Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Quando a 18 anni Aurelio Musi suonava nei Kents
C’è stato un tempo in cui a Salerno la popolazione si divideva tra chi suonava e chi non suonava. Quelli che suonavano a loro volta si distinguevano in chi si esibiva pubblicamente e chi invece in privato, nelle feste tra amici. Quelli che si esibivano in pubblico eseguivano le canzoni di successo dell’epoca oppure brani inediti di propria composizione o anche entrambi. Quel tempo a cavallo tra gli anni ‘60 e ‘70 del secolo scorso rivive oggi con tutto il suo carico di «nostalgia canaglia» (occhio al virgolettato, poi vi spiego perché) nel bel libro
Resurrection scritto da Tony Borlotti, appassionato di musica e cultura anni ‘60, alla prima esperienza letteraria. Il compito che si è dato l’autore, noto anche come voce del complesso Tony Borlotti e i suoi Flauers, è davvero improbo: ricostruire l’epopea dei complessi beat salernitani nati soprattutto sull’onda d’entusiasmo suscitato dal successo di Beatles e Rolling Stones. Con pazienza e accuratezza, Borlotti si è premurato di «schedare» in ordine alfabetico protagonisti e comprimari della scena musicale di quegli anni. Dalla A di Albatros alla Z di Zaks sono più di 300 i complessi censiti, attraverso un certosino lavoro di ricerca e documentazione. Sullo sfondo uno straordinario affresco d’epoca: lo spirito goliardico, il look che quasi sempre scimmiottava divise indossate da gruppi più blasonati, i cachet spesso irrisori e i rapporti con i genitori sospesi tra disapprovazione totale e palesi complicità (quanti padri si improvvisarono impresari dei figli pur di assecondarli nei sogni d’artista!) «Mi sentivo una leonessa... con il caschetto biondo alla Caterina Caselli!», è il ricordo di
Maria Rosaria Paraggio, tastierista (rara donna), con i Mini Beat. Ma nel libro ci sono tanti professionisti che da giovani furono folgorati sulla via della musica, uno per tutti lo storico Aurelio Musi che a 18 anni suonava la chitarra ritmica nei Kents. E ancora Claudio Tortora (Volvox), oggi imprenditore dello spettacolo, Nello Buongiorno (Astrali) , che continua a cantare da 70 anni, Carlo Andria (Gemini) tra i fondatori del Giffoni Film Festival, Gianpiero Meo (Giacobini), attivista di Greenpeace e Pino Grimaldi (Tops), il designer stroncato dal Covid. E se qualche band sfiorò la gloria (le Onde blu accompagnarono l’esordiente Christian) ce ne fu qualcun altro che coltivò in sé talenti in erba. Come le Sagome, fondato da Vito Mercurio che poi entrò a far parte della Nuova Compagnia di Canto Popolare e diventò autore di brani di successo. Tra cui «Nostalgia canaglia» per Albano e Romina. E tutto torna.