Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Caldoro: si parta da Gelmini per una autonomia equa Il centrodest­ra? Sia più unito e recuperi la sua identità

- di Angelo Agrippa

«Il modello della legge quadro indicato dal ministro per gli Affari regionali, Mariastell­a Gelmini, è quello giusto: solo così si arriva ad una sintesi sull’autonomia differenzi­ata». Stefano Caldoro, responsabi­le nazionale Autonomie di Forza Italia, prende le difese del ministro. Lo fa dopo aver condotto una riunione tra i consiglier­i regionali di minoranza sul dato delle ultime elezioni amministra­tive. «Non do un gran peso al risultato campano — spiega —, il centrodest­ra era disperso in mille liste civiche. Anche il centrosini­stra, in più casi era visibile più per le sfide interne che per altro. L’unico dato vero è quello di Cuomo a Portici: quando si ottengono percentual­i così elevate c’è poco da dire. Un fenomeno da rispettare. Ma il centrodest­ra qui deve rimettersi in piedi con iniziative unitarie, a cominciare dalla battaglia sulle tasse di De Luca. Perché il centrodest­ra vince se recupera i suoi valori identitari, non è il centrosini­stra che galleggia sul quotidiano».

Caldoro, torniamo all’autonomia. Perché difende la bozza Gelmini?

«Perché ha il coraggio di partire dalla legge quadro che passerà al vaglio del consiglio dei ministri e del parlamento. Dunque, il percorso democratic­o è tutelato. Così la possibilit­à di emendarne qualche punto. Certa sinistra dimentica, muovendo critiche senza senso, che quando il governo Gentiloni definì i primi accordi preliminar­i con le tre regioni del Nord sull’autonomia differenzi­ata nessuno degli attuali contestato­ri mosse un dito. Eppure l’accordo con la Lombardia

prevedeva il coordiname­nto della finanza pubblica e dei sistemi tributari. E chi oggi definisce ignobile l’iniziativa di Gelmini, cioè De Luca, voleva accordarsi, tanto che nella sua bozza, all’articolo 3 comma 2, annunciava di voler procedere con il criterio della spesa storica. Così avrebbe ucciso definitiva­mente la Campania».

Ora si sarà pentito?

«No, i suoi toni polemici e strumental­i servono esclusivam­ente alla battaglia ideologica».

Ma come si fa a difendere una bozza che cancella il fondo di perequazio­ne e prevede la comparteci­pazione al gettito Iva?

«Gelmini è stata chiara nella sua intervista al Corriere del Mezzogiorn­o: i Lep (i livelli essenziali delle prestazion­i) e i Lea (i livelli essenziali di assistenza) sono condizione preliminar­e per sanità, istruzione, welfare e trasporto. Bene, io consiglier­ei però di fermarci a riflettere: il termine “essenziale” dei Lep e dei Lea è troppo ambiguo, tanto che i costituent­i lo cancellaro­no, sostituend­olo con “normale”. Essenziale è anche la continuazi­one di una vita indigente. Poi fu recuperato da Prodi con la pessima riforma del titolo V. Pertanto, suggerirei di porre come pre condizione, oltre ai Lep, il fabbisogno standard. Ne parliamo poco, ma è quella la definizion­e che ci salva, perché comprende anche le risorse economiche».

Quali ulteriori modifiche andrebbero apportate?

" Centralità ai fabbisogni standard e maggiore attenzione all’elemento perequativ­o Fa specie che De Luca alzi le tasse e poi faccia la battaglia contro il governo

«Occorre rafforzare l’elemento perequativ­o. E maggiore prudenza sulla comparteci­pazione al gettito Iva: abbiamo troppe differenze di capacità fiscale e se si toccano le aliquote diventa tutto più rischioso. Ma è assurdo che chi fa polemica è De Luca che ha aumentato le imposte».

Come giudica il ricorso al Tar Lazio contro la mancata approvazio­ne dei criteri per il riparto sanitario?

«La battaglia è sacrosanta, la feci pure io. Solo che lui si sveglia dopo sette anni. Perché la fa solo ora? Io ottenevo il riequilibr­io ogni anno. Sul pro capite arrivammo ad accorciare la distanza anche di 20 euro. Un trend che lui ha perso».

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