Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Enzo d’Errico LA FORZA DEI SENTIMENTI CHE LA POLITICA IGNORA

- Nora Varriale

Caro direttore,

i ministri a Palazzo Reale con Dario Franceschi­ni che dispiega tutta la sua attenzione per la città in molte iniziative, Capodimont­e al Louvre, i numeri e le iniziative del Mann. Per me è la realizzazi­one di un sogno. Per anni ho insegnato storia dell’arte e ai miei studenti ho sempre ripetuto che Napoli può vivere di arte e turismo. E ben venga pure il concerto di Gigi D’Alessio, non è il mio genere ma è una spinta a un nuovo corso che dà vibrazioni belle. Sono troppo ottimista?

Cara signora Varriale,

Non chieda a me di spegnere il suo entusiasmo, tanto più se argomentat­o in modo così cortese. Di questa spinta a osservare le cose con sguardo positivo, la città ha davvero bisogno. Perché il quadro complessiv­o, al di là dei grandi eventi, non è molto confortant­e. Tuttavia la sua lettera conferma un’idea che inseguo da qualche tempo: nessun governo, che sia nazionale o locale, può abdicare al sentimento. E quando parlo di sentimento intendo il legame intimo che si crea, ormai sempre più raramente, tra la classe dirigente e i cittadini. Quella connession­e - fatta di speranze, fiducia, ascolto reciproco è il carburante necessario per trasformar­e il gravoso compito di un premier, di un governator­e o di un sindaco nel mestiere più bello del mondo. Ci pensi un attimo: cos’altro è la politica, quantomeno idealmente, se non la promessa di riuscire a cambiare la vita di una comunità, di renderla migliore e più vicina ai bisogni che essa esprime? Invece da anni ci ritroviamo a osannare come un salvatore questo o quel leader, tranne poi rinnegarlo e scaraventa­rlo nella polvere pochi mesi dopo. E’ come se cercassimo profeti destinati a invertire in un attimo la rotta del nostro destino. Quest’altalena di rapide infatuazio­ni e istantanee ripulse impedisce che si crei una sintonia coriacea tra gli elettori e gli eletti, denuncia l’estrema fragilità (prossima all’insussiste­nza) della politica in un’era dedita quasi esclusivam­ente alla superficie. Sapere che su tale mare di cinismo e disincanto veleggi ancora una barchetta che inalbera la bandiera dell’ottimismo, mi creda, è di grande conforto. Se i nostri politici conoscesse­ro la forza dei sentimenti e si abbandonas­sero talvolta al suo incanto, staremmo meglio tutti. Compresi loro.

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