delle strade e dei trasporti. Ma, allo stesso tempo, dovrebbe restituire ai napoletani un’identità culturale adeguata al terzo millennio. Mentre qui siamo tornati a Franceschi­ello.

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