Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Il Fiano «Xa»: nome breve, sorso lungo e appagante
Tempa di Zoè è la nuova azienda cilentana che Bruno De Conciliis, Francesco Domini e altri soci senza ruoli operativi hanno messo su per puntare alla valorizzazione dei vitigni autoctoni cilentani. Considerato il pedigree dei due fondatori, Bruno “cantiniere” di lungo corso (e sorso), e Francesco, un’autorità nel marketing, merita attenzione e rispetto. Anche perché, alla fine dei conti, a parlare è il bicchiere. Per presentare questa nuova realtà ho scelto in prima battuta lo «Xa», un Fiano prodotto con uve allevate a Torchiara in una vigna a 400 metri sul livello del mare, esposta a Nord. Il ciclo di lavorazione è lungo. E prevede la fermentazione in tonneau nei quali il vino resta per un anno. Successivamente riposa per altri 12 mesi in bottiglia. In commercio, in questo momento, si trova dunque il millesimo 2019. Ho stappato la bottiglia numero 3.000 delle 3650 prodotte. Di colore paglierino abbastanza carico, luminoso e consistente. Propone un bouquet interessante e variegato, naturalmente molto diverso da quelli dei Fiano avellinesi, dei quali lo «Xa» si può considerare un cugino più che un fratello, come è giusto che sia in considerazione delle differenze dei rispettivi terroir. Un bouquet, dicevo, molto solare, caratterizzato da una marcata componente floreale, ma anche da tanta frutta, la pesca gialla matura, e dagli agrumi in bella evidenza. Il sorso è fluido, bilanciato, ben sorretto dall’acidità. Si sviluppa in lunghezza, con una piacevole proiezione finale acidula. Un vino di facile decifrazione, che ambisce a una complessità che raggiungerà col passare dei mesi e degli anni. Penso, in ogni caso, che possa essere consumato anche subito con buona soddisfazione. Per quanto riguarda gli abbinamenti, preferitelo sulla frittura di calamaretti spillo, sui primi piatti che prevedono l’incrocio tra l’orto e il mare, come il risotto con piselli fave e gamberi rossi.