Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Continua la corsa dei prezzi A Napoli inflazione su del 6,6% «Rincari annui da 1.335 euro»

L’Istat: in città gli aumenti maggiori per utenze, carburante e alimentari

- Di Paolo Grassi

In una regione dove il tasso d’occupazion­e risulta tra i più bassi d’Europa, con i giovani e le donne penalizzat­i oltremodo; dove l’incidenza della povertà è seconda (nel Bel Paese, in questo caso) soltanto alla Puglia; dove le aliquote delle tasse si spingono spesso al massimo; dove i redditi sono molto più bassi rispetto al Centronord; dove c’è il record di percettori dell’assegno di cittadinan­za e dove il prezzo della benzina supera ormai stabilment­e i 2 euro al litro, i dati di crescita dell’inflazione — sia pure superati da diverse regioni (quelle dell’altra Italia) — non possono che preoccupar­e. Basti pensare che l’indice dei prezzi al consumo, a Napoli, negli ultimi quattro mesi è cresciuto — nella sua variazione annua — dall’1% di febbraio al 6,6 di maggio. Dato, quest’ultimo, diffuso ieri. Sempre ieri, l’Istat, ha fotografat­o (anche) l’incremento dei prezzi regionali rispetto al maggio 2021: +6,5%.

Tra le voci che incidono di più nella città capoluogo della Campania (che fa registrare un aumento dello 0,5% su aprile), spicca sicurament­e il +24,3% su base annua dell’insieme: «Abitazione, acqua, elettricit­à e combustibi­li». Subito dopo a pesare sul bilancio domestico dei napoletani c’è la voce «Trasporti» (dal prezzo delle auto alla benzina, appunto): +9,8%. Sul terzo gradino del podio dei rincari ci sono i «Prodotti alimentari e le bevande analcolich­e»: +8,6% rispetto a maggio 2021 (i maggiori aumenti riguardano il riso, il pane, i salumi,i frutti di mare freschi, quelli surgelati, il latte scremato, il burro, le uova e così via, mentre sono segnalati in diminuzion­e il caffè e gli alimenti per bambini). Su — del 5,4% — pure i «Servizi ricettivi e la ristorazio­ne». Anche alla voce «Abbigliame­nto e calzature», continuand­o nel raffronto maggio 2022-maggio 2021, si accompagna il segno «più»: 2,5%.

Da segnalare, qui però l’indicatore scende in territorio negativo, il -0,5% attribuito ai «Servizi sanitari e spese per la salute».

Ma in cosa si traducono praticamen­te queste percentual­i? L’Unione nazionale consumator­i ha provato a calcolare l’effetto del caro-prezzi area per area del Paese.

«L’Istat — spiega l’associazio­ne in una nota — ha reso noto i dati dell’inflazione di maggio delle regioni e dei capoluoghi di regione, oltre che dei comuni con più di 150 mila abitanti, in base ai quali abbiamo stilato la classifica delle realtà più care d’Italia, in termini di aumento del costo della vita». In testa alla classifica dei capoluoghi e delle città con più di 150 mila abitanti più care, «Bolzano dove l’inflazione annua, pari a +9,1%, la più alta d’Italia, si traduce nella maggior spesa aggiuntiva annua equivalent­e, in media, a 2.419 euro. Al secondo posto Trento, dove il rialzo dei prezzi del 9% determina un incremento di spesa pari a 2.355 euro per una famiglia media». Sul gradino più basso del podio «Bologna, dove il +7,9 genera una spesa supplement­are pari a 1.971 euro annui per una famiglia tipo». A Napoli la spesa aggiuntiva annua si attesta, a oggi, a «1.335 euro». La città più virtuosa è Campobasso, «con un’inflazione del 5,8% e un rincaro annuo previsto “solo” in 1.062 euro».

In testa alla classifica delle regioni più costose , «con un’inflazione annua a +9%, il Trentino che registra a famiglia un aggravio medio pari a 2339 euro su base annua. Segue la Lombardia, dove la crescita

L’Unione consumator­i «In regione il trend di crescita porterà a maggiori spese per quasi 1.240 euro»

dei prezzi del 6,6% implica un’impennata del costo della vita pari a 1715 euro, terza l’Emilia Romagna, +7%, con un rincaro annuo di 1665 euro». La Campania risulta sedicesima: +1.239 euro mei l’anno. La regione «più risparmios­a è il Molise, +5,8%, pari a 1062 euro, seguite da Puglia (+7,2%, +1166 euro) e Marche (+6%, +1170 euro)».

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