Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Palazzo Reale Riemergono i tesori del museo segreto
Epifani: i grandi depositi della Foreria torneranno visitabili Da ammirare tappeti, biancheria e suppellettili degli ex re
NAPOLI Tappeti, arredi di età sabauda, pregiatissime tovaglie di fiandra e lino. E, ancora, sedie, divani, panche, tavoli. Sono i tesori custoditi nei depositi della Foreria di Palazzo Reale che — a breve — torneranno visitabili. Lo annuncia il direttore Mario Epifani nel corso di una conversazione al Circolo dell’Unione organizzata da Giovanni Lombardi — presidente di Tecno e dell’Advisory board di Capodimonte — che lo accompagna nella narrazione di un museo che dal 2020 ha conquistato l’autonomia e che diventerà un ponte fra il mare e il centro della città.
Le foto dei depositi — nei locali che erano di servizio quando a palazzo abitavano ancora i Re — sono straordinarie. «Si tratta di tutto quello che è stato spostato dagli spazi che dal 1927 hanno accolto la Biblioteca nazionale — racconta Epifani —, che prima era nell’attuale museo Archeologico. Dunque via gli arredi e moltissimi elementi di grande valore che attenevano alla vita quotidiana dei reali: la parte di rappresentanza, la sala del trono, è solo una parte di tutto quello che contiene il Palazzo. Per questo motivo vogliamo coinvolgere i visitatori in questa passeggiata inedita e sorprendente».
I tappeti arrotolati sono centinaia, così come i pezzi di biancheria di pregio, le suppellettili. A intervalli regolari, fra le mensole, i fogli vergati — con una stilografica blu — che riportano un inventario minuzioso. La maggior parte dei pezzi conservati fa riferimento ai Savoia, ma ci sono anche reperti del tardo periodo borbonico. Tutti confluiti nella Foreria che era utilizzata come deposito di artiglieria e centro logistico per funzioni connesse al vicino porto militare e all’arsenale, a poca distanza dalla fonderia a ridosso della galleria della Vittoria.
Mario Epifani è da un anno e mezzo alla guida di Palazzo Reale. Un luogo che ha visitato fin da piccolo insieme con i genitori, ricorda mostrando una sua foto da bambino vicino ad un antico vaso cinese: «era il 1985, all’epoca la piazza era anno cora piena di autobus e macchine». Per il «suo» museo lavora a una rivoluzione silenziosa e costante. É Giovanni Lombardi a snocciolare i passi salienti della formazione di Epifani: «La laurea alla Federico II, poi i master al Louvre e al Getty di Los Angeles: esperienze che gli hanno dato uno sguardo diverso e internazionale sui musei».
Il Palazzo Reale ideale del direttore ha « la facciata di uno, gli interni di un altro, ma da ciascuno c’è sempre da imparare, da acquisire una esperienza. Però non chiamiamoli musei, ma luoghi di cultura. La mia ambizione — racconta — è riportare la gente a Palazzo. In Italia, a differenza di quanto accade all’estero, c’è difficoltà a far pace con la monarchia e a rivalutare e valorizzare le residenze reali. Credo sia arrivato il momento di farlo. I napoletani, poi, conoscopoco questa residenza: ho notato che tanti, dall’esterno, non sanno neanche cosa si trovano di fronte. É una rotta da invertire e noi lo facciamo aprendo i giardini gratuitamente a tutti: quello Italia, vicino piazza Trieste e Trento, e quello Romantico vicino al teatro San Carlo che è stato purtroppo tagliato a metà del secolo scorso dal viale che conduceva alla Biblioteca. E poi il Belvedere, che consente un colpo d’occhio su Napoli davvero mozzafiato. Stiamo realizzando una caffetteria e organizzando un sistema collegato all’Ipogeo della Basilica di San Francesco di Paola. I luoghi di cultura devono dialogare e attrarre interessi. Anche il circolo dell’Unione è parte di questo discorso ed è interessante ritrovarlo nel percorso di visite del Maggio dei Monumenti».
La sua sfida è legata anche ai progetti di manutenzione straordinaria: un piano lungo otto anni che passa attraverso scelte ecologiche. «I gabbiani, innanzi tutto — racconta Epifani — che rovinano i tetti e il fronte lato mare. Siamo decisi a fronteggiarli con i falchi, senza soluzioni chimiche. Abbiamo avuto un vertice con esperti che lavorano nei musei di tutto il mondo e ci siamo confrontati con scelte diverse e sostenibili. Un altro esempio è il condizionamento: gli sbalzi di temperatura non fanno bene alle opere d’arte. Meglio i rimedi della nonna: serramenti per raggiungere l’efficientamento energetico e scuri chiusi per evitare che la luce danneggi dipinti e arredi».
Epifani ha un modello. E lo dichiara con approccio diretto. «Il mio riferimento è il Quirinale, che certo ha funzioni specifiche — racconta —. Ma noi dobbiamo tendere ad un palazzo vivo dove lavorare alla ricostruzioni filologiche non dimenticando che non c’è una epoca di riferimento esatta. Qui i regnanti sono cambiati ogni 30-40 ’anni: noi ci rifacciamo alla fine della monarchia». Infine la videosorveglianza, che consentirà di monitorare gli ambienti della Reggia anche senza la presenza fisica degli addetti, per garantire una fruibilità piena degli spazi del Palazzo.
" In Italia c’è difficoltà a far pace con la monarchia e a rivalutare e valorizzare le residenze reali. Credo sia arrivato il momento di farlo. I napoletani, poi, conoscono poco questa residenza
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Si tratta di tutto quello che è stato spostato dagli spazi che dal 1927 hanno accolto la Biblioteca nazionale, che prima si trovava nell’attuale museo Archeologico