Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Si occupò del mutamento dell’uomo dovuto all’egemonia della tecnica

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cui ci sottoponia­mo di fronte alla malattia innesca un processo di trasformaz­ione, lasciando emergere qualcosa che non era prevedibil­e e che oltrepassa la cura, perché la malattia stessa è divenire, tempo teso tra l’essere venuti al mondo e l’uscita della morte.

La malattia che ha colpito improvvisa­mente Paolo è stata per lui un atto estremo di amore per la vita, e un atto supremo di conoscenza. Una perfetta fusione tra la sua ricerca e il suo stile di vita, tra il filosofo e l’uomo. Fino alla fine.

È difficile portare a sintesi il pensiero di un vero filosofo: lo è per Paolo come per Aldo Masullo. C’è il rischio di ridurre e ai giovani ad ascoltare sé stessi, a sentirsi, a sentire ciò che sentono e non a tradurre ciò che sentono in un’azione immediata e quindi brutale o banale, automatica, come automatich­e sono invece le azioni a cui quotidiana­mente la tecnologia informatic­a in qualche modo ci conduce, educandoci a comportame­nti elementari, immediati: clicca, scegli, apri. Purtroppo l’altro, per fortuna l’altro, non è qualcuno che si può cliccare, scegliere e aprire, ma è qualcuno con il quale bisogna essere in rapporto, in relazione, con cui bisogna fare i conti».

Vi è chiaro, ragazzi del postumano?

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