Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Le posizioni di rendita che (nel Mezzogiorno) frenano impresa e lavoro
"La questione meridionale come questione nazionale ed europea non può che essere oggi collocata nel quadro dei profondi cambiamenti in corso nello scenario internazionale, prima con l’impatto della pandemia e poi con l’invasione russa dell’Ucraina. È da questa consapevolezza che domani (venerdì) prende le mosse la Seconda Edizione di Sud&Nord, la tre giorni che come Fondazione Nitti e Fondazione Merita abbiamo organizzato a Villa Nitti di Maratea per ragionare sull’incerto «Passaggio di fase» che stiamo vivendo.
La riconfigurazione che era in atto prima della pandemia nelle relazioni economiche globali, e che non si era ancora ricomposta entro un nuovo stabile assetto, è stata scossa dagli eventi degli ultimi due anni ed è oggi messa in discussione dalla guerra nel cuore dell’Europa. La faticosa ricostituzione delle filiere produttive internazionali, interrotte in più punti nella fase recessiva indotta dalla pandemia e dai diffusi lockdown che l’hanno caratterizzata, sta ora subendo i colpi delle fermate nell’attività produttiva e nei flussi commerciali determinate dalla guerra. Queste comportano nuove strozzature nelle forniture di energia e in quelle di importanti materie prime industriali e agricole e il blocco nelle esportazioni ucraine e russe di generi alimentari di base.
A fronte di questo scenario, possiamo ancora sperare in quella nuova centralità del Mediterraneo nei flussi internazionali di merci e servizi che si stava affermando prima della pandemia e nella possibilità che in essa il Mezzogiorno d’Italia trovi un nuovo slancio di crescita quale piattaforma produttiva e logistica dell’Europa verso il Sud e l’Est del mondo? In realtà, più che sperare dobbiamo operare attivamente affinché questa possibilità si riapra. La ricostituzione delle catene globali del valore, condizione necessaria (anche se non sufficiente) per una crescita stabile dell’economia mondiale, passa in misura significativa dal Mediterraneo quale baricentro delle interazioni tra economie europee e asiatiche e ponte verso il continente africano, dove in prospettiva dovranno attivarsi processi di sviluppo importanti. Un Meridione che irrobustisca la propria infrastrutturazione e la propria base produttiva può svolgere il ruolo di anello fondamentale per riconnettere le filiere produttive globali.
La crisi internazionale che stiamo vivendo rafforza quindi l’esigenza, presente già da tempo, che l’Unione Europea colga che è suo interesse strategico investire su una nuova centralità del Mediterraneo. E sono proprio l’Italia e il suo Mezzogiorno gli snodi chiave affinché questo interesse strategico possa prendere corpo. L’attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza diventa così ancor più vitale di prima: una occasione straordinaria per il recupero degli investimenti in infrastrutture, per l’irrobustimento del tessuto produttivo e per avviare su basi solide un processo di convergenza del Sud verso il Nord, e dell’Italia verso l’Europa.
Ma la ripresa italiana e lo sviluppo del Mezzogiorno richiedono di fare i conti con le posizioni di rendita che nel nostro Paese, e nel Sud in particolare, frenano impresa, lavoro, impegno civile.
È su questo difficile passaggio, sulle opportunità che si aprono e sugli ostacoli duri a morire, che i lavori di Villa Nitti si concentreranno, mettendo a confronto diretto i rappresentanti delle istituzioni — Commissione Europea, Governo, Sindaci — con i protagonisti del sistema delle imprese, del mondo del lavoro, della cultura e dell’associazionismo del Sud e del Nord.