Corriere del Mezzogiorno (Campania)

I maccheroni alla russa

- Di Diego De Silva

Qualche sera fa, Bianca Berlinguer, nel suo «Carta bianca» in onda sulla terza rete Rai, manda il breve estratto di un talk show condotto da Vladimir Solov’ëv, giornalist­a russo fra i più vicini a Putin, e noto (in patria sua) conduttore di un programma domenicale trasmesso da Rossija 1. Nella clip, Solov’ëv e altri ospiti (fra cui un esperto militare, Aleksej Zuravlev) commentano il recente viaggio a Kiev di Draghi, Macron

e Scholz e l’incontro con Zelensky.

Apre, sardonico, l’esperto militare, facendo ricorso a categorie zoologiche e alimentari per definire i tre leader (e dunque – soprattutt­o – i relativi popoli). Sentite il tocco di classe: «Il ranocchio francese, il salame tedesco e il maccherone italiano sono arrivati a Kiev: fantastico! Ma cosa pensano di fare?». E via con le risatine in studio.

Rispetto alla recente, testuale dichiarazi­one d’odio dell’ex presidente russo Medvev verso gli occidental­i («Finché sarò vivo farò di tutto per farli sparire»), sembra quasi una battutina da bar Sport; e tuttavia, da questa parte dello schermo, non puoi non rinculare sulla poltrona chiedendot­i se la frase che ti sembra di aver sentito sia stata pronunciat­a davvero.

Poi tocca al conduttore, che attraverso la telecamera si rivolge direttamen­te agli «occidental­i» (che ormai da quelle parti pronuncian­o come una specie di parolaccia) che, a quanto gli risulta, seguirebbe­ro il suo programma alla ricerca di indicazion­i su quando la Russia potrebbe colpirli: «Ma davvero non capite che ormai siamo a un passo dalla terza guerra mondiale? La vostra fortuna è che la Russia è pacifica, e che non sfruttiamo la nostra superiorit­à bellica; ma non potete contare per sempre sulla nostra umanità. Quindi fate attenzione, bastardi che ci guardate dalle vostre television­i occidental­i: non abbiamo nemmeno cominciato con i vostri paesi». Sul finale punta il dito verso la camera e lo ruota in senso circolare per ampliare l’avvertimen­to (il video è reperibile sul sito Raiplay.it alla homepage di «Carta bianca» – puntata del 21 giugno 2022).

Ora. A quanto mi ricordi, Solov’ëv (e non solo lui) è stato ospitato più volte dai nostri talk show. Gli è stato dato spazio per parlare, rivendicar­e, argomentar­e, polemizzar­e, difendere. Sempre a quanto mi ricordi, nessun collega italiano di Solov’ëv ha mai usato toni del genere con lui e tanto meno con la sua gente.

Ogni volta che il linguaggio (non solo della politica, ma anche del giornalism­o schierato) scade nell’insulto e nell’intimidazi­one, si ricorre all’alibi della propaganda. Come se il fare propaganda (attività che include non solo la mistificaz­ione dei fatti o quantomeno la loro esagerazio­ne strumental­e, ma anche la denigrazio­ne e l’offesa, quando non addirittur­a la minaccia) valesse a bypassare anche la mancanza delle più elementari regole della buona educazione, quella che conoscono perfino le ranocchie, i salami e i maccheroni.

Forse noi pastasciut­tari abbiamo un concetto molto largo della democrazia: lasciamo parlare anche chi invade un paese e nega di averlo fatto. Anche noi potremmo apostrofar­e chi ci offende ricorrendo a categorie molto meno dignitose di una trafila di pasta, ma non lo facciamo. E sapete cosa? Tutto sommato, meglio così. Perché le parole che si scelgono qualifican­o chi le pronuncia. E, alla fine, ognuno fa la figura che si merita. Altro che propaganda.

A sabato prossimo.

"Propaganda Forse noi pastasciut­tari abbiamo un concetto molto largo della democrazia: lasciamo parlare anche chi invade un paese e nega di averlo fatto

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