Corriere del Mezzogiorno (Campania)
MUNICIPALITÀ, I PARTITI ? SONO CENTRI PER L’IMPIEGO
Caro Direttore,
Napoli come tutte le grandi città è suddivisa in quartieri, municipalità e macro-aree. Ma bisognerebbe puntare al concreto e partire dalla geografia della città e da quattro macroaree. Manfredi dovrebbe «farsi in quattro» e costituire e coordinare un gruppo di lavoro che affronti specificamente le criticità di: centro storico e collina; Napoli est; Napoli nord e Napoli ovest. Una prospettiva determinante ed utile anche nell’ottica della città metropolitana.
Caro signor Ieropoli,
Alume di naso, la sua proposta mi sembra sensata e, come tale, difficilmente realizzabile. Provo a spiegarle il motivo di questa (apparente) contraddizione. A sette mesi dall’elezione del sindaco, siamo l’unica grande città a non aver messo in moto le municipalità e non per questioni burocratiche o economiche ma soltanto perché i partiti non riescono a trovare un’intesa sulle poltrone da spartirsi. Manfredi, da buon ingegnere, nel tentativo di risolvere la faccenda ha calcolato i posti disponibili, ripartendoli sulla base dei voti raccolti dalle singole formazioni. Ne è venuto fuori un «manuale Cencelli» 2.0 (tempo addietro queste operazioni venivano fatte con carta e penna, oggi con computer e fogli excel) che, però, non ha soddisfatto gli appetiti delle forze politiche. Insomma, stiamo assistendo inermi a uno spettacolo indecente che penalizza fortemente la vita dei napoletani e rischia di compromettere la credibilità del nuovo corso comunale. D’altronde, era stato lo stesso sindaco, in campagna elettorale, a promettere che molte funzioni amministrative sarebbero state decentrate nei parlamentini di quartiere per incidere meglio sulla qualità dei servizi. Di tutto ciò, sette mesi dopo, non c’è traccia. E sa perché? Semplice: i partiti, privi ormai di qualsiasi appiglio con la realtà sociale, si sono trasformati in centri per l’impiego che distribuiscono posti di lavoro ai loro accoliti. Parliamo di assessorati e vicepresidenze, ossia di stipendi che sfiorano i duemila euro, una cifra ragguardevole per gente senza arte né parte. Manfredi si è fatto sostenere da ben 13 liste e ora deve pagare dazio a ciascuna di esse con nomine e prebende. Figuriamoci cosa accadrebbe se istituisse anche i gruppi di lavoro per le quattro macroaree... Arriveremmo alla guerra per bande in piazza Municipio.