Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Comuni sciolti per camorra «Cittadini a democrazia sospesa»
• Alla fine dello scorso febbraio stessa sorte toccò a Castellammare di Stabia
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NAPOLI A ventiquattrore dal voto per le Comunali, in provincia di Napoli (dove andranno alle urne i cittadini di 7 grandi centri oltre i 15 mila abitanti) si aggrava la preoccupazione per la penetrazione dei clan all’interno delle istituzioni locali. Lo scioglimento per infiltrazioni malavitose del Comune di San Giuseppe Vesuviano, deliberata giovedì dal Consiglio dei ministri su proposta della re1993, sponsabile dell’Interno Luciana Lamorgese, è solo l’ultimo episodio di un trend inquietante iniziato esattamente un anno fa con lo scioglimento del Comune di Marano, e proseguito con quello di Villaricca, e, negli ultimi 105 giorni, da quelli di Castellammare di Stabia, di Torre Annunziata e appunto di San Giuseppe Vesuviano.
Ieri mattina il prefetto di Napoli Claudio Palomba ha già provveduto alla nomina di una commissione prefettizia che guiderà il comune vesuviano: è composta dal viceprefetto Aldo Aldi, dal viceprefetto Agnese Scala e dal dirigente a riposo Antonio Scozzese. Il sindaco della Lega Vincenzo Catapano, eletto alla testa di una coalizione di liste civiche, era all’ultimo anno di mandato. Non è comunque la prima volta che il centro vesuviano conosce l’onta dello scioglimento anticipato per camorra. Avvenne già nel proprio alla vigilia delle elezioni comunali, su proposta dell’allora ministro dell’Interno Rosa Russo Iervolino. E ancora alla fine del 2009. L’ormai ex primo cittadino (in realtà è attualmente sospeso in attesa del perfezionamento dell’iter burocratico) ha difeso il proprio operato in un post sulla propria pagina Facebook «Viene affermato—ha scritto — che l’azione dell’amministrazione da me guidata sarebbe stata permeabile alla criminalità organizzata. Riteniamo che ciò non risponda al vero e che rappresenti una insopportabile ingiustizia. Per noi parlano anni di lotta chiara ed aperta alla criminalità organizzata, per noi parlano i comizi in cui personalmente affermai che non avremmo mai chiesto e mai voluto i voti della camorra, per noi parlano chiaro le denunce fatte all’autorità giudiziaria e alla Dda competente nei confronti di diversi elementi collegati ed appartenenti alla criminalità organizzata locale». Catapano ha annunciato anche l’intenzione di rivolgersi al giudice amministrativo «per cercare di ripristinare la verità». In realtà il provvedimento di scioglimento non ha rappresentato un fulmine a ciel sereno perché è stato preceduto da un accurato lavoro svolto dalla commissione di accesso.
Grande imbarazzo all’interno della Lega. Catapano fino a circa due anni fa è stato il segretario provinciale di Napoli del Carroccio. Poi gli fu assegnata la delega agli enti locali. Ma pare che negli ultimi tempi non fosse particolarmente attivo all’interno del partito. Tra i dirigenti prevale, dunque, la prudenza. Da un lato, si prende atto della difesa di Catapano, dall’altro si attende la relazione che ha determinato lo scioglimento. Del resto la delibera è stata adottata da Consiglio dei ministri del quale fanno parte anche i ministri leghisti.
Ma che l’emergenza determinata dalle infiltrazioni criminali nei Comuni non abbia un colore politico viene ricordato dal senatore indipendente Sandro Ruotolo. «A Castellammare — evidenzia — l’amministrazione sciolta era di centrodestra, a Torre Annunziata di centrosinistra, a San Giuseppe Vesuviano era
Alle urne
Tutto pronto per le Comunali, domani cittadini chiamati al vota. Nella foto in alto, il senatore Sandro Ruotolo guidata da un esponente della Lega». Il parlamentare, seriamente preoccupato anche in vista dell’arrivo al Sud delle ingenti risorse del Pnrr, è promotore di un appello per sollecitare un intervento diretto da parte di Roma che non si limiti alla presa d’atto delle condizioni che giustificano lo scioglimento dei Comuni. Con lui lo firmano Gilda Sportiello, deputata M5s, il segretario metropolitano del Pd Marco Sarracino, il coordinatore metropolitano di Articolo 1 Francesco Dinacci, Peppe De Cristoforo di Sinistra Italiana, il cappellano del carcere minorile di Nisida don Gennaro Pagano, lo scrittore Maurizio de Giovanni, Nino Daniele, presidente del Premio nazionale “Amato Lamberti”, i segretari napoletani di Cgil, Cisl e Uil, Nicola Ricci, Gianpiero Tipaldi e Giovanni Sgambati. Ecco alcuni passaggi significativi del documento. «Mentre a Roma si discute — scrivono — Sagunto è espugnata. Napoli rischia di non farcela. È emergenza democratica. Gli ultimi tre comuni sciolti per mafia sono tutti della provincia di Napoli. A quasi 150 mila abitanti è sospesa la democrazia. Siamo perciò di fronte a un’emergenza nazionale che riguarda la democrazia e il rispetto dei diritti costituzionali. Troppi territori dell’area metropolitana di Napoli sono terra di nessuno. Abbiamo bisogno di più uomini, più mezzi per combattere la camorra, ma bisogna anche cominciare a intervenire sulle radici economiche e sociali dalle quali la camorra trae forza. Dispersione scolastica, mancanza di formazione, mancanza di lavoro. Non siamo all’anno zero ma certamente ci troviamo di fronte al rischio di assuefazione e indifferenza che significa complicità con la camorra». La conclusione: «C’è un quadro economico e sociale a dir poco allarmante che minaccia da vicino la stessa coesione sociale. Il tempo è finito. O si riducono le diseguaglianze, o si riduce il divario tra Nord e Sud o non ci sarà alcuna ripartenza dalla pandemia. Roma capisca la gravità della situazione perché rischiamo di compromettere definitivamente il destino di un’intera area del Paese».
La richiesta di intervento L’appello del senatore Ruotolo raccoglie anche il sì dei sindacati, dello scrittore de Giovanni e del cappellano di Nisida. «Il governo capisca la situazione, è a rischio il destino di un’area»