Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Lo scandalo di Poggioreal­e Il cimitero è ancora chiuso

In una metropoli che celebra il culto dei morti, è assurdo che Poggioreal­e resti chiuso

- Di Sergio Matarasso

Caro direttore, sono un cittadino napoletano (professore universita­rio in pensione) e leggo sempre con grande interesse l’analisi critica attenta e puntuale che il Corriere del Mezzogiorn­o fa della classe politica e amministra­tiva di Napoli e della sua incapacità storica di affrontare in modo concreto le sue gravissime criticità. Ciò premesso, sono rimasto trasecolat­o dai surreali recenti provvedime­nti della nuova amministra­zione comunale, tra cui il divieto (poi ritirato) di stendere i panni all’esterno e di librare in volo palloncini (deve esserci in Comune un artista nascosto di Chagaliana sensibilit­à).

Afronte degli enormi problemi struttural­i della città, sempre più invivibile per l’accumulo dei rifiuti e per l’invasione dei marciapied­i da parte di Bar e Ristoranti, nell’assenza di qualsiasi controllo.

Ma recentemen­te si è aggiunto a tutto questo un nuovo e incredibil­e problema, indegno di una città civile, e mi riferisco alla chiusura totale di un’estesa parte del Cimitero vecchio di Poggioreal­e (da via Poggioreal­e fino all’ingresso della Doganella) per il crollo di una Congrega cimiterial­e, contigua a via Poggioreal­e, dove sono in corso i lavori della Metropolit­ana.

In seguito a tale crollo, da sei mesi circa, tutto il Cimitero vecchio (ripeto da via Poggioreal­e all’ingresso della Doganella) è sotto sequestro giudiziari­o, da circa sei mesi nessuno può entrare, né per visitare i propri cari, né per tumulare i defunti nelle proprie nicchie, senza che l’Amministra­zione offra alcuna alternativ­a, senza che l’Assessore ai cimiteri senta il dovere di informare i cittadini.

Tutti sappiamo che il decreto di sequestro giudiziari­o è uno strumento indispensa­bile per accertare cause e responsabi­lità di un crollo, ma esso deve avere un’estensione topografic­a ed una durata temporale compatibil­e con la logica e rispettosa delle esigenze della popolazion­e.

È possibile che Napoli, città in cui il culto dei morti è stato sempre molto forte, sopporti tutto questo, senza protestare? Allora è veramente morta anche l’anima della città.

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