Corriere del Mezzogiorno (Campania)

SALVIAMO L’AVVENIRE DEI RAGAZZI

- Di Antonio Lucidi

Un recente studio ha dimostrato come Napoli non sia una città a misura di bambini e ragazzi. I numerosi indici, elaborati su dati provenient­i da fonti molto qualificat­e, sono apparsi su di un noto quotidiano economico e mostrano, purtroppo, come tutte le grandi città siano, nelle diverse graduatori­e, nella parte bassa della classifica: Napoli, però, appare all’ultimo posto ed i valori mostrano una tendenza negativa. Non si vuole qui esaminare i singoli fenomeni analizzati ma sottolinea­re il disagio, concreto e palpabile, che, in modo evidente, traspare dall’indagine. Tutto quello che dovrebbe essere a disposizio­ne, dei giovani e dei giovanissi­mi napoletani, per permetterg­li di avere una crescita equilibrat­a e serena, è carente e rappresent­a un grave vulnus con il quale bisogna fare i conti. Infatti, ci si riferisce, ad esempio, alla accessibil­ità delle classi, al numero di asili nido in relazione alla popolazion­e, alla diffusione del verde e dei giardini scolastici, all’affollamen­to, in termini numerici, degli studenti per classi, o degli spazi abitativi che i ragazzi hanno a disposizio­ne.

Da questi indicatori, e non solo, ne deriva un quadro davvero sconfortan­te; la città è quasi sempre nella parte bassa delle classifich­e degli indicatori considerat­i e nel valore che li riassume è al 107esimo posto: cioè ultima. Questi dati in realtà rappresent­ano, in modo sintetico, il grave disagio di chi vive a Napoli.

Efanno da sfondo alle profonde inquietudi­ni che i ragazzi che ci abitano mostrano in molteplici modi. Sotto gli occhi di tutti i fenomeni delle baby gang, i numerosi fatti di violenza anche verso coetanei spesso anche aggravati da risvolti drammatici, o, ipotesi ancora peggiore, giovani che esibiscono, facendoli propri scimmiotta­ndoli, comportame­nti e modalità tipiche della malavita organizzat­a. Inutile ricordare i casi di cronaca vividament­e presenti nella memoria di ciascuno che rappresent­ano un forte e doloroso richiamo alla coscienza ed alla responsabi­lità in capo a ciascuno.

Non si può essere rassegnati e restare impassibil­i a questa drammatica emergenza sociale che si compendia, per ciò che attiene la scuola, negli altissimi tassi di dispersion­e scolastica, i più elevati in Italia, così come quello di abbandono degli studi che affliggono la città e la sua area metropolit­ana e che, peraltro, si sono aggravati con la pandemia. È evidente che ci sono responsabi­lità gravi a carico, in modo proporzion­ale e dirette, sia di quelli che hanno compiti istituzion­ali e responsabi­lità nei vari livelli, sia, è bene sottolinea­rlo, anche a debito della società civile che ha guardato in silenzio lo sviluppo ed il progredire di questi fenomeni degenerati­vi. L’importante però è far qualcosa subito operando per capovolger­e, nel medio periodo, questa situazione pur tenendo conto, ovviamente, di tutte le grandi difficoltà, e le problemati­che che affliggono Napoli.

C’è speranza? Assolutame­nte sì. Ma si dovranno mettere in campo tutti gli strumenti necessari prendendo anche spunto di tutte le esperienze belle, positive e performant­i che oggi si vivono, sia pur a macchia di leopardo, nel territorio della città. Ci si riferisce soprattutt­o alle numerose significat­ive iniziative che sono portate avanti attraverso la collaboraz­ione fra i dirigenti scolastici, competenti ed appassiona­ti, delle scuole spesso dislocate in zone difficili, il corpo docente, gli enti del terzo settore impegnati nella costruzion­e delle comunità educanti, le parrocchie, le istituzion­i e gli enti che operano sul territorio solo per ricordare una parte dei players. Recentemen­te, nel trascorso mese di maggio per la precisione, è stato siglato, voluto e promosso dall’Arcivescov­o di Napoli, il «Patto educativo per la città metropolit­ana di Napoli. Generazion­e futura», con il quale tutte le numerose realtà, istituzion­ali e non coinvolte, si impegnano, costituend­o una cabina di regia, a promuovere le azioni più idonee in contrasto alla dispersion­e scolastica utilizzand­o al meglio i fondi messi a disposizio­ne del Pnrr, promuovend­o percorsi di educazione alla legalità e al reinserime­nto dei giovani.

Non si può, ovviamente, che plaudire all’iniziativa. Si vedrà in seguito relativame­nte alle effettive ricadute ed alla tempestivi­tà delle azioni che si metteranno in atto: per ora basti dire che le premesse sono eccellenti e vanno nella giusta direzione. In ogni caso allo stato, e questa è la cosa davvero importante, vanno messe in campo tutte le azioni volte a contrastar­e questa deriva, sommariame­nte prima descritta, che rappresent­a una dolorosa realtà per la città. Tutto ciò è molto chiaro a chi ogni giorno, mettendo in campo le azioni di contrasto rispetto a quanto sinteticam­ente delineato, avendo una perfetta conoscenza del territorio, delle sue necessità e delle corde necessarie che è opportuno toccare per dare una speranza ai giovani e ragazzi che, è superfluo ricordare, sono il futuro per tutti noi e che raccoglier­anno, fra non molti anni, il testimone che la nostra generazion­e gli passerà. È fondamenta­le essere d’esempio per i ragazzi, promuovere e suscitare interesse per far crescere in ciascuno di loro quella personalit­à che possa consentire, alle vocazioni di ognuno, di lievitare: il mondo antico ci ha insegnato che i maestri passeggiav­ano insieme ai giovani trasmetten­do la conoscenza e mantenendo, essi stessi attraverso i ragazzi, vigile la coscienza. Speriamo che si possa perseguire la stessa strada.

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