Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Casa Setaro, l’ultimo nato si abbina anche con il poké
Il Munazei Rosato 2021 è ideale sui piatti a base di pesce Contradae 61-37 si ispira nel nome ai numeri della Smorfia
Un libro non si giudica dalla copertina. Un vino non si valuta dall’etichetta. Se così fosse il Munazei Rosato 2021 di Casa Setaro meriterebbe il massimo dei voti per originalità e appeal. L’etichetta è in fondo come un abito, veste la bottiglia anticipando qualcosa di sé. Nasce così la scelta di valorizzare l’unico vino rosato biologico dell’azienda vesuviana, 100% Piedirosso da vigneti a piede franco, affinato in acciaio sei mesi. Il colore rosa brillante si esprime al naso attraverso i tipici sentori della macchia mediterranea arricchiti dalle note sulfuree del vulcano e fragranze floreali.
Un sorso pulito per un vino easy in linea con la ripresa dei rosati degli ultimi anni, inserito dalla critica, nella precedente annata, tra i migliori della categoria. L’insieme delinea una personalità fortemente territoriale. Coerente con il corpo, il nuovo abito/ etichetta, ispirato a Frida Kahlo, abbandona la grafica stilizzata, per evolversi in raffigurazioni giocose, simbolo del territorio vesuviano.
Un’immagine di impatto in grado di trasmettere suggestioni ed emozioni attraverso gli elementi della natura sovraccarichi di colore, illustrati con un tratto infantile che evoca schiettezza. Una ouverture perfetta per un pranzo a base di piatti di mare e ricette modaiole come il poke hawaiano. Ma il volitivo Massimo Setaro, mente e anima dell’omonima azienda condivisa con la moglie Mariarosaria De Rosa, non si ferma qui e, per la prima volta, aggiunge la sua firma su un’altra etichetta, a garanzia di un vino originale nato da un progetto ambizioso. Si tratta di “Contradae 61•37” Vesuvio Doc Caprettone 2019, risultato di un importante e lungo studio di zonazione viticola sul Vesuvio, idea ripresa dalle contrade etnee che punta, in questo caso, a valorizzare e salvaguardare il territorio di Trecase.
Il laborioso percorso non può essere però identificato attraverso l’etichetta poiché il disciplinare vieta la menzione geografica. Per superare l’ostacolo si ricorre dunque agli antichi greci che consideravano i numeri come sostanza delle cose, il principio della natura, lo strumento di comprensione di ogni cosa. La stessa filosofia ripresa della Smorfia napoletana e applicata all’interpretazione dei sogni. Da qui, l’idea di cifrare il nome di questo “sogno”, diventato realtà. In questo modo, eludendo il disciplinare, si indica la zona di produzione attraverso un codice: il numero 61 rappresenta il bosco mentre il 37 il monaco. Ed ecco indicato il cru di “Bosco del Monaco” a Trecase, Napoli.