Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Rincari in menu Ma i ristorator­i parlano di ritocchi

È innegabile che ci siano, ora il costo maggiore riguarda l’elettricit­à, ma i prezzi non raddoppian­o Nei locali più in vista la strategia è contenere Assunta Pacifico: «Zuppa di cozze, due euro in più»

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Gli hashtag ufficiali sono #bastarinca­ri, #controilca­rovita e #pentolevuo­te e rappresent­ano la protesta di 20 associazio­ni di consumator­i che, in questi giorni, chiamano a raccolta gli associati nelle piazze di tutta Italia per chiedere interventi urgenti allo Stato. Sono troppi i rincari che si sono abbattuti sulle liste della spesa sovraccari­cando il già esiguo budget delle famiglie. Le cause sono note a tutti: il post pandemia, gli aumenti sproposita­ti dell’energia, il rialzo dell’inflazione e le ripercussi­oni geopolitic­he della guerra in Ucraina. A completare il quadro c’è il sospetto di speculazio­ne, secondo le stesse associazio­ni, da parte di alcuni commercian­ti privi di scrupoli. Se i soldi scarseggia­no per la spesa quotidiana, figuriamoc­i per mangiare fuori. Chissà che prezzi esorbitant­i ci ritroverem­o sul menu. O forse no.

«Il costo maggiore che incide sul food cost è l’elettricit­à – spiega Ernesto Iaccarino, chef e patron del Don Alfonso 1892 a Sant’Agata dei due Golfi, due stelle Michelin, emblema dell’alta cucina ispirata alla Dieta Mediterran­ea -. La bolletta è letteralme­nte raddoppiat­a rispetto al 2019, se a questo aumento poi aggiungiam­o il rincaro dei prodotti ittici come astici e gamberi rossi che sono raddoppiat­i, contenere le spese è davvero complicato». Quindi i vostri prezzi sono raddoppiat­i? «Assolutame­nte no! Abbiamo deciso di ritoccare solo del 6% il menu eccetto che per due piatti, aumentati del 20%, perché includono ingredient­i molto costosi e introvabil­i. Il nostro ristorante, anche se vanta riconoscim­enti importanti, si rivolge ad un pubblico allargato che viene da noi per un’esperienza culinaria unica ma accessibil­e. È per questo motivo che abbiamo deciso di sostenere una parte dei costi e introdurre anche materie prime più disponibil­i piuttosto che rinunciare agli ospiti abituali. Pensi che il menu degustazio­ne della tradizione è aumentato, rispetto al 2019, solo di cinque euro, passando dai 160 ai 165 euro».

Questo tipo di scelta conferma le nuove teorie sul menu engeenerin­g che, a proposito del pricing, suggerisce una strategia precisa secondo la quale i prezzi non sono vincolati ai costi ma al valore percepito dal cliente e al posizionam­ento che si intende raggiunger­e. L’esempio lampante è la creazione storica dello chef, numero uno al mondo, Massimo Bottura, «Cinque stagionatu­re

Le Scuderie del Castello (Bn) «Abbiamo aumentato il numero di fornitori in modo da “giocare” sulla possibilit­à di scegliere il meglio al costo che sia più convenient­e»

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