Corriere del Mezzogiorno (Campania)
SE I MATCH IN CAMPO SI TRASFORMANO IN SEDUTE DI BORSA
I titoli sull’altalena
Ciò che avviene nel rettangolo di gioco occupa sempre meno spazio. Mourinho va alla Roma, il titolo rimbalza in Borsa guadagnando il 30%
Il campionato più anomalo del secolo volge finalmente al termine, per lasciare spazio agli europei. Il campionato 202021 non mi mancherà, caratterizzato così come è stato da virus, polemiche, sospetti, rinnovi, e calciomercato h/24. Non so neanche chi l’abbia vinto, credo l’Inter.
Seguo solo la lotta per un posto in Champions, ma non perché è bello giocare per vincere, ma perché entrando nella competizione europea più importante la mia squadra, qualunque essa sia, incasserà decine di milioni di euro. Ormai educato al pensiero liberistico del guadagno sopra ogni cosa, non apprezzo più il gesto sportivo, ma la ricaduta che potrebbe avere sull’ingaggio o sulla vendita dell’atleta manager. Telecomando a destra e calcolatrice a sinistra. Fabian fa una bella partita, ed i primi commenti che ho sentito sono legati alla sua valutazione, se si vende si guadagna tanto. Non sai se stai guardando una partita, visto anche gli stadi tristemente deserti, o una seduta di Wall Street, con i borsisti vocianti in attesa del Down Jones. Va addirittura peggio in zona retrocessione, l’ineffabile addetto al Var designato con la stessa squadra due volte di seguito, coerentemente sbagliando entrambe le partite a favore sempre della stessa squadra. Una garanzia. Ed ecco che nei commenti si esce dal campo di gioco per dimostrare contatti di affari fra alcune parti in causa, di fatto inserendo un altro dubbio in una vicenda di per sé già ingarbugliata. Ciò che avviene nel rettangolo di gioco occupa sempre meno spazio. Mourinho va alla Roma, il titolo rimbalza in Borsa guadagnando il 30%, e senza neanche fare una seduta di allenamento la Società Sportiva ha già vinto, così come lo Special One.
Lo Sport è un’altra cosa, è la potenza devastante di Osimhen o la caparbia ricerca del gol di Lorenzo, capitano vero, e gran calciatore. Chi se ne frega dei 50 milioni o dei 70 versati al Lille, fossero 10 o 100 non cambierebbe nulla. È un ambito che non ci riguarda, e sul quale non sappiamo nulla. Il gol o la grande azione invece la vediamo, e la rivediamo anche tante volte. Fidiamoci della nostra vista e godiamo per le immagini, non per i pensieri sulle strategie di mercato. A volte è divertente, ma come in tutti i campi, il troppo storpia. Ed è diseducativo, perché toglie spazio al concreto a favore del virtuale.
La lontananza dagli stadi acuisce questo senso di perdita di contatto con il reale. Assistere ad una partita circondato da chi condivide una passione, esalta i sensi. L’udito, il rumore dello stadio è inimitabile, la vista, guardando le prodezze, il gusto, con gli immancabili dolciumi del mio grande amico Gigi Porcelli, il tatto, abbracciandomi con Mario, Dino, Gianclaudio, Peppe, Michele, Enzo. La pandemia sta finendo, con tutti gli strascichi che ci porteremo dietro per molto tempo. Ma per accelerare la ripresa della cultura sportiva vera, non del surrogato economico, ridateci gli stadi. Distanziati, controllati, vaccinati, ma è necessario tornare nella realtà. Perché lo sport è vita, ma quello vero, non il sostituto virtuale.