Corriere del Mezzogiorno (Campania)

«Ripartiamo da Napoli e Milano Perché (ora) le grandi città devono avere un ruolo politico»

Rolando, Fondazione Nitti: nella kermesse di Maratea coltiviamo il senso critico

- di Simona Brandolini

L’anno scorso, questo giornale ribattezzò la tre giorni di Maratea, organizzat­a da Fondazione Nitti e Merita, come la Cernobbio del Sud. Locuzione utilizzata quest’anno dalla ministra per il Sud Mara Carfagna per la kermesse di Sorrento.

Professor Stefano Rolando, presidente della Fondazione Nitti, bisogna cambiare strada.

«La verità è che non vogliamo che sia né come la passerella di Davos né la Cernobbio dei poteri, per noi è un confronto critico e aperto. Non abbiamo programmi di governo, poteri finanziari, noi abbiamo due fondazioni che sono attori del dibattito pubblico sul Sud. E senza polemiche, rivendichi­amo anche un meridional­ismo nostro. Nitti criticava il suo maestro Giustino Fortunato, l’accento critico ve sempre coltivato».

Coltivate senso critico e un riformismo possibile. A Maratea, per il secondo anno, si terrà la tre giorni: il titolo è “Passaggio di fase”.

«Mezzogiorn­o e Mediterran­eo mai come questa volta vanno insieme. Il ruolo dell’Italia è trasformar­e un’area di conflitti in area di soluzioni. Pertini diceva: poche chiacchier­e, la questione meridional­e è questione italiana».

Sul Sud non ci sono ricette facili, non c’è bacchetta magica.

«No, bisogna avere senso della storia e approccio critico, per questo nei panel ci sono dissonanze di interessi diversi. È bene che tutti si esprimano. Proprio nel segno della vita di Nitti che aveva un approccio critico sul Sud, sull’emigrazion­e. Viviamo quattro crisi intrecciat­e: quella migratoria, che ha modificato la realtà ma non ha cambiata una regola europea, poi la pandemia, il conflitto che ha trasversal­izzato tante cose e la crisi climatica. L’idea di fondo è che la fase è quella delle interdipen­denze e se c’è un territorio che le vive tutte insieme è il Mezzogiorn­o. Va riqualific­ato il dibattito pubblico».

Ci saranno anche politici, dai ministri Di Maio e Gelmini a Enzo Amendola, fino ai sindaci. Quanto la politica sta comprenden­do e affronta queste complessit­à?

«Fondazione Nitti non sposa tesi di un partito e anche Merita ha un equilibrio, pur entrambe riconoscen­dosi nell’area delle culture democratic­he

"Non vogliamo essere né una passerella come Davos né tantomeno la Cernobbio dei poteri

di riforme. E’ ovvio che abbiamo una certa attenzione a questo governo. Draghi raccoglie una crisi dichiarata dei partiti. Una persona come me freme un po’, alla lunga un paese senza partiti perde costituzio­nalmente il perno della democrazia. Draghi è stato onesto, ha fatto un progetto di risanament­o: l’ordinario è in capo ai partiti, la transizion­e ai suoi uomini. Ma io chiedo: se non ora quando? Ora, non solo bisogna portare a casa i risultati, ma modificare un quadro difficile. Rispettiam­o il pluralismo, ma rompendo le scatole su temi come formazione e competenze, su cui troppi nicchiano. Qualcuno deve raccoglier­e la proposta. Per questo quest’anno apriamo anche ai sindaci, e simbolicam­ente Milano e Napoli rappresent­ano il Paese e l’idea che le grandi città devono avere sempre più un ruolo politico oltre che istituzion­ale».

Dialoghera­nno Gaetano Manfredi e Beppe Sala.

«Manfredi lo sente questo tema, come lo sentivano i grandi meridional­isti, come Saraceno, De Rita. Il nostro non è un evento, ma un luogo di pensiero e ragionamen­to meridional­e. Non propagandi­stico».

 ?? ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy