Corriere del Mezzogiorno (Campania)
«Natura e Artifizio», le emozioni di Mario Brunello
Se i potenti del mondo hanno appena iniziato a rivolgere attenzione alla natura, non è così per la musica che dai fenomeni naturali ha sempre tratto ispirazione; alcuni artisti poi, come il grande violoncellista Mario Brunello, da decenni scelgono ai più diversi paesaggi per eleggerle a location di concerti. Domani sera alle 20.30 al Delle Palme il virtuoso veneto per la Associazione Alessandro Scarlatti, propone un concerto dal titolo «Natura e Artifizio», con l’Accademia dell’Annunciata diretta da Riccardo Doni, in omaggio a Giuseppe Tartini, nel 250° della morte, caduto lo scorso anno in tempo di «silenzio covid». È creativo il rapporto di Brunello con la natura e recentemente ha rivelato al «Corriere della Sera» alcuni momenti di significativa immersione nel paesaggio: «Sull’Himalaya, a più di cinquemila metri d’altezza. Assieme al mio amico Fausto De Stefani, lo scalatore, violoncello in spalla abbiamo raggiunto uno di quei templi che si trovano sulle alture prossime all’Everest e ho suonato davanti al sacerdote», racconta il virtuoso, che poi ricorda un momento toccante. «Nel gruppo dolomitico del Catinaccio, feci un concerto in quota e poi, alla fine, mi si avvicinò una donna, sorretta dal figlio. Quella donna aveva perso la vista e mi disse che era venuta lì da Bergamo per ascoltare quella musica, in quel paesaggio. Per me è uno straordinario esempio di ascolto: lei non venne per vedere quel paesaggio mozzafiato, ma per ascoltare la musica nata da quello scenario naturale». Il concerto «Natura e Artifizio» è stato affidato ad un cd per l’etichetta Arcana e affianca due protagonisti del Settecento italiano, il violinista Tartini e Antonio Vandini, violoncellista bolognese; si ascolteranno i due Concerti per violoncello di Tartini dedicati probabilmente al collega bolognese del quale sarà eseguito il solo Concerto per violoncello pervenutoci. Le tre pagine erano quasi certamente destinate al violoncello piccolo, strumento prediletto dai virtuosi dell’età barocca per uso solistico; l’Ottocento è rappresentato in locandina dal «Concertone» di Giulio Meneghini. Completano il programma un brano del Novecento e uno contemporaneo, ancora ispirati a Tartini: la trascrizione di Respighi della «Pastorale» dalla omonima Sonata di Tartini e «L’antro dell’orco», Scherzo musicale liberamente tratto da «L’arte dell’arco» di Tartini, per violoncello piccolo, archi e cembalo di Vanni Moretto, che rivela: «Il tema tartiniano diventa, nella mia rilettura, una sorta di Virgilio, che ci accompagna in una serie di gironi (le variazioni) che agiscono come specchi deformanti (come quelli della camera magica del luna park) che ne esaltano, deformano, annullano, scompongono la struttura armonica, senza mai annullarne la personalità». Ad accrescere l’interesse per questa pagina dei nostri giorni sono le parole dell’autore che rimandano a riti e ad ambientazioni quasi gotiche: «Questo brano è una catarsi, un rito, che ci riscatta dall’ossessione del breve giro armonico che per quasi tre secoli ha ossessionato schiere di violinisti in tutto il mondo».