Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Lo scandalo di Poggioreale Il cimitero è ancora chiuso
In una metropoli che celebra il culto dei morti, è assurdo che Poggioreale resti chiuso
Caro direttore, sono un cittadino napoletano (professore universitario in pensione) e leggo sempre con grande interesse l’analisi critica attenta e puntuale che il Corriere del Mezzogiorno fa della classe politica e amministrativa di Napoli e della sua incapacità storica di affrontare in modo concreto le sue gravissime criticità. Ciò premesso, sono rimasto trasecolato dai surreali recenti provvedimenti della nuova amministrazione comunale, tra cui il divieto (poi ritirato) di stendere i panni all’esterno e di librare in volo palloncini (deve esserci in Comune un artista nascosto di Chagaliana sensibilità).
Afronte degli enormi problemi strutturali della città, sempre più invivibile per l’accumulo dei rifiuti e per l’invasione dei marciapiedi da parte di Bar e Ristoranti, nell’assenza di qualsiasi controllo.
Ma recentemente si è aggiunto a tutto questo un nuovo e incredibile problema, indegno di una città civile, e mi riferisco alla chiusura totale di un’estesa parte del Cimitero vecchio di Poggioreale (da via Poggioreale fino all’ingresso della Doganella) per il crollo di una Congrega cimiteriale, contigua a via Poggioreale, dove sono in corso i lavori della Metropolitana.
In seguito a tale crollo, da sei mesi circa, tutto il Cimitero vecchio (ripeto da via Poggioreale all’ingresso della Doganella) è sotto sequestro giudiziario, da circa sei mesi nessuno può entrare, né per visitare i propri cari, né per tumulare i defunti nelle proprie nicchie, senza che l’Amministrazione offra alcuna alternativa, senza che l’Assessore ai cimiteri senta il dovere di informare i cittadini.
Tutti sappiamo che il decreto di sequestro giudiziario è uno strumento indispensabile per accertare cause e responsabilità di un crollo, ma esso deve avere un’estensione topografica ed una durata temporale compatibile con la logica e rispettosa delle esigenze della popolazione.
È possibile che Napoli, città in cui il culto dei morti è stato sempre molto forte, sopporti tutto questo, senza protestare? Allora è veramente morta anche l’anima della città.