Corriere del Mezzogiorno (Campania)

MUNICIPALI­TÀ, I PARTITI ? SONO CENTRI PER L’IMPIEGO

- Giuseppe Ieropoli

Caro Direttore,

Napoli come tutte le grandi città è suddivisa in quartieri, municipali­tà e macro-aree. Ma bisognereb­be puntare al concreto e partire dalla geografia della città e da quattro macroaree. Manfredi dovrebbe «farsi in quattro» e costituire e coordinare un gruppo di lavoro che affronti specificam­ente le criticità di: centro storico e collina; Napoli est; Napoli nord e Napoli ovest. Una prospettiv­a determinan­te ed utile anche nell’ottica della città metropolit­ana.

Caro signor Ieropoli,

Alume di naso, la sua proposta mi sembra sensata e, come tale, difficilme­nte realizzabi­le. Provo a spiegarle il motivo di questa (apparente) contraddiz­ione. A sette mesi dall’elezione del sindaco, siamo l’unica grande città a non aver messo in moto le municipali­tà e non per questioni burocratic­he o economiche ma soltanto perché i partiti non riescono a trovare un’intesa sulle poltrone da spartirsi. Manfredi, da buon ingegnere, nel tentativo di risolvere la faccenda ha calcolato i posti disponibil­i, ripartendo­li sulla base dei voti raccolti dalle singole formazioni. Ne è venuto fuori un «manuale Cencelli» 2.0 (tempo addietro queste operazioni venivano fatte con carta e penna, oggi con computer e fogli excel) che, però, non ha soddisfatt­o gli appetiti delle forze politiche. Insomma, stiamo assistendo inermi a uno spettacolo indecente che penalizza fortemente la vita dei napoletani e rischia di compromett­ere la credibilit­à del nuovo corso comunale. D’altronde, era stato lo stesso sindaco, in campagna elettorale, a promettere che molte funzioni amministra­tive sarebbero state decentrate nei parlamenti­ni di quartiere per incidere meglio sulla qualità dei servizi. Di tutto ciò, sette mesi dopo, non c’è traccia. E sa perché? Semplice: i partiti, privi ormai di qualsiasi appiglio con la realtà sociale, si sono trasformat­i in centri per l’impiego che distribuis­cono posti di lavoro ai loro accoliti. Parliamo di assessorat­i e vicepresid­enze, ossia di stipendi che sfiorano i duemila euro, una cifra ragguardev­ole per gente senza arte né parte. Manfredi si è fatto sostenere da ben 13 liste e ora deve pagare dazio a ciascuna di esse con nomine e prebende. Figuriamoc­i cosa accadrebbe se istituisse anche i gruppi di lavoro per le quattro macroaree... Arriveremm­o alla guerra per bande in piazza Municipio.

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