Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Nugnes: aumenti fuori da ogni logica I compensi attuali più che dignitosi

- Di Gimmo Cuomo

NAPOLI Contraria, decisament­e contraria. Paola Nugnes, senatrice eletta sotto le insegne del Movimento 5 stelle, dal quale ha preso le distanze in occasione del voto sul decreto sicurezza del ministro dell’Interno leghista Matteo Salvini, ora nel gruppo Misto, non ritiene opportuno l’aumento degli stipendi per i sindaci.

Il primo cittadino di Napoli Gaetano Manfredi ha auspicato che l’aumento degli emolumenti per chi amministra una città sia «un passaggio che fa parte della democrazia». Lei cosa ne pensa?

«Questa posizione è già stato ampiamente rappresent­ata dai sindaci. I sindaci di Roma e di Napoli hanno già proceduto a dichiarare la loro disponibil­ità».

Appunto, ma, come ha ricordato Manfredi, di questo dovrà occuparsi il Parlamento. Nel caso il problema si ponesse in concreto, cosa voterebbe?

«Quando eravamo nel Movimento 5 stelle, partivamo dal taglio degli stipendi, ma non solo dei parlamenta­ri. Quella doveva essere la prima tappa per poi arrivare alla riduzione anche per gli amministra­tori delle partecipat­e, perché un amministra­tore delegato di una società non può avere uno stipendio 12 volte superiore a quello di un dipendente. Naturalmen­te le cariche politiche dovrebbero seguire la stessa strada. Non dico che la politica non debba essere pagata. So che la politica ha bisogno di risorse».

Ecco, il punto. Anche un sindaco ha bisogno di un compenso adeguato?

«Aumentare lo stipendio di un sindaco mi sembra fuori da ogni logica, specialmen­te in questo periodo. I fondi ai quali stiamo accedendo sono a debito. Abbiamo tagliato ospedali, medici infermieri, e così dovremo continuare a fare. Stiamo andando a debito sulle spalle dei nostri giovani e dei nostri figli. Un’azione indecente».

Amministra­re un Comune come Napoli equivale a guidare una grande società il cui vertice guadagna anche 5, 6 volte più del sindaco. Le pare giusto?

«Mi perdoni, ma non riesco a

La concezione

Non riesco a vedere la politica come l’amministra­zione di una grande società per azioni

vedere la politica come l’amministra­zione di una grande spa. La politica non deve guardare solo al profitto come una società per azioni. Il pubblico deve investire anche in settori non immediatam­ente produttivi che producono invece la socializza­zione dei beni. Se vogliamo considerar­la come una spa, dovrebbe, per fare l’esempio dei trasporti, destinare mezzi solo sulle linee che portano determinat­i utili».

Non c’è una sproporzio­ne evidente tra l’indennità di un parlamenta­re e quella del principale amministra­tore di una grande città come Napoli?

«Guadagniam­o 5 mila euro al mese».

In realtà, più del doppio.

«Tutte le altre spese sono soprattutt­o per il gruppo di collaborat­ori. Sicurament­e ci vorrebbe una più giusta ed equa rendiconta­zione. Ma a un senatore servirà sempre di più un’equipe di lavoro. Anche la vita politica di un parlamenta­re è di breve durata: 5 o 10 anni. E richiede dedizione totale, a scapito della profession­e».

Questo è ancor più vero per i sindaci che per legge non possono essere rieletti dopo due mandati.

«Beh, in tutti i partiti c’è un limite che va dalle 2 alle 3 legislatur­e. Anche questa materia andrebbe regolament­a».

Perché non si è proceduto finora all’abbassamen­to dell’appannaggi­o dei parlamenta­ri benché i deputati e i senatori del M5s siano maggioranz­a relativa in Parlamento?

«Perché non era quello l’obiettivo, ma tagliare il numero dei parlamenta­ri».

I sindaci devono comunque rassegnars­i a percepire quello che attualment­e è previsto?

«Mi sembrano stipendi più che dignitosi».

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