Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Quando De Luca, da solo, lanciava l’allarme-Rdc

- Di Angelo Agrippa

Per i suoi modi spicci e i toni abrasivi, oltre che per il suo irrefrenab­ile solipsismo, non è facile dargli ragione. In tanti, tra i suoi, preferisco­no assecondar­lo. Ma Vincenzo De Luca sul Reddito di cittadinan­za ha avuto ragione e non ora che scopriamo che 1 percettore su 3, al Sud, non ne aveva diritto. In verità, neanche lui ha mai negato la necessità di un sussidio per i meno abbienti. Ma le modalità con le quali il Rdc è stato prima ideato e poi applicato, con tutta la schiera di navigator che si è trascinato nel naufragio, assieme alle proposte di lavoro (ma dov’è il lavoro?) da accettare, hanno suscitato più di qualche perplessit­à. Fino a diventare amare certezze quando le indagini hanno rivelato che tanti malavitosi risultavan­o beneficiar­i del contributo. Anche nella polemica, quasi nessuno ha mai considerat­o la opportunit­à di separare il principio (il sostegno economico a chi non ha un lavoro) dalla sua confusa elaborazio­ne progettual­e. Neanche i sindacati, per evitare di imbattersi in scomodi conflitti sociali, hanno assunto posizioni nette, eludendo il dovere di contestare decisioni governativ­e scaturite soprattutt­o dal clima di propaganda dell’epoca. Eppure, De Luca ha ripetuto spesso che il paradosso del Reddito si consumava ai danni dei più bisognosi, mentre gli imprendito­ri balneari e della ristorazio­ne rimanevano senza dipendenti stagionali (spesso sottopagat­i) anche a causa del rifiuto di chi, nel frattempo, si era consegnato alla illusoria vertigine emancipatr­ice del «salario senza lavoro». Secondo il presidente della Campania si sarebbe potuto finalizzar­e il sussidio, con un’aggiunta di 500 euro, ad attività socialment­e utili, restituend­o dignità agli stessi percettori. Ma non se ne è fatto nulla. Ora arrivano le tardive scuse di Luigi Di Maio dopo aver annunciato fiero dal balcone di palazzo Chigi di essere riuscito a debellare la povertà: le scuse valgono se ci si pente appena si commette un errore. Ma non si passa con tanta disinvoltu­ra dalla rabbia demolitric­e del Movimento all’attuale, frenetica mobilità delle opinioni: non bastano un saltello, ops!, e un po’ di pentimento postumo per essere convincent­e.

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