Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Ucraina aggredita, trauma lungo generazioni
La violenza inflitta all’Ucraina è un trauma che durerà per generazioni, segnerà la politica e la vita della Russia a lungo, oltre ad aver creato una insanabile frattura tra due paesi slavi legati per secoli da complessi ma intensi rapporti. I discorsi di Putin e l’aggressione rivelano la intenzione del regime russo di ricostruire una sfera egemonica europea analoga a quella che un tempo fu dell’Urss. Siamo di fronte ad una sfida esistenziale per la democrazia e il benessere degli europei e ad essa bisognerà far fronte. La Nato si conferma una prima linea di difesa essenziale, l’Europa sembra reagire più unita. Occorre tuttavia un’Europa più consapevole del quadro globale della sicurezza, più attiva e responsabile nell’area di suo diretto interesse geostrategico. L’esigenza di dotarsi di una effettiva politica estera e di difesa non è più rinviabile. La difesa europea è rimasta nel dopoguerra dipendente dalla garanzia offerta dall’alleato americano che ha compensato le molteplici scarsità e inefficienze delle singole difese nazionali europee.
È difficile pensare che si possa procedere ancora a lungo su queste basi. Gli europei sono chiamati ad una nuova assunzione di responsabilità. La costruzione di una difesa europea è in primo luogo una grande operazione politica che definisce anche una politica estera europea. Non c’è un prima e un dopo, «prima» la politica estera e «dopo» quella di difesa. Politica estera e poLa litica di difesa sono la stessa cosa. Sarà impossibile tuttavia muovere in questa direzione permanendo nella Unione europea un sistema decisionale legato alla regola dell’unanimità, una regola «sciagurata» che impedirebbe concretezza, rapidità, affidabilità vale a dire le condizioni essenziali di una politica estera e di difesa.
Alcuni contestano la scelta dell’Italia (e degli Stati membri della Unione europea) di inviare armi a Kiev per consentire agli ucraini di difendersi dalla aggressione russa, decisione che costituirebbe per costoro una «forzatura del dettato costituzionale». L’articolo 51 dello Statuto delle Nazioni Unite richiama «il diritto naturale di autotutela individuale o collettiva nel caso che abbia luogo un attacco armato contro un membro delle Nazioni Unite».
legittima difesa è consentita. Per l’articolo 11 della Costituzione l’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali. Per l’articolo 10 «l’ordinamento giuridico italiano si conforma alle norme del diritto internazionale generalmente riconosciute», non è dubbio che tra quelle rientri la legittima difesa. Insomma, la Costituzione non condanna chi resiste in armi all’aggressore esercitando il diritto alla difesa legittima. E dunque il sostegno con l’invio di armi all’aggredito che ha dimostrato di essere in grado di esercitare il diritto di difendersi è consentito. È una manifestazione di viltà intellettuale sostenere che gli ucraini avrebbero fatto meglio ad arrendersi e Zelensky a mettersi in salvo lasciando ai russi campo libero e