Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Whirlpool, altra fumata nera Nel limbo dopo ventinove mesi
La viceministra Todde: il lavoro del consorzio va avanti. Il Mise continua a svolgere il ruolo di mediatore
Vite sospese. Sono
NAPOLI quelle dei 320 lavoratori della Whirlpool di Napoli che invano da ben 29 mesi attendono una qualche soluzione sulla loro vertenza. E adesso più che mai non si riesce a fare un passo decisivo in avanti, e questo nonostante le decine di tavoli convocati dal Ministero dello Sviluppo Economico. Anche il vertice convocato ieri, a cui non era invitata Whirlpool, non è stato minimamente decisivo.
È emerso che il lavoro del consorzio che dovrebbe reindustrializzare il sito di via Argine sta procedendo verso la fatidica data del 15 dicembre in cui dovrebbe essere messo tutto nero su bianco e che nel frattempo si sono fatte avanti altre aziende interessate al nuovo progetto industriale. Ma di scendere nei dettagli e – cosa fondamentale – fare i nomi delle aziende che hanno deciso di scommettere su questa fabbrica e sui lavoratori, non se ne parla affatto. E anche sul fronte giudiziario tutto ancora tace.
È trascorsa una settimana dall’udienza al Tribunale di Napoli nella quale il giudice si è riservato di decidere sul ricorso presentato dai sindacati contro i procedimenti di licenziamento collettivo della multinazionale. Sentenza che tarda ad arrivare e che secondo qualche addetto ai lavori potrebbe non essere un segnale del tutto positivo per i sindacati e i lavoratori. Poi c’è la questione non di meno conto delle lettere di licenziamento che potrebbero essere recapitate da un giorno all’altro alle tute blu, ma che secondo fonti ben circostanziate sembra che per il momento non siano ancora partite da Whirlpool. Tornando alla reindustrializzazione dello stabilimento di Napoli, uno degli ostacoli è rappresentato dalla cessione del ramo d’azienda, a cui Whirlpool, è emerso ieri nel tavolo al Mise, pare non sia più disponibile dopo che nei termini che aveva stabilito perché ciò si realizzasse nessuno si era fatto avanti. Però non è ancora del tutto chiaro se dopo la comparsa del consorzio, sia stato chiesto nuovamente alla multinazionale americana di concordare la cessione del ramo d’azienda, quanto meno con un atto formale. Tutti interrogativi a cui nessuno finora ha risposto in modo esauriente. Ed il tempo scorre inesorabile verso la definitiva chiusura del rapporto di lavoro tra l’azienda americana ed i 320 lavoratori dello stabilimento partenopeo. Eppure il governo sembra convinto che si stiano facendo dei progressi.
«Il lavoro del consorzio va avanti e sono state confermate le scadenze annunciate nei vari incontri — ha sottolineato ieri nel corso dell’incontro sulla vertenza, la viceministra dello Sviluppo Economico Alessandra Todde — il Mise continua a svolgere il suo ruolo da mediatore e manteniamo aperte le varie interlocuzioni con le parti. Invitalia sta facendo un lavoro importante con grande impegno». «Sono arrivate molte manifestazioni di interesse — ha aggiunto Todde — non vogliamo far entrare aziende solo con l’obiettivo di assumere persone, ma stiamo scegliendo le aziende rispettando quello che è il progetto industriale nel suo complesso. Stiamo lavorando senza sosta per portare a compimento il piano su cui, ed è visibile a tutti, stiamo investendo molto».
Ma i sindacati non sembrano affatto convinti dell’azione governativa.
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