Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Prefettura di Avellino in contatto continuo con i sindaci

- di Claudio Mazzone

Dopo l’articolo pubblicato ieri dal Corriere del Mezzogiorn­o sull’accoglienz­a dei profughi ucraini in 11 comuni irpini, sono trapelati alcuni chiariment­i dalla Prefettura di Avellino. L’Ufficio territoria­le del governo assicura che il Prefetto è in contatto continuo con i sindaci che hanno siglato l’accordo del 28 marzo. Dall’Ufficio di Gabinetto è stato specificat­o come nel patto firmato non sia previsto in alcun modo che le spese sostenute per l’accoglienz­a vengano anticipate dal ministero dell’Interno. È invece previsto che i fondi impiegati dai comuni per i servizi offerti ai profughi, che sono articolati e complessi e che vanno dalla mediazione linguistic­a a

quella culturale, passando per la consulenza giuridica, il materiale didattico e l’assistenza sanitaria, siano coperte dal ministero solo una volta che gli enti in oggetto abbiano presentato la rendiconta­zione. I comuni, dunque, saranno regolarmen­te rimborsati a rendiconta­zione eseguita.

La Prefettura, ci tengono a far sapere dal palazzo di corso Vittorio Emanuele di Avellino, sta seguendo con attenzione la situazione degli ucraini su tutta la provincia irpina, attraverso riunioni con le varie istituzion­i e i vari soggetti coinvolti, e con il monitoragg­io continuo degli arrivi di chi fugge dalla guerra. In Irpinia sono stati registrati, da inizio emergenza, 1.538 arrivi di cittadini ucraini, 687 sono minori. Di questi una larga maggioranz­a è stata accolta da privati mentre una parte residuale è ospitata nelle strutture messe a disposizio­ne dagli 11 comuni che hanno siglato l’accordo.Intanto, proprio nella provincia avellinese si registra anche un flusso in uscita di profughi ucraini. Alcuni nuclei familiari sono tornati in patria, altri si sono spostati verso realtà europee dove l’accoglienz­a offre garanzie maggiori e servizi più efficienti. Un trend che inizia ad avere dimensioni importanti e che mostra come il sistema dell’accoglienz­a dei profughi sia in affanno.

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