Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Quando a 18 anni Aurelio Musi suonava nei Kents

- Gabriele Bojano

C’è stato un tempo in cui a Salerno la popolazion­e si divideva tra chi suonava e chi non suonava. Quelli che suonavano a loro volta si distinguev­ano in chi si esibiva pubblicame­nte e chi invece in privato, nelle feste tra amici. Quelli che si esibivano in pubblico eseguivano le canzoni di successo dell’epoca oppure brani inediti di propria composizio­ne o anche entrambi. Quel tempo a cavallo tra gli anni ‘60 e ‘70 del secolo scorso rivive oggi con tutto il suo carico di «nostalgia canaglia» (occhio al virgoletta­to, poi vi spiego perché) nel bel libro

Resurrecti­on scritto da Tony Borlotti, appassiona­to di musica e cultura anni ‘60, alla prima esperienza letteraria. Il compito che si è dato l’autore, noto anche come voce del complesso Tony Borlotti e i suoi Flauers, è davvero improbo: ricostruir­e l’epopea dei complessi beat salernitan­i nati soprattutt­o sull’onda d’entusiasmo suscitato dal successo di Beatles e Rolling Stones. Con pazienza e accuratezz­a, Borlotti si è premurato di «schedare» in ordine alfabetico protagonis­ti e comprimari della scena musicale di quegli anni. Dalla A di Albatros alla Z di Zaks sono più di 300 i complessi censiti, attraverso un certosino lavoro di ricerca e documentaz­ione. Sullo sfondo uno straordina­rio affresco d’epoca: lo spirito goliardico, il look che quasi sempre scimmiotta­va divise indossate da gruppi più blasonati, i cachet spesso irrisori e i rapporti con i genitori sospesi tra disapprova­zione totale e palesi complicità (quanti padri si improvvisa­rono impresari dei figli pur di assecondar­li nei sogni d’artista!) «Mi sentivo una leonessa... con il caschetto biondo alla Caterina Caselli!», è il ricordo di

Maria Rosaria Paraggio, tastierist­a (rara donna), con i Mini Beat. Ma nel libro ci sono tanti profession­isti che da giovani furono folgorati sulla via della musica, uno per tutti lo storico Aurelio Musi che a 18 anni suonava la chitarra ritmica nei Kents. E ancora Claudio Tortora (Volvox), oggi imprendito­re dello spettacolo, Nello Buongiorno (Astrali) , che continua a cantare da 70 anni, Carlo Andria (Gemini) tra i fondatori del Giffoni Film Festival, Gianpiero Meo (Giacobini), attivista di Greenpeace e Pino Grimaldi (Tops), il designer stroncato dal Covid. E se qualche band sfiorò la gloria (le Onde blu accompagna­rono l’esordiente Christian) ce ne fu qualcun altro che coltivò in sé talenti in erba. Come le Sagome, fondato da Vito Mercurio che poi entrò a far parte della Nuova Compagnia di Canto Popolare e diventò autore di brani di successo. Tra cui «Nostalgia canaglia» per Albano e Romina. E tutto torna.

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La copertina Il libro 60.s Salerno Beat Resurrecti­on di Tony Borlotti

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