Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Tempo di limonata, salubre e rinfrescante (ma da bere assolutamente a cosce aperte)
Viaggio tra i chioschi storici dove sui cartelli è suggerito di consumarla in questo modo per evitare di sporcarsi con la schiuma del bicarbonato
Acquafrescaio a Napoli si abbina a limonata, il sollievo per eccellenza durante le settimane di afa che sempre più caratterizzano i mesi estivi. Una bevanda fresca, semplicissima negli ingredienti e che, complice il passaparola e i video sui social, sta conoscendo una popolarità straordinaria anche tra i turisti che affollano la città.
Acqua fredda e frizzante, uno o due limoni spremuti, a seconda della grandezza del frutto, ed una punta di bicarbonato di sodio. Da bere subito e – come indicano alcuni cartelli affissi dagli acquafrescai del centro della città – «a cosce aperte». Perché, come sa chiunque l’abbia provata almeno una volta, la limonata al bicarbonato deborda in una festa di schiuma dal bicchiere. Chi la beve con una postura rigida e a piccoli sorsi, come fosse un banalissimo(e certamente meno salubre e rinfrescante) bicchiere di coca cola, aranciata o limonata industriale, zuccherosissimo e pieno di aromi, fimente, nisce inevitabilmente con i pantaloni. la gonna e le scarpe intrisi di acqua e limone. Tra le risate – di simpatia e complicità, certo non di scherno – dell’acquafrescaio e degli amici che assistono alla scena.
«I segreti di una limonata ben riuscita – dice Paolo Guerra, che con il padre Antonio ed altri familiari gestisce da 90 anni il chiosco dell’acquafrescaio in piazza Trieste e Trento, tra i più antichi della città, perché risale al 1836 – sono pochi. Uno è certamente la qualità dei limoni. Il secondo è lo spremiagrumi. Quello che usiamo noi lavora anche con piccoli dentini, oltre che di pressione. Perforano la buccia e ne estraggono gli oli che finiscono poi nel bicchiere». Il quale, tiene a sottolineare Guerra, «deve essere necessariamente di vetro e va riempito lasciando liberi un paio di centimetri. Servire la limonata nel monouso è un affronto, un oltraggio. Anche la forma del bicchiere conta, mio padre dice che ci vuole quello salva naso».
Ovvero? «Deve accogliere bocca e naso di chi beve perché nella limonata, letteralci si tuffa con il viso. La bevanda gorgoglia e tu le vai incontro, attratto dalla sua promessa di sollievo dalla calura o dai postumi di un pranzo troppo ricco ed abbondante».
Cluadio Di Dato, un altro celebre acquafrescaio della città, che ha 55 anni e da 26 ha rilevato il chiosco in via Chiaia che fu aperto nel 1902 a due passi dal teatro Sannazaro e che prima di lui era il regno delle sorelle Bonaiuto, utilizza per le sue limonate i frutti che vengono dalla penisola sorrentina. «Sono i migliori – garantisce – perché succosissimi e molto profumati». Rivendica
Gli acquafrescai «Servirla in monodose è un affronto, ci vogliono solo bicchieri di vetro “salvanaso”»
di essere l’inventore(nel 2018) della formula della “limonata a cosce aperte” e conferma che la bevanda, ormai, non teme alcuna concorrenza tra i turisti che frequentano il centro: «Me la chiedono tutti. È trasversale alle età. Piace ai ragazzi, agli adulti ed agli anziani». Conclude: «La qualità dei limoni e la giusta dose di bicarbonato rendono una limonata indimenticabile. Il bicchiere va riempito sin quasi all’orlo. E deve essere naturalmente di vetro».