Corriere del Mezzogiorno (Campania)
«Scrittori in officina», saper leggere per narrare
Kafka, Woolf, Joyce, Svevo, Carver e Poe. Averli come mentori, lasciarsi ispirare e guidare per dipanare la matassa di parole, immaginazione e urgenza che dentro ci agita, seguire le loro indicazioni eppure tracciare un proprio percorso. È quanto avviene all’interno de «L’officina delle parole», laboratorio di scrittura creativa tenuto dalla scrittrice Vincenza Alfano, che ha dato vita al libro «Scrittori in officina», edito da Terra Somnia: «un libro da leggere per scrivere», come si evince dal sottotitolo.
«Nasce un po’ per gioco, ma solo un po’ l’idea di scrivere imitando i grandi autori», esordisce Alfano, che cura anche il volume, e che opportunamente ricorda: «per imparare a scrivere è necessario leggere». Il volume raccoglie gli elaborati dei partecipanti introdotti da una scheda d’autore che evidenzia tematiche e caratteristiche dei grandi capolavori invitando chiunque a misurarsi con i maestri scelti.
A iniziare da «La metamorfosi» di Franz Kafka che impone un dialogo con l’archetipo della trasformazione, con l’attivazione dei sensi e l’ambiente circostante. Nell’«Officina», dunque, c’è chi prova a farsi vento per superare il limite fisico della malattia; e chi, penetrando mente e cuore di una marmotta alle prese con i cuccioli, sperimenta l’essere madre. Da Virginia Woolf, invece, si prende in prestito la lezione secondo cui scrivere di sé è sempre un buon esercizio: lo scrivere improvvisando «scioglie i legamenti». Il celebre «Gita al faro» ispira riflessioni sui «piccoli miracoli quotidiani», sulla concezione del tempo. E così, negli elaborati che vengono fuori, la donna che abita di fronte diventa specchio di proiezioni, spazio simbolico di domande e risposte; mentre l’istinto di morte si può sovvertire in slancio vitale. Lungo il cammino, poi, si incontra James Joyce, il suo «Ulisse», il flusso di coscienza e l’assenza di punteggiatura, nonché il monito: «Dobbiamo scrivere pericolosamente». Dall’Officina nasce un Ulisse beato che uccide mostri, Gestapo e agenti delle SS; ma emerge anche l’insidioso convivere con «una cosa nera nella testa». Con Italo Svevo e «La coscienza di Zeno» si affronta l’avvento della psicoanalisi e dunque il romanzo psicologico. Si lavora sugli atti mancati, i fallimenti, le fughe dagli obblighi morali. I racconti prodotti narrano i conflitti insoluti che emergono da azioni meccaniche, da reazioni incontrollabili. «Il mestiere di scrivere» di Raymond Carver si può, invece, leggere come un manuale su come scrivere un racconto, spiega Alfano, sulla necessità di rivedere il testo e di «pasticciare, armeggiare» dopo la stesura iniziale. I racconti ispirati da Carver descrivono naufragi dell’anima nell’avventura quotidiana dell’esistenza o il reiterato sacrificio delle famiglie. Con Edgar Allan Poe, infine, ci si confronta con il racconto horror e il suo manifesto per eccellenza: «Il cuore rivelatore».