Corriere del Mezzogiorno (Campania)
MUNICIPALITÀ E PULIZIA DELLA CITTÀ
Si è detto più volte che, di fronte alle macerie — materiali e immateriali — lasciate dall’amministrazione de Magistris, il nuovo Sindaco difficilmente avrebbe potuto fare miracoli. Risolvere cioè magicamente gli annosi ed enormi problemi di Napoli. Negli otto mesi dall’insediamento, Gaetano Manfredi si è dedicato all’allestimento dei primi essenziali strumenti di governo della città. Dopo la firma col Governo del famoso «Patto per Napoli» e l’afflusso della prima tranche alle vuote casse comunali, ha finalmente potuto impostare da capo, coll’assessore Baretta, e far approvare, il bilancio di previsione, prima inesistente. Ha potuto cioè distribuire per settori le poche iniziali risorse finanziarie e far ripartire una macchina comunale sgangherata. Potendo avvitare solo alcuni dei principali bulloni necessari a metterla in moto. Non certo per farla correre ma farla almeno camminare, magari lentamente. In pratica Manfredi ha lavorato per dotarsi di quel minimo di apparato strumentale, specie soldi e persone. Atti però privi di visibilità all’esterno del Palazzo. Perciò gli si rivolgono due accuse: inerzia e silenzio. Infondata la prima, più fondata la seconda. Gli occorre insomma un portavoce che informi costantemente la cittadinanza sulla ricostruzione dalle fondamenta del governo della città. Senza propaganda ma dando pubblicità e trasparenza all’attività amministrativa.
Di sicuro però Manfredi non è riuscito, nonostante i tentativi, ad acquisire un altro importante strumento di governo, altrettanto indispensabile: la definizione degli organigrammi nelle dieci Municipalità cittadine. Sembra che già un paio di mesi fa abbia invitato i Presidenti di esse — eletti dal popolo e tutti dell’area che l’ha sostenuto — nonché i partiti e le (troppe) liste civiche della sua variegata maggioranza ad accordarsi su nomi e competenze.
Li aveva messi in mora e avvertiti: in mancanza d’accordo, avrebbe deciso lui. Mora e minaccia sono rimaste senza effetti. Adesso pare che abbia rinnovato il tentativo — invito, messa in mora e minaccia d’intervento — ma chissà se stavolta otterrà il risultato.
A questo punto — e sperando che anche la sua pazienza abbia un limite — è evidente che, se non dovesse farcela, dovrebbe mantenere la sua promessa di massima trasparenza: dire, con garbo ma senza reticenze, «chi» e «perché» ostacola il definitivo assetto delle Municipalità, anello importante della catena di comando. Gli artefici (partiti, liste civiche, capi-bastone?) di questa lunga incomprensibile inadempienza istituzionale giocano col fuoco se continuano a litigare su nomi e correnti di potere nell’assegnazione dei posti di «assessorino». Adusi come sono ad agire per interessi egoistici, familismo amorale e secondi fini di bassa politica, non badano alle competenze e sono incuranti dello stato comatoso in cui versa la città. Cadono peraltro in banale contraddizione: da una parte affermano l’importanza delle Municipalità, e ne rivendicano poteri e risorse; e, da un’altra parte, ne ostacolano l’attivazione. In sostanza ignorano che un razionale e armonico decentramento amministrativo è una delle precondizioni per dare un forte segnale di cambiamento nella gestione dell’interesse generale, cioè delle esigenze vitali dei cittadini. Alcune delle quali non più rinviabili.
La pulizia e il decoro non sono le uniche ma sono le più lampanti.
Napoli è dovunque sporchissima: dal centro storico alle zone residenziali alle periferie. È invasa dai rifiuti e da un odore nauseabondo da terzo mondo, aggravato dal caldo intenso degli ultimi giorni, che forse aumenterà.
Difatti al problema s’è dedicata ieri gran parte dell’intervista di Manfredi al «Sabato delle idee» di Marco Salvatore. La pulizia di Napoli richiede un intervento eccezionale, per il quale è richiesto il decisivo apporto delle Municipalità. Per un intervento del genere — secondo Manfredi — serve un personale che al momento non c’è, ma ci sarà grazie all’assunzione di nuovi addetti (ora pochi e vecchi), già avviata. Anzi ha detto d’aver iniziato financo la riforma delle società partecipate (rifiuti, trasporti ecc.). Il punto è che le riforme e le assunzioni annunciate richiedono, a essere ottimisti, alcuni mesi. E nel frattempo che si fa?
La città non può aspettare! Occorre allora una campagna di mobilitazione della cittadinanza: specie giovani della movida, commercianti e ristoratori — tutti responsabili della sporcizia diffusa — perché si offrano volontari, ognuno per il proprio pezzo di territorio, ad aiutare i pochi addetti dell’Asìa nelle varie operazioni: deposito e raccolta dei rifiuti; spazzamento; taglio dell’erbacce; innaffiamento di strade, giardini, piazze. Una grossa mano possono darla le varie «associazioni civiche», solitamente pronte ad addossare al Comune la responsabilità dello stato indecoroso della città piuttosto che a impegnarsi nel civilizzare la cittadinanza per porre fine a tale stato, anche attraverso il controllo sociale di quanti non rispettano le regole. Se esse aiutassero la propria Municipalità in modi e tempi d’intervento concreto, darebbero una bella prova d’educazione e senso civico, senza inutili appelli e proclami verbali. Costruirebbero da veri protagonisti una reale partecipazione democratica e popolare alla crescita civile della città: quello che dovrebbero fare, e non riescono a fare, i partiti. Purtroppo!