Corriere del Mezzogiorno (Campania)
L’educazione formato «ordinanza»
Nella serie Tv Mina Settembre c’è una scena in cui una signora scotolèa (termine napoletano che può tradursi con «scuote più volte con veemenza») una tovaglia dal balcone, provocando una cascata di briciole sulla testa di una bella e scandalizzata Serena Rossi.
Alle proteste veementi della malcapitata, la scotoleante risponde con irritata noncuranza: e che sarà mai, signori’, qualche mollichella di pane non ha mai fatto male a nessuno. La scena non è opera mia. Non sopporto gli stereotipi dai quali siamo sepolti, e se uso i luoghi comuni lo faccio per sovvertirli, o per spiegarne l’origine se qualcosa di vero celano, nella profonda convinzione che l’insistita narrazione di certi aspetti sociali della nostra città incida pesantemente sulle incrostazioni di inciviltà che possono rendere la vita insopportabile. Evidentemente mi sbagliavo, e questa è l’occasione per chiedere scusa a chi invece ha voluto inserire quella e altre scene per rendere più «tipica» e riconoscibile l’ambientazione di quei racconti televisivi. Dev’essere per forza così se è vero, come trapela dalle stanze del Comune, che è di prossima pubblicazione un’ordinanza dai rigidi e determinati contenuti, che oltre a disciplinare vendita di alcolici e orari di inquinamento acustico, a limitare la circolazione in monopattino nelle Gallerie monumentali e a stringere le maglie contro il fenomeno dei parcheggiatori abusivi, per la prima volta interviene duramente nella complessa materia del decoro urbano. Per cui dal prossimo primo luglio, e se non intervengono cambiamenti, il Comune inserisce norme che di solito sono disciplinate dai regolamenti condominiali, come appunto il divieto di stendere panni sgocciolanti sui balconi (nulla è detto di quelli asciutti) e di scotoleare tovaglie. Incidentalmente, scatterà l’obbligo di munirsi di una bottiglia d’acqua quando si porta in giro il cane per lavarne la pipì (e sarà interessante veder nascere e vendere appositi contenitori atti a ospitare la già prevista paletta con sacchetto per gli altri bisogni).
Giusto? Giustissimo, per carità. Anzi, un deciso passo per arrivare ad assomigliare a una città come le altre, almeno negli aspetti fondamentali di decoro e civiltà.
Resta la triste domanda che ci facciamo sempre, in questi casi: ma è mai possibile che ciò che altrove rientra nelle normali regole di convivenza, ed è lasciato alla semplice sensibilità dei cittadini, qui debba diventare materia di ordinanza comunale con minaccia di sanzioni amministrative?