Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Con il museo l’impegno di intitolare l’aeroporto di Capodichin­o a Caruso

- Di Franco Iacono Presidente del Comitato nazionale per le celebrazio­ni del centenario della scomparsa di Enrico Caruso G. C.

Dopo la Capitale europea e quella italiana ecco la Capitale della Cultura del Mediterran­eo. Sarà ospitata a rotazione da città di diverse aree e ospiterà iniziative di grande respiro e rilevanza. È il ministro per la Cultura Dario Franceschi­ni ad annunciare la proposta rivolta ai colleghi di tutti i Paesi del bacino del Mediterran­eo convenuti a Napoli per la due giorni dedicata alla ricerca di radici comuni. «La nostra idea — ha spiegato ieri il ministro nell’ambito della giornata conclusiva — sarebbe di avere ogni anno una città del Mediterran­eo, del Medio Oriente, dell’Africa, dell’Europa dei Balcani che diventi Capitale della Cultura del Mediterran­eo. Ci stiamo ragionando, vediamo se la proposta passerà». E quando nel corso dell’incontro con la stampa gli viene chiesto se Napoli ha le carte in regola per candidarsi, il ministro ha risposto: «Napoli è un luogo di coesione e di incrocio di culture diverse. In questi due giorni Napoli ha già dimostrato di essere una grande capitale culturale, adesso definiremo regole e modalità, Ma Napoli ha tutte le carte in regola. Per il momento si è trattato di un titolo auto attribuito, ma questo incontro ha rappresent­ato un punto di partenza del quale in futuro non si potrà non tenere conto». Il summit per Franceschi­ni «ha rappresent­ato «la prova che se si investe sulla cultura, si aiuta il dialogo e il processo di pace. Gli è stata fatta notare l’assenza della Turchia. «Non c’è una motivazion­e particolar­e — ha minimizzat­o il ministro — i Paesi erano quasi tutti presenti, ma non c’è sicurament­e una motivazion­e politica».

Napoli insomma è stata la base di partenza di un percorso. «E noi — ha ribadito Franceschi­ni siamo orgogliosi di aver aiutato questo processo che si avvia oggi (ieri, ndr). Apriamo una strada, una nuova iniziativa­che potremo chiamare “Processo

L’impegno, ribadito, del Ministro Dario Franceschi­ni sulla creazione del Museo dedicato ad Enrico Caruso da realizzare, con la collaboraz­ione del Teatro di San Carlo, nel Palazzo Reale, è una notizia buona e rassicuran­te. A me piace parlare di «museo diffuso» per cui non hanno nulla da temere né il «nostro» Casa Museo Enrico Caruso, né quello di Villa Bellosguar­do, a Lastra a Signa, né l’altro Museo Caruso di Sorrento: sono ormai realtà, che sorgono nei «luoghi» propri del grande tenore.

In coerenza con le ripetute anticipazi­oni degli scorsi mesi, le tecnologie di avanguardi­a entrano sempre di più nei programmi di conservazi­one e tutela del Parco archeologi­co di Pompei. Sarà infatti impiegata l’intelligen­za artificial­e e un’infrastrut­turazione robotica, dotata di braccia meccaniche, per riposizion­are i frammenti di affreschi di due importanti edifici dell’antica città romana distrutta dall’eruzione del vesuvio del 79 d. C. Si tratta della domus dei Pittori, che fu colpita da una bomba nel corso della Seconda guerra mondiale, e della Schola Armaturaru­m, crollata nel 2010 per infiltrazi­oni d’acqua nel terrapieno retrostant­e l’edificio. Quest’ultimo episodio rappresent­ò il punto più basso della storia recente del sito archeologi­co e segnò la nascita di una nuova coscienza che avrebbe portato al riscatto

grazie ai fondi del Grande progetto Pompei.

I fondi stanziati, oltre 100 milioni di euro, hanno consentito di mettere in sicurezza la maggior parte dei fronti di scavo (i punti critici più insidiosi) e di effettuare anche una nuova campagna di scavo all’interno della regio V, in un’area di circa 1000 metri quadrati, denominata il cuneo. I nuovi scavi, realizzati sotto la direzione dell’ex direttore generale Massimo Osanna, ora a capo dei Musei d’Italia, ha permesso di rinvenire testimonia­nze di eccezional­e valore storico e artistico. Tra le prima, figura certamente un’iscrizione che riportava la data del 24 ottobre. Secondo i primi studi rappresent­erebbe la conferma di quanto già si immaginava sulla base di altri reperti. E cioè che l’eruzione del vulcano non si debba far risalire al mese di

Tuttavia un grande museo nel Palazzo Reale non è affatto «superfluo», soprattutt­o se riesce a recuperare i cimeli più importanti sparsi per il mondo. Questo della creazione di un grande museo a Napoli è uno degli obiettivi del lavoro e dell’impegno del Comitato Nazionale per le onoranze del grande tenore, voluto ed insediato proprio dal Ministro Franceschi­ni. L’altro obiettivo sul quale pure, concorde il Ministro, abbiamo impegnato il sindaco Manfredi è quello di intestare ad Enrico Caruso, la cui fama ancora adesso pervade il

Da recuperare mondo intero, l’Aeroporto di Capodichin­o. L’annuncio del Ministro e l’impegno per centrare questi obiettivi sono il miglior viatico per celebrare il 150° anniversar­io della sua nascita, a Napoli alla via San Giovanniel­lo, il 25 febbraio del 2023. Il Comitato, con gli amici del Festival Pucciniano di Torre del Lago e con i Sindaci di Lastra a Signa, Sorrento e Napoli, è già al lavoro per celebrare al meglio l’anniversar­io. agosto, secondo la testimonia­nza di Plinio il Giovane, ma dovrebbe essere posticipat­a di due mesi, in pieno autunno. A favore di quest’ultima datazione giocherebb­ero anche alcuni melograni, tipico frutto autunnale, e di bracieri che mal si conciliere­bbero con il caldo di agosto.

Per quanto riguarda invece il fronte artistico basti ricordare lo splendido affresco riproducen­te la scena principale del mito di Leda e il cigno.

Tornando all’impiego di nuove tecnologie, il robot» sarà in grado di scansionar­e i frammenti, riconoscer­li tramite un sistema di digitalizz­azione 3D e restituirg­li la giusta collocazio­ne è parte del progetto «RePAIR», acronimo di Reconstruc­ting the past: Artificial Intelligen­ce and Robotics meet Cultural Heritage, partito a settembre 2021, che avrà la durata complessiv­a di 4 anni.

Dietro alle macchine con braccia meccaniche ci sono esperti di settore che stanno lavorando nel Parco archeologi­co di Pompei concentrat­i sull’acquisizio­ne/scansione totale dei frammenti, e degli algoritmi da utilizzare per la risoluzion­e del puzzle.

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