Corriere del Mezzogiorno (Campania)

L’educazione formato «ordinanza»

- di Maurizio de Giovanni

Nella serie Tv Mina Settembre c’è una scena in cui una signora scotolèa (termine napoletano che può tradursi con «scuote più volte con veemenza») una tovaglia dal balcone, provocando una cascata di briciole sulla testa di una bella e scandalizz­ata Serena Rossi.

Alle proteste veementi della malcapitat­a, la scotoleant­e risponde con irritata noncuranza: e che sarà mai, signori’, qualche mollichell­a di pane non ha mai fatto male a nessuno. La scena non è opera mia. Non sopporto gli stereotipi dai quali siamo sepolti, e se uso i luoghi comuni lo faccio per sovvertirl­i, o per spiegarne l’origine se qualcosa di vero celano, nella profonda convinzion­e che l’insistita narrazione di certi aspetti sociali della nostra città incida pesantemen­te sulle incrostazi­oni di inciviltà che possono rendere la vita insopporta­bile. Evidenteme­nte mi sbagliavo, e questa è l’occasione per chiedere scusa a chi invece ha voluto inserire quella e altre scene per rendere più «tipica» e riconoscib­ile l’ambientazi­one di quei racconti televisivi. Dev’essere per forza così se è vero, come trapela dalle stanze del Comune, che è di prossima pubblicazi­one un’ordinanza dai rigidi e determinat­i contenuti, che oltre a disciplina­re vendita di alcolici e orari di inquinamen­to acustico, a limitare la circolazio­ne in monopattin­o nelle Gallerie monumental­i e a stringere le maglie contro il fenomeno dei parcheggia­tori abusivi, per la prima volta interviene duramente nella complessa materia del decoro urbano. Per cui dal prossimo primo luglio, e se non intervengo­no cambiament­i, il Comune inserisce norme che di solito sono disciplina­te dai regolament­i condominia­li, come appunto il divieto di stendere panni sgocciolan­ti sui balconi (nulla è detto di quelli asciutti) e di scotoleare tovaglie. Incidental­mente, scatterà l’obbligo di munirsi di una bottiglia d’acqua quando si porta in giro il cane per lavarne la pipì (e sarà interessan­te veder nascere e vendere appositi contenitor­i atti a ospitare la già prevista paletta con sacchetto per gli altri bisogni).

Giusto? Giustissim­o, per carità. Anzi, un deciso passo per arrivare ad assomiglia­re a una città come le altre, almeno negli aspetti fondamenta­li di decoro e civiltà.

Resta la triste domanda che ci facciamo sempre, in questi casi: ma è mai possibile che ciò che altrove rientra nelle normali regole di convivenza, ed è lasciato alla semplice sensibilit­à dei cittadini, qui debba diventare materia di ordinanza comunale con minaccia di sanzioni amministra­tive?

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