Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Come negli anni Trenta al Maschio c’è arte coloniale
Ripensare il passato coloniale degli «italiani brava gente». Si inaugura oggi alle 17.30 al Maschio Angioino Il Cono d’Ombra, progetto di Andrea Aragosa per Black Tarantella e Fm Centro per l’Arte Contemporanea, con L’Orientale. A cura di Marco Scotini la mostra raccoglie più di 50 opere anche del periodo coloniale in dialogo con i lavori di 12 artisti contemporanei appartenenti alla diaspora africana. È allestita nell’Antisala dei Baroni e nella Sala dell’Armeria al piano terra. Gli stessi spazi della Seconda Mostra Internazionale d’Arte Coloniale tenutasi proprio al Maschio Angioino, dal 1 ottobre 1934 al 31 gennaio 1935.
Il Cono d’Ombra è dedicata a Lidia Curti (1932-2021), co-fondatrice del Centro Studi Postcoloniali e di Genere di Napoli.
La felice coincidenza di poter riallestire a Napoli, nello stesso complesso monumentale, quella che fu la vera e propria anticipazione della imperiale Triennale d’Oltremare del 1940, rappresenta la giusta occasione per poter agire all’interno di quell’esperienza. Non si tratta più di ricostruire un insieme di fatti, in gioco c’è la stessa possibilità di lasciar parlare quell’alterità che per secoli è stata ritenuta un «cono d’ombra» della civiltà e a cui l’occidente si è rivolto in modo paternalistico per «emanciparla». (r. s.)