Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Sarracino: «L’Ulivo? Formula vincente Napoli può essere il laboratorio»
Dopo l’incontro ad Ercolano con Bassolino, anche Mastella telefona al segretario partenopeo del Pd
NAPOLI Sarracino ma è vero che, quando ha letto del ritorno dell’Ulivo, Clemente Mastella l’ha chiamata?
«Sì, confermo. Clemente Mastella è stato uno dei protagonisti, con noi, della vittoria del sindaco Manfredi. Trovo giusto che partecipi alla costruzione di un campo alternativo alle destre».
Anche con Bassolino, ad Ercolano, sembrava ci fosse sintonia.
«Una piacevole sintonia, anche sul modo in cui lui ha interpretato il partito quando ne è stato dirigente: il senso della disciplina, l’assunzione di responsabilità, le rinunce sul versante della vita privata, sono cose che ho imparato a conoscere in questi anni». Marco Sarracino, segretario dem partenopeo, è anagraficamente lontano da Pci, Dc, Ulivo, Unione e tutte le declinazioni a seguire, ma anche dalla rottamazione renziana visto che all’epoca era in minoranza. Difatti parla di «patto generazionale» e discute con Mastella e con Bassolino, appunto. «C’è sintonia sulle battaglie politiche che si possono realizzare nei prossimi mesi anche in vista delle elezioni politiche».
Segretario, la sensazione è che il campo largo con i 5 Stelle vi stia già stretto, visti i risultati.
«Non è che ci vada stretto. Napoli si conferma essere un modello in cui il Pd è la forza baricentrica, ma abbiamo anche dimostrato che i 5 Stelle e le forze moderate possono convivere. E le elezioni, non solo dello scorso anno ma anche di questa tornata, sono la prova che uniti possiamo battere la destra. Quindi non dobbiamo restringere, ma allargare».
Perché da soli o in due non si va da nessuna parte.
«Non dobbiamo guardare al risultato di una singola forza politica, ma a quello della coalizione. È evidente che gioisco dinanzi al fatto che il Pd sia la prima forza politica nel territorio di cui sono segretario. Primo partito a Napoli, primo alle regionali. Ma essere la prima forza non basta, perché non è condizione sufficiente al conseguimento della vittoria elettorale, per cui dobbiamo lavorare affinché anche i nostri alleati abbiano uno spazio elettorale».
Ma chi sono questi alleati?
«Sono le forze politiche che si riconoscono nei valori progressisti e riformisti, sono quelle che con noi combattono per il salario minimo, che mettono al centro della propria agenda la lotta alle mafie, che hanno in testa una società in cui vi siano protezione e opportunità».
Ma lei l’ha capito il progetto progressista di De Luca?
«De Luca pone un tema sicuramente interessante, ma che può avere una sua legittimità elettorale solo se cambia la legge elettorale».
Cioè solo col proporzionale. E secondo lei non succederà.
«Nonostante gli sforzi del Pd è un sentiero difficile da percorrere».
Secondo lei c’è spazio al centro?
«Lo spazio al centro non esiste, sia perché questa legge elettorale finirà per polarizzare e radicalizzare lo scontro tra destra e sinistra, sia perché gli elettori tendono a premiare le forze politiche che hanno una vocazione all’unità del campo politico. Ad esempio alle ultime amministrative Calenda a Napoli, mettendosi fuori dal centrosinistra, ha raggiunto lo 0,4 per cento. Questo vale anche per i 5 Stelle quando fanno la stessa scelta. Chi si tirerà fuori, non solo perderà ma agevolerà la destra».
E lei pensa di mettere d’accordo Conte e Calenda o Renzi?
«Sì, come abbiamo fatto a
Napoli dove all’interno della stessa coalizione ci sono Movimento 5 Stelle, le forze della sinistra radicale e Italia Viva. Questo è il modello Napoli, questo è il modello Manfredi».
A lei piace l’idea dell’Ulivo, ma quanti anni aveva nel 1996?
«Avevo sette anni. Ma nel simbolo del Pd non è un caso se vi sia un ramoscello di ulivo, che ci ricorda che siamo il partito della pace. Essendo un convinto sostenitore del fatto che la rottamazione sia stata uno dei più grandi equivoci della sinistra, non è detto che una formula antica non possa essere vincente oggi. Non possiamo tornare alla coalizione del 2018 dove c’era il Pd, nessun alleato e abbiamo ottenuto il peggior risultato della storia».
Ma non dica che il risultato pessimo dei 5 Stelle alle amministrative non peserà sulle politiche, sui collegi per esempio.
«È un po’ prematuro parlare di come organizzare i collegi, certo è che il Pd farà pesare i risultati anche di questi giorni, non per una semplice rivendicazione, ma perché garantirebbero una maggiore competitività elettorale».
Ci sono due nodi ancora da sciogliere. Quello delle municipalità. Come è possibile che siano ancora senza giunte?
«Il sindaco ha affidato ai presidenti la scelta, a questi non possiamo non chiedere equilibrio e qualità nelle scelte che faranno».
E sui due mesi senza segretario regionale?
«Sono il segretario di Napoli, non entro in una vicenda che non è di mia competenza, spero solo si risolva al più presto con una scelta all’altezza delle prossime sfide».
Alleanze
Lo spazio al centro non esiste e andare da soli significa avere risultati bassi È accaduto a Calenda l’anno scorso, quest’anno ai 5 Stelle senza i dem