Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Teste muore durante l’udienza, è polemica sui soccorsi
Era un preside, vani gli sforzi per salvarlo. L’ira dei medici: «Siamo pochi». Indaga la Procura
NAPOLI La morte per infarto in Tribunale del professor Benito Capossela, preside del liceo «Pitagora — Benedetto Croce» di Torre Annunziata e teste in un processo penale fa ripartire la polemica sul presidio medico di emergenza nel Palazzo di Giustizia. Capossela, dirigente scolastico molto conosciuto e stimato nella sua città, intorno alle 14 di ieri era nell’aula 219 e stava rispondendo alle domande del pubblico ministero nell’ambito di un processo per diffamazione a carico di un giornalista: era parte offesa. Il suo liceo organizza un concorso intitolato a Giancarlo Siani e per questo nei suoi confronti il cronista aveva usato espressioni che lo avevano indotto a rivolgersi alla magistratura. È possibile che la forte emozione avvertita in udienza gli sia stata fatale.
Nonostante l’intervento dei medici presenti in Tribunale, che hanno praticato a lungo le manovre salvavita, Benito Capossela non ce l’ha fatta. La Procura indaga sulla catena degli interventi e sull’uso del defibrillatore. «La morte di Capossela — ha dichiarato il sindaco di Torre Annunziata, Vincenzo Ascione — ci lascia sgomenti e attoniti. Il professore, grazie al suo instancabile lavoro e alla sua tenacia, è riuscito a rendere l’istituto che dirigeva un’eccellenza a livello nazionale».
La morte improvvisa del dirigente scolastico ripropone il problema dei soccorsi di emergenza a Palazzo di Giustizia. Già nei giorni scorsi, dopo che a sentirsi male era stato un avvocato, il dottor Francesco Passarelli, dirigente medico in servizio presso il presidio di primo intervento del Tribunale, aveva scritto al procuratore generale Luigi Riello (responsabile della sicurezza del Palazzo di Giustizia), al direttore della Asl Na1, Ciro Verdoliva, al responsabile del 118, Giuseppe Galano, e al presidente dell’Ordine degli Avvocati, Antonio Tafuri, per segnalare i gravi problemi che si trova a gestire. Dopo avere spiegato che il presidio fu istituito per l’assistenza ai detenuti in transito, fino a 500 al giorno, e che per questo motivo doveva funzionare fino alle 14 (dopo quell’ora in genere non ci sono più detenuti nel Palazzo) il medico precisa che l’organico prevederebbe due medici e un infermiere per turno, ma quest’ultimo manca da anni. Dal primo ottobre scorso «sono solo due i medici in servizio, ciò significa che in caso di malattia e/o ferie il presidio resta con un unico medico non essendo prevista sostituzione». Ulteriore disagio: il presidio, «per incongrua determinazione, invece di essere assegnato al dipartimento di medicina penitenziaria è stato assegnato al 118 con la conseguenza che la farmacia del 118, per ovvi motivi, è dotata di farmaci salvavita e non dei farmaci degli ambulatori territoriali».